Le solfare della Sicilia (miniere di zolfo) in passato erano numerose e avevano una grande importanza nell'economia dell'isola. Nel XIX secolo, fu un importantissimo volano di sviluppo economico paragonabile a quello del petrolio.
Geografia delle solfare
[modifica]L'area interessata dai grandi giacimenti è quella centrale dell'isola ed è compresa tra le province di Caltanissetta, Enna e Agrigento: L'area è anche nota ai geologi come altopiano gessoso-solfifero. Quest'area mineraria si estendeva tuttavia anche fino alla provincia di Palermo con il bacino di Lercara Friddi e alla provincia di Catania di cui faceva parte fino al 1928 una parte dell'attuale provincia di Enna; essa è quella nella quale nell'ultimo quarto di millennio si è svolta l'estrazione, la lavorazione e il trasporto dello zolfo. Per un certo periodo ha rappresentato anche la massima zona di produzione a livello mondiale.
Cenni storici
[modifica]Periodo ante 1830
[modifica]Agli inizi del 1700 si conoscevano le seguenti solfare attive la solfara Galati nei pressi di Barrafranca, la solfara Torre nei pressi di Castrogiovanni oggi Enna, la solfara Stincone nei pressi di San Cataldo, la solfara Vodi nei pressi di Assoro, la solfara Collorotondo nei pressi di Cattolica Eraclea e la solfara Montegrande nei pressi di Palma di Montechiaro. Di queste sei solfare si hanno poche notizie, salvo il fatto che vi lavoravano circa 100 operai in tutto; forse non tutte furono in attività contemporaneamente e la produzione annua complessiva stimata è stata non superiore a 500 tonnellate di zolfo.
Esisterebbero notizie storiche che parlano di un'attività estrattiva dello zolfo antecedente a queste sei solfare, ma non si ritiene possa parlarsi di un'attività estrattiva da miniera, quanto piuttosto asportazione di materiale solfifero presente in affioramenti superficiali presenti sul terreno agricolo. Di questa attività si hanno notizie a partire del XII secolo..
Un decreto dell'8 ottobre 1808 emanato da Ferdinando di Borbone eliminò il diritto di esclusiva da parte dello stato sul sottosuolo, eliminando l'obbligo della decima a fronte del pagamento una tantum di Lire 127,50 in cambio di nessuna contropartita da parte del proprietario del suolo. Questo decreto diede un impulso notevole allo sviluppo dell'industria mineraria siciliana, ma comportò una serie di conseguenze sociali ed economiche che caratterizzarono in modo marcato ed esclusivo lo sviluppo del territorio.
Periodo 1830-1861
[modifica]Con lo sviluppo dell'industria chimica in Francia e in Inghilterra, vi fu una grande richiesta di acido solforico per la produzione della soda ottenuta con il Processo Leblanc (1787), cosa questa che fece aumentare le richieste di zolfo.
Lo zolfo inizialmente era un materiale esportato secondario, esso era un riempitivo nel carico delle navi dopo il grano, il vino, le mandorle ed altro. Divenne poi a partire dal 1830 con l'aumentare della richiesta internazionali, il materiale di esportazione prevalente della Sicilia. Inizialmente vennero preferiti, per la vicinanza con i siti di produzione, i porti meridionali di Sciacca e Terranova oggi Gela, successivamente quello di Porto Empedocle e quindi dopo qualche decennio diventò importante il porto di Catania a nord del quale sorsero varie fabbriche di raffinazione e lavorazione dello zolfo.
Periodo 1861-1918
[modifica]Le zolfare siciliane in attività nel 1878 erano 292 delle precedenti 636.
La produzione passò da 180.199 del 1870 a 312.921 tonnellate del 1880. A tutto il 1886 erano note 280 località con 373 miniere attive e 291 inattive; considerando anche i siti completamente abbandonati si ha un totale di circa 700 solfare. Con una quantità di zolfo prodotta, complessivamente a quella data, di 9.626.643 tonnellate.
La produzione massima, con l'impiego di 38.200 addetti complessivi, si ebbe nel 1899 quando erano in funzione 733 solfare. Furono prodotte 3.555.000 tonnellate di zolfo in ganga, per un equivalente di 537.000 tonnellate di zolfo puro. Questa quantità rappresentò l'equivalente di circa 4/5 della produzione mondiale.
Nel 1910, con la legge n. 333 del 15 luglio 1906 il Consorzio obbligatorio per l'industria zolfifera siciliana con il compito di regolare il mercato della produzione per evitare il ripetersi di disastrose situazioni di sovra-produzione. Il Consorzio pagava i produttori dello zolfo in base alla qualità dello stesso e anticipava una somma per poi saldare il tutto alla vendita dello stock. Nel dicembre del 1862 con l'arrivo di Sebastiano Mottura a Caltanissetta nasceva la prima scuola mineraria d'Italia.
Periodo 1918-1945
[modifica]Il 29 luglio 1927 fu varata la legge n.1443 che aboliva la proprietà privata del sottosuolo, da quel momento cessava la contrattualistica tipica dei proprietari terrieri e degli affittuari. Nel 1939 nasceva l'Ente Nazionale dello Zolfo o Ente nazionali Zolfi.
Periodo 1945-1975
[modifica]Nel 1964 la Regione Siciliana creò l'Ente Minerario Siciliano (E.M.S) che provvide a controllare e regolare tutte le attività produttive. Nel 1967 le miniere sopravvissute confluirono nella Società Chimica Mineraria Siciliana, la SO.CHI.MI.SI.
A tutto il 1970 rimanevano attive dodici miniere con circa tremilacinquecento lavoratori occupati: Ciavolotta, Cozzo Disi, Gibellini, Lucia e Stretto Cuvello in provincia di Agrigento; Gessolungo, La Grasta, Muculufa e Trabonella in provincia di Caltanissetta; Floristella, Giumentaro e Zimbalio Giangagliano in provincia di Enna.
Periodo della chiusura
[modifica]Successivamente rimasero, con la Legge Regionale del 6 giugno 1975, n. 42, autorizzate a proseguire l'esercizio delle miniere Cozzodisi, Lucia e Ciavolotta in provincia di Agrigento; Gessolungo, con annesso impianto di flottazione di Trabonella, e La Grasta in provincia di Caltanissetta; Floristella, Giumentaro e sezione Giangagliano della miniera Zimbalio-Giangagliano in provincia di Enna, perché presentavano caratteristiche giacimentologiche più favorevoli e una struttura tecnica più efficiente tra quelle in esercizio all'epoca. mentre erano obbligate a chiudere: Gibellini, Stretto Cuvello, Muculufa, Trabia, Trabonella (esclusa la flottazione), Zimbalio-Giangagliano, limitatamente alla sezione Zimbalio.
Infin dopo pochi anni la Legge Regionale del 1988 n. 34 pose fine definitivamente a tutte le attività di tutte le miniere di zolfo siciliane e con essa si chiuse definitivamente un importante capitolo economico e sociale della storia di Sicilia e dell'Italia.
Estrazione del minerale
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«Io non posso adesso sapere fino a che punto esista un inferno fisico nell'altro mondo, ma una miniera di zolfo in Sicilia è la cosa più vicina all'inferno che mi aspetto di vedere in questa vita.» |
(Booker T. Washington; (1912) The Man Farthest Down: A Record of Observation and Study in Europe) |
Il metodo di scavo, rudimentale, con pale, picconi e ceste per il trasporto rimase pressoché lo stesso fino alle soglie del XIX secolo. La richiesta sempre più alta di zolfo, per la produzione di polvere da sparo, acido solforico e soda, soprattutto da parte di Francia e Gran Bretagna, nel Regno delle due Sicilie venne soddisfatta incentivando l'apertura di nuove miniere, nelle quali il minerale veniva estratto seguendone il filone e scavando nuovi pozzi e gallerie sempre più in profondità.
Il lavoro di minatore in Sicilia nacque proprio in quel periodo e pur essendo un lavoro durissimo venne visto come un'ulteriore occasione di lavoro per i contadini che vi si adattarono senza grosse difficoltà. Si formarono delle categorie vere e proprie come quella dei pirriaturi (o picconieri) che staccavano il minerale e i carusi, spesso bambini di 7-8 anni. La relazione Franchetti - Sonnino La Sicilia nel 1876 riporta:
«Ogni picconiere impiega in media da 2 a 4 ragazzi. Questi ragazzi detti carusi, s'impiegano dai 7 anni in su; il maggior numero conta dai 10 ai 16 anni. Essi percorrono coi carichi di minerale sulle spalle le strette gallerie scavate a scalini nel monte, con pendenze talora ripidissime, e di cui l'angolo varia in media dai 50 agli 80 gradi. Non esiste nelle gallerie alcuna regolarità negli scalini; generalmente sono più alti che larghi, e ci posa appena il piede. Le gallerie in media sono alte da circa metri 1,30 a metri 1,80, e larghe da metri 1 a metri 1,20, ma spesso anche meno di metri 0,80; e gli scalini alti da metri 0,20 a 0,40; e profondi da metri 0,15 a 0,20. I fanciulli lavorano sotto terra da 8 a 10 ore al giorno, dovendo fare un determinato numero di viaggi, ossia trasportare un dato numero di carichi dalla galleria di escavazione fino alla basterella che vien formata all'aria aperta. I ragazzi impiegati all'aria aperta lavorano da 11 a 12 ore. Il carico varia secondo l'età e la forza del ragazzo, ma è sempre molto superiore a quanto possa portare una creatura di tenera età, senza grave danno alla salute e senza pericolo di storpiarsi. I più piccoli portano sulle spalle, incredibile a dirsi, un peso da 25 a 30 chili; e quelli di sedici a diciotto anni fino a 70 e 80 chili.» |
I metodi di estrazione tuttavia rimasero sempre antiquati; questo fatto unito all'estremo sfruttamento del lavoro dei minatori furono spesso causa di terribili incidenti per tutto il periodo di attività, fino ai giorni nostri.
Trasporto del minerale
[modifica]Il trasporto dello zolfo venne effettuato fin quasi alla fine del XIX secolo per mezzo di carriaggi a trazione animale fino agli approdi di imbarco siti per lo più nella costa mediterranea della Sicilia tra Licata e Porto Empedocle. Verso la fine del secolo iniziò la costruzione di tranvie e piccole ferrovie minerarie e le miniere principali ebbero anche sistemi di trasporto all'uscita delle gallerie principali costituiti da vagoncini spinti a mano su rotaie che convogliavano il minerale verso i vagoni delle ferrovie a scartamento ridotto costruite in gran numero ma in ritardo sull'occorrente.
Nel periodo 1893-1894 nacquero ad opera di privati la Tranvia Raddusa-Sant'Agostino e la Porto Empedocle-Lucia. Nel 1898 fu realizzata una tranvia a cavalli, lunga 3 km, per collegare la miniera Trabonella alla stazione di Imera. Nel 1908 una tranvia a vapore per il trasporto dello zolfo dalle miniere Pagliarello e Respica alla stazione di Villarosa. Nel 1915 ancora una travia a vapore collegò anche le miniere Juncio-Stretto alla stazione ferroviaria di Imera.
Solo nel 1902, in seguito alle conclusioni di un'apposita Regia Commissione e di una legge varata nel corso dell'anno, venne definita la modalità di costruzione e di finanziamento delle linee interne siciliane che però potevano essere costruite solo in economia e a scartamento ridotto. Anche le prime ferrovie essenziali che congiungevano le aree di produzione ai porti d'imbarco furono costruite con molto ritardo e solo a partire dal 1866 e raggiunsero da Palermo il bacino di Lercara Friddi solo nel 1870 e collegarono Catania e il suo porto con Caltanissetta solo nel 1876. Anche i porti di imbarco della Sicilia meridionale erano poco più che semplici approdi e le navi più capienti ormeggiavano al largo costringendo al doppio trasbordo su chiatte dalla riva e al carico poi sulla nave. La mancanza di strutture efficienti di trasporto realizzate a rilento e con molto ritardo è vista da molti come uno dei motivi del tracollo economico dell'industria dello zolfo siciliano. Nel 1904 per trasportare il minerale dalla miniera Trabia-Tallarita fino alla stazione di Campobello di Licata venne realizzata una linea teleferica di 10 km, mentre un'altra teleferica collegava la miniera di Trabonella alla stazione ferroviaria di Imera, tra Caltanissetta ed Enna. Ma la costruzione della rete ferroviaria vera e propria ebbe inizio soltanto dopo che lo Stato ebbe riscattato la Rete Sicula e quindi dopo il 1906 vennero costruite:
- La Dittaino-Piazza Armerina a servizio dell'area ennese di Valguarnera, Grottacalda e Floristella progettando anche una diramazione a Bellia per Aidone dato che nel detto comune erano presenti altri giacimenti.
- La Dittaino-Leonforte che serviva il gruppo minerario di Assoro e ne venne progettata la prosecuzione verso Agira e Regalbuto ove erano presenti altri gruppi di miniere.
- La Lercara-Magazzolo che serviva sia il bacino di Lercara Friddi che quello di Cianciana e mediante l'innesto a Magazzolo sulla Ferrovia Castelvetrano-Porto Empedocle permetteva il trasporto minerario fino al porto di imbarco.
- La Ferrovia Agrigento-Naro-Licata e la sua diramazione Naro-Canicattì che attraversava le zone delle zolfare di Favara, Deli e che si collegava con Licata dove erano impiantate delle raffinerie e con il suo porto di imbarco.
Vennero progettate e in parte costruite anche la Canicattì-Caltagirone che attraversava le zone minerarie di Delia, Sommatino e Riesi (mai attivata) e la Motta Regalbuto che nelle intenzioni avrebbe dovuto continuare verso Agira e Nicosia e il Tirreno con una saldatura alla già progettata Ferrovia Taormina-Alcantara-Randazzo (Quest'ultima era ritenuta indispensabile per rivalutare il Porto di Messina convogliandovi le merci e i minerali estratti, dato che già nel 1866 la ferrovia costiera jonica era in funzione fino a Messina. Come si è detto il programma procedette a rilento, alcune tratte vennero terminate alle soglie degli anni trenta ed altre addirittura nel secondo dopoguerra quando cioè i mercati erano stati perduti e molte zolfare erano fallite.
Le solfare
[modifica]- Solfara Milione.
- Solfara Cinié.
- Solfara Mandra.
- Solfara Balata.
- Solfara Bifara.
- Solfara Favarotta.
- Solfara Giammaccarrone.
- Solfara Virdilio (solfara Verdilio o Verdilio-Mintina o miniera Verdilio Mintina).
- 1 Solfara Frate Paolo.
- Solfara San Giovannello.
- Solfara Scironello.
- Solfara Viadimezzo.
- Solfara Collorotondo.
- Solfara Malacarne.
- Solfara Marco.
- Solfara Margitello.
- Solfara Cappadone.
- Solfara Groticelli.
- Solfara Grotticelli.
- Solfara Guidi.
- Solfara Falconera.
- Solfara Mormino.
- Solfara Passarello.
- Solfara Passo di Sciacca.
- Solfara Polizzi.
- Solfara Tamburello.
- Solfara Montagna.
- Solfara Stretto Cuvello.
- Solfara Ciavolotta.
- Solfara Falsirotta.
- Solfara Lucia.
- Solfara Poggio di muto.
- Solfara Prilo.
- Solfara Roccarossa.
- Solfara Salamone.
- Solfara Cinta di Joppolo Giancaxio.
- Solfara Vallone secco.
- Solfara Passarello.
- Solfara Ciccobriglio.
- Solfara Gambecorte.
- Solfara Gibbesi.
- Solfara Mintinella Virdilio. La solfara fu aperta dopo il 1880, ma oggi è inattiva.
- Solfara Sciacca.
- Solfara Gibeldolce.
- Solfara Montegrande.
- Solfara Sciovè.
- Solfara Bonomo.
- Solfara Donnafala (miniera Donnafala). Aperta dopo 1875 è oggi inattiva.
- 2 Solfara Gibellini (miniera Gibellini). La solfatara era già attiva nel 1839, oggi è abbandonata dopo la sua chiusura definitiva nel 1975.
- Solfara Grillo.
- Solfara Piano di Corsa.
- Solfara Piriò.
- Solfara Quattro Finaite.
- Solfara Quattro Tumoli.
- Solfara San Marco.
- Solfara Scifitello.
- Solfara Stagnone.
- Solfara Villanova.
- Solfara Arciprete.
- Solfara Guarnì.
- Solfara Travale.
- Solfara Lamela.
- Solfara Mizzaro.
- Solfara Virzì.
- solfara Balchino (miniera Balchino).
- solfara Scala (miniera Scala).
- solfara Calasari (miniera Calasari).
- Solfara Cannamela.
- Solfara Garruba.
- Solfara Pozzo.
- Solfara Salicio.
- Solfara San Paolo.
- Solfara Sant'Agostino.
- 3 Solfara Baccarato.
- Solfara Feudonovo.
- Solfara Finocchio.
- 4 Solfara Bambinello (Miniera di Bambinello).
- Solfara Capobianco.
- Solfara Donna Carlotta.
- Solfara Morticello.
- Solfara Ogliastrello.
- Solfara Panche.
- Solfara Pietramaggiore.
- Solfara Piliere.
- Solfara Rassuara.
- Solfara Sparacio.
- Solfara Vodi. Attiva dagli inizi del '700
- 5 Solfara Zimbalio e Giangagliano. Prima separate, poi congiunte, chiusa nel 1975
- Solfara Galati. Fu una miniera di zolfo la cui attività è nota sin dagli inizi del 1700, insieme a sole altre cinque solfare attive in tutta la Sicilia.
- Solfara Muglia.
- Solfara San Giovanni.
- Solfara Muglia.
- Solfara Marmora-Palmieri.
- Solfara Salina.
- Solfara Caliato.
- Solfara Cannarella.
- Solfara Capodarso.
- Solfara Giumentaro. Presso la Riserva di Capodarso.
- Solfara Pagliarelo-Respica.
- 6 Miniera di Pasquasia.
- Solfara Salinella.
- Solfara Salvatorello.
- Solfara Torre (solfara Severino).
- Solfara Faccialavata.
- 7 Parco minerario di Floristella-Grottacalda — Parco di archeologia industriale laddove vi erano le antiche miniere di zolfo.
- Solfara Musalà (miniera Musalà). Aperta dopo il 1880, oggi è inattiva.
- Solfara Torricchia.
- Miniera di Gaspa La Torre.
- Miniera Respica-Pagliarello.
- Solfara Santo Padre.
- Solfara Garciulla.
- Miniera Agnalleria.
- Solfara Colle Croce. È tristemente nota perché nel 1883 vi morirono 17 operai e vi fu un ferito per il crollo di una galleria.
- Solfara Colle Friddi.
- Solfara Colle Madore.
- Solfara Colle Serio.
- Solfara Fiorentino Colle friddi.
- Solfara Sertorio, località Croce. La miniera, di proprietà di Emanuele Sertorio, era già attiva nel 1839 mentre oggi è abbandonata.
- Solfara Sociale Colle croce.
- Solfara Bubonia (miniera Bubonia). Aperta tra il 1860 e il 1870 è oggi inattiva. Nell'ambito dei collezionisti di minerali la miniera è famosa per i suoi campioni dati dall'associazione di cristalli di calcite e color giallo miele di Celestina, oltre naturalmente a cristalli di Gesso e di Zolfo.
- Solfara Gallitano.
- 8 Solfara Rigiulfo (miniera Rigiulfo). Aperta tra il 1860 e il 1870 è oggi inattiva.
- 9 Solfara Principessina.
- Solfara Marcato Grande.
- Solfara Porcheria.
- Solfara Marchese.
- Solfara Scimè.
- Solfara Muculufa.
- Solfara Benuntende.
- 10 Solfara Gessolungo. Una delle miniere più antiche, profonde e redditizie. L'attività mineraria nell'area fu registrata già all'inizio del XVIII secolo. È stato il teatro di molti incidenti in cui centinaia di minatori hanno perso la vita. Il più grave è probabilmente l'incidente del 1881 in cui morirono 65 minatori, tra cui 19 bambini. A causa della loro agilità e dimensioni ridotte, i bambini (noti in siciliano come Carusi) venivano ampiamente utilizzati nelle miniere. Coloro che morirono al lavoro furono sepolti in un cimitero vicino, il Cimitero dei Carusi, che oggi è aperto alle visite.
- Solfara Giumentaro.
- Solfara di Giumentarello.
- Solfara Iungio Tumminelli.
- Solfara Saponaro.
- Solfara Serradigessi.
- Solfara Stretto Giordano.
- 11 Solfara Trabonella. È stata una delle prime miniere ad aprire e, una delle più letali. È particolarmente famosa per i numerosi scioperi organizzati nel corso del XX secolo dalla Lega dei Minatori locali e dalla sezione Caltanissetta del Partito Comunista e Socialista, per rivendicare condizioni di lavoro umane per i minatori e la repressione del lavoro minorile. Collegata da una linea a scartamento ridotto alla vicina ed allora attiva Stazione di Imera, aperta appositamente nel 1825.
- 12 Solfara Barrachella (miniera Barrachella). La solfara, aperta tra il 1860 e il 1870, è oggi inattiva. È ancora possibile ammirare il pozzo e il relativo impianto industriale.
- 13 Solfara La Grasta.
- Solfara Falzirotta Failla.
- Solfara Giffarò (miniera Giffarò o anche Giffarone). Questa è stata l'unica miniera che dal 1950 è stata coltivata a cielo aperto vista la modesta profondità del giacimento solfifero. In precedenza a partire del 1831 la miniera era coltivata con il metodo classico dello scavo; oggi è abbandonata e si mostra come un laghetto di pianta allungata nel senso Nord-Sud, ai margini i materiali di risulta ormai colonozati da piante.
- Solfara Pietrevive.
- Solfara Segreto del Sonno.
- Solfara Stazzone.
- 14 Solfara Gibellini.
- Solfara Mandradipiano (miniera Mandradipiano). Aperta tra il 1860 e il 1870 è oggi inattiva.
- Solfara Sambria.
- Solfara Tenuta dell’oro.
- Solfara Scala.
- Solfara Rinella.
- Solfara Bosco.
- Solfara Portella di pietra.
- Solfara Abate Figlia (miniera Abate Figlia), località Cimicia. Di proprietà dei PP. Benedettini di Palermo. La solfara, già attiva nel 1839, oggi è abbandonata.
- Solfara Conca d'Oro (miniera Conca d'Oro), località Cimicia. Di proprietà dei PP. Benedettini di Palermo. La solfatara era già attiva nel 1839, oggi è abbandonata.
- Solfara Cozzo a mezzo (miniera Cozzo a mezzo), località Cimicia. Di proprietà dei PP. Benedettini di Palermo. La solfatara era già attiva nel 1839, oggi è abbandonata.
- Solfara Cozzo tramonta (miniera Cozzo tramonta), località Cimicia. Di proprietà dei PP. Benedettini di Palermo. La solfatara era già attiva nel 1839, oggi è abbandonata.
- Solfara Cozzo travala (miniera Cozzo travala), località Cimicia. Di proprietà dei PP. Benedettini di Palermo. La solfatara era già attiva nel 1839, oggi è abbandonata.
- Solfara Pietre bianche (miniera Pietre bianche), località Cimicia. Di proprietà dei PP. Benedettini di Palermo. La solfara era già attiva nel 1839, oggi è abbandonata.
- Solfara Tenuta (miniera Tenuta), località Cimicia. Di proprietà dei PP. Benedettini di Palermo. La solfatara era già attiva nel 1839, oggi è abbandonata.
- Solfara Zorra di Martino (miniera Zorra di Martino), località Cimicia. Di proprietà dei Padri Benedettini di Palermo. La solfara era già attiva nel 1839, oggi è abbandonata.
- Solfara Giona (miniera Giona). Nella miniera il 14 maggio 1900 vi fu un incidente da emissione di anidride solforosa, di cui non è noto il numero dei soggetti coinvolti. Oggi è abbandonata.
- Solfara Grotta Affumata (miniera Grotta Affumata), località Cimicia. Di proprietà dei PP. Benedettini di Palermo; essa all'inizio fu data in gabella ai fratelli Ignazio e Vincenzo Florio. La solfatara era già attiva nel 1839, oggi è abbandonata.
- Solfara San Paolino. È stata attiva dal 1902 al 1905; è stata chiusa a causa della frana del costone del Monte San Paolino nella notte tra il 19 e il 20 settembre del 1905.
Musei e luoghi di memoria
[modifica]- 17 Museo mineralogico, paleontologico e della zolfara, Viale della Regione 73, Caltanissetta, info@itimottura.it. 3€. 09:00-13:00 e 15:00-20:00. Contiene una ricca collezione di fossili e più di 5000 minerali. Inaugurato nel 2012, ospita una mostra permanente sugli aspetti tecnologici, scientifici e sociali delle miniere di zolfo della Sicilia centrale.
- 18 Cimitero dei carusi, Contrada Gessolungo, , Caltanissetta. Un piccolo cimitero a poca distanza dalla Solfara Gessolungo dove vi lavoravano e vi morirono (in particolare nella sciagura della solfara Gessolungo del 1881) a causa delle scarse condizioni di sicurezza. Un luogo di memoria delle vittime del lavoro e dello sfruttamento minorile (carusi) significa ragazzi in siciliano.
- 19 Museo Comunale di Storia Naturale ed Arte Mineraria (Centro Sociale Polivalente), Viale Fontaine n. 6, Sommatino, ☎ +39 3332737210. In cui viene offerta una panoramica sull'evoluzione geologica del territorio e sulle tappe dell'attività estrattiva dello zolfo a Sommatino. Gestito dall'Associazione Culturale Filippo Terranova.
- 20 Museo della Zolfara, Via Papa Giovanni XXIII, Montedoro (Parco urbano di Montedoro), ☎ +39 345 424 3223. 4€. su prenotazione. Il museo si trova in prossimità della miniera Nadurello e rievoca la vita e i lavori degli zolfatai. Al suo interno si trovano dei plastici con le ricostruzioni realistiche.
- 21 Museo della civiltà mineraria, Via Garibaldi 21, Piazza Armerina, ☎ +39 388 346 6180. gratis. Lun-Dom 16:00-20:00. Un museo dedicato all'antico mestiere dei zolfatari che estraevano dalle vicine miniere tra cui quella di Floristella lo zolfo. Il museo ricostruisce la vita e i processi estrattivi che sostennero per anni l'economia siciliana. Sono esposti modellini delle miniere di Floristella e diverse rocce. L'addetto, molto disponibile, vi ha anche lavorato e può raccontare molto sull'argomento.
- 22 Museo delle solfare di Trabia Tallarita (Miniera Trabia Tallarita, Solfara Grande o miniera Grande), Riesi. La solfara risulta attiva già nel 1830, essa è stata una delle più importanti miniere del comprensorio dello zolfo del centro Sicilia; oggi è parzialmente visitabile grazie alla musealizzazione. La miniera è costellata negli anni da vari gravi incidenti. Nel 1975 venne chiusa definitivamente.
Attorno al Museo della miniera si trovano i resti delle strutture a servizio dell'estrazione. Le strutture sono in totale stato di abbandono.
- 23 Miniera-Museo Cozzo Disi (Solfara Cozzo Disi), località Montelongo, SP 22 Casteltermini. Attiva fino al 1992 e ora visitabile come miniera-museo, esempio di archeologia industriale.
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