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Castel San Vincenzo
Castel San Vincenzo - veduta
Stato
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Patrono
Posizione
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Castel San Vincenzo
Sito istituzionale

Castel San Vincenzo è un centro del Molise.

Da sapere[modifica]

Fino al XV secolo è stato parte integrante del Giustizierato d'Abruzzo e dell'Abruzzo Citeriore.

Cenni geografici[modifica]

Situato sull'Appennino molisano, nell'Isernino, dista 26 km da Isernia e da Castel di Sangro, 31 da Venafro, 36 da Roccaraso, 54 da Cassino. .

Cenni storici[modifica]

Vi sono tracce di un villaggio agricolo di epoca tardo-romana e di un oratorio dedicato a San Vincenzo risalente al periodo tra il V e il VI secolo. Agli inizi dell'VIII secolo viene edificato il monastero benedettino di San Vincenzo da tre giovani nobili beneventani, Paldo, Taso e Tato. In pochi decenni, grazie a donazioni di terre dai nobili della zona, il monastero diviene uno dei più importanti e ricchi d'Italia, estendendo la propria influenza e creando un feudo, Terra Sancti Vincentii, con possedimenti in Campania, Abruzzo, Puglia e Basilicata. L'abbazia sarebbe stata visitata da Carlo Magno, mentre un violento terremoto la devasta nell'847.

Nell'881 l'Abbazia di San Vincenzo al Volturno venne saccheggiata da una banda arabo-berbera. Questa era penetrata in Campania e non aveva trovato alcuna difesa nei principi di Salerno e conti di Capua, anzi i feudatari longobardi ne avevano permesso il passaggio instradando gli arabi verso i territori sotto il controllo del Vescovo di Roma. La banda araba quindi distrusse l'Abbazia di San Vincenzo, come quella di Montecassino. I pochi monaci superstiti di San Vincenzo abbandonarono il fondo valle per farvi ritorno non prima del 914, con la conseguente ricostruzione del monastero. Vi è dibattito se il primo insediamento di quelli che sarebbero divenuti i borghi di Castellone e San Vincenzo possa risalire al sacco arabo e quindi alla fine del IX secolo. Il primo documento riguardante Castel San Vincenzo è contenuto nel Chronicon Vulturnense ed è datato 942. Si tratta di un contratto livellare con la concessione per 29 anni di terre intorno al Castellum, una fortificazione presso un basso sperone roccioso non lontano dall'Abbazia. Il borgo assume nell'XI secolo il nome di Castrum Samnie e diviene il più importante villaggio della Terra Sancti Vincentii, quindi feudo dell'Abbazia. Con il rafforzamento delle locali signorie feudali iniziano a conoscersi i due distinti villaggi di Castellone e San Vincenzo, come ricordato nel Chronicon già dal 1383. L'incastellamento risale quindi al periodo socialmente instabile tra la fine dell'XI secolo e l'inizio del XII. Con l'invasione normanna infatti si va accentuando il fenomeno della creazione di feudi locali e i villaggi sono quindi obbligati a spostarsi sulla cima delle colline per ragioni di protezione dalle incursioni di rapaci signori locali.

Durante la dominazione borbonica, il mandamento di Castellone fa parte della Terra del Lavoro. Solo il 17 febbraio 1861 il mandamento, unitamente a Venafro, è distaccato dalla Terra di Lavoro e diviene parte amministrativa della nuova provincia di Campobasso. Nel decennio successivo all'Unità d'Italia, la zona della Catena delle Mainarde e della valle dell'Alto Volturno fu interessata dalle azioni di numerose bande di briganti. Vi è infatti notizia di almeno due assalti da parte di briganti, una dell'11 gennaio 1861, e l'altra del 2 luglio 1861, quando il capitano Cremo del distaccamento militare di Venafro telegrafa ai suoi superiori a Caserta affermando che Castellone è stata occupata dai briganti. Nel 1884 la valle del Volturno è invece flagellata da un'epidemia di colera.

Il comune è nato dalla fusione, nel 1928, dei precedenti comuni di Castellone al Volturno e San Vincenzo al Volturno. L'aspetto urbanistico risalente ai due comuni separati è visibile tutt'oggi, essendoci due piazze principali con due chiese e due targhe ai caduti, una per paese. In passato il comune di Castellone fu sede di carcere e di pretura, nonché capoluogo di mandamento, ente locale a metà fra il comune e il circondario, abolito insieme a quest'ultimo nel 1927. Nel 1990 con D.P.R. il territorio di Castel San Vincenzo entra a fare parte del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.

Come orientarsi[modifica]

Mappa a tutto schermo Castel San Vincenzo

Quartieri[modifica]

Il suo territorio comunale comprende anche la frazione di Cartiera.

Come arrivare[modifica]

In aereo[modifica]

In auto[modifica]

  • Autostrada Adriatica A14
  • da nord: seguire la direzione Roma, prendere l'autostrada A 25, uscire in direzione Bussi/Popoli, seguire le indicazioni per L'Aquila (A 24), continuare sulla SS 17, attraversare Popoli, SS 652 in direzione di Venafro, proseguire sulla SS 158 in direzione di Castel San Vincenzo.
  • da sud: seguire la direzione Pescara, continuare sull'autostrada A16, seguire la direzione Benevento, a Benevento continuare sulla SS 88, uscire a Campobasso, prendere la SS 87 (strada statale Bifernina) in direzione di Campobasso/Isernia, continuare sulla SS 17, prendere la SS 85 in direzione di Venafro, proseguire sulla SS 158 e seguire indicazioni per Castel San Vincenzo.
  • Autostrada del Sole A1 Roma - Napoli:
  • da nord uscire a San Vittore, seguire la direzione Venafro sulla SS 6, a Venafro continuare sulla SS 85, seguire la direzione Montaquila/Roccaraso, svoltare sulla SS 158 in direzione di Castel San Vincenzo.
  • da sud uscire al casello di Caianello, seguire le indicazioni per Isernia, SS 85, seguire la direzione Montaquila/Roccaraso, svoltare sulla SS 158 in direzione di Castel San Vincenzo.
  • Da Isernia prendere la SS 85, proseguire sulla SS 158 seguendo le indicazioni per Castel San Vincenzo.
  • Da Campobasso prendere la SS 87 (strada statale Bifernina), proseguire sulla SS 17, continuare sulla SS85 in direzione di Venafro, svoltare sulla SS 158 in direzione di Castel San Vincenzo.


In treno[modifica]

  • Stazione ferroviaria di Isernia (distante 26 km circa):

In autobus[modifica]

  • Le principali aziende di trasporto pubblico che operano nel territorio molisano sono le seguenti
  • Autolinee Lariviera [1]
  • Autolinee SATI [2]
  • Autolinee Molise Trasporti [3]
  • Autoservizi F.lli Cerella: Per collegamenti da Roma e da Napoli con Isernia.


Come spostarsi[modifica]


Cosa vedere[modifica]

Abbazia di San Vincenzo al Volturno
Teoria di Sante, particolare della decorazione ad affresco della cripta di Epifanio, secondo quarto del IX secolo
  • 41.64995214.0878511 Abbazia cistercense di San Vincenzo al Volturno. È una storica abbazia benedettina posta nel territorio dei comuni di Castel San Vincenzo e di Rocchetta a Volturno.
    L'area su cui nacque l'abbazia aveva ospitato un insediamento di epoca tardoromana. Tra il V e il VI secolo, tra gli edifici oramai in disuso, furono realizzate una chiesa e un'area funeraria.
    Secondo il Chronicon Vulturnense il cenobio nacque grazie a tre nobili di Benevento, tali Paldo, Tato e Taso nel 731, che vi impiegarono tutto il loro ricco patrimonio. Costoro, per intraprendere vita ascetica, raggiunsero l'abbazia di Farfa, abbazia benedettina in Sabina. L'abate Tommaso di Moriana suggerì loro di fondare un'abbazia presso il fiume Volturno, dove vi era già un oratorio dedicato a san Vincenzo. La fondazione di tale oratorio viene attribuita a Costantino I il Grande. Il sottolineare l'origine beneventana dei tre fondatori da parte del Chronicon fa supporre che l'istituzione sia stata favorita cercando nuovo prestigio dal longobardo Gisulfo II, duca di Benevento dal 743 al 749.
    Con l'arrivo dei Franchi dal nord l'abbazia si trovò in una zona di confine tra Franchi e Longobardi. :Nel 774 era abate il franco Ambrogio Autperto. Nel 782 divenne abate il longobardo Potone: fu deposto per aver lasciato il coro durante una lode cantata a Carlo Magno; solo giurando fedeltà al re dei Franchi riuscì a tornare ai suoi incarichi. Il 27 marzo 787 lo stesso re dei Franchi concesse privilegi fiscali e giurisdizionali tali da equiparare l'abbazia alle maggiori europee. Nel IX secolo, con gli abati Giosuè, Talarico ed Epifanio l'abbazia si espanse divenendo una piccola città, con 350 confratelli e vasti possedimenti terrieri.
    Nell'848 l'abbazia fu danneggiata da un terremoto. Dodici anni dopo fu ricattata da Sawdān, emiro di Bari, a cui fu versato un ingente tributo per non subire un saccheggio. Nell'881 alcuni Saraceni al soldo del duca Atanasio II di Napoli, grazie al tradimento della servitù dei monaci, depredarono e bruciarono il cenobio. I superstiti fuggirono a Capua; ritornarono a costruire l'abbazia nel 914, riuscendovi solo alla fine del secolo grazie all'appoggio diretto degli imperatori Ottone II e Ottone III. I monaci tentarono di costruire nell'Alta Valle del Volturno una podestà attraverso l'amministrazione della giustizia e la riscossione dei tributi.
    Sul finire dell'XI secolo i monaci, per difendersi da un eventuale attacco normanno, si trasferirono in una posizione più difendibile; nell'anno 1115 papa Pasquale II consacrò la nuova chiesa abbaziale. Nel XII secolo avvenne la conquista normanna degli Abruzzi, che portò progressivamente nei secoli successivi al disgregamento della signoria monastica. Nel 1349 un nuovo sisma distrusse San Vincenzo al Volturno, lasciando spazio all'espansione politica di Montecassino. Occupato da un numero sempre minore di confratelli, dal XV secolo l'abbazia iniziò ad essere gestita, a livello sia spirituale sia economico, dall'esterno. Nel 1669 tutti i territori dell'abbazia volturnense vennero assegnati ai monaci cassinensi che lo amministrano in tutto e per tutto, fatto che sancì definitivamente la fine della sua autonomia.
    A causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale alcune parti dei ruderi dell'abbazia e una piccola chiesa successiva subirono pesanti danni. Angelo Pantoni, monaco di Montecassino si è occupato per anni dell'impianto di un nuovo monastero. Grazie a lui dal 1989 San Vincenzo al Volturno ospita nuovamente una comunità: le benedettine giunte dal cenobio del Connecticut Regina Laudis.
    Il Chronicon Vulturnense
    Le prime vicende storiche relative all'antica abbazia sono raccolte nel Chronicon Vulturnense, un codice miniato. Il monaco Giovanni redasse tale testo in scrittura beneventana nel 1130 circa, attingendo a fonti dell'VIII, IX e inizio X secolo, ma spesso manomettendo delle informazioni a scopo agiografico. Tuttavia, il Chronicon riordinò le memorie del cenobio, in un momento in cui l'Italia centrale era minacciata dall'espansione normanna. Oggi il codice è conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, BAV Barb. lat. 2724.
    L'esterno dell'abbazia è segnato dai confini tracciati dall'insediamento romano prima della sua costruzione. Rimangono tracce di mura e un colonnato con arcate a sesto acuto esattamente dinanzi al giardino dell'edificio.
    Il complesso monastico è composto dalla chiesa e da un edificio per i monaci, ricostruito fedelmente dopo la Seconda guerra mondiale, posto a destra rispetto alla facciata della chiesa. Il corpo della chiesa è a pianta basilicale rettangolare con facciata a capanna. Decorazioni importanti sono il rosone e il portico. Sul fianco di sinistra troneggia un imponente campanile con doppi archi campanari per ciascun lato.
    Il Palazzetto dei monaci è composto da una casa realizzata in pietra grezza rettangolare e da una chiesetta attaccata a questo. A fianco si trova un ulteriore edificio con una sala adibita a museo.
    L'interno è a tre navate con varie cappelle poste a fianco l'abside. I resti degli affreschi ancora oggi visibili in situ, mostrano le scene principali del Vangelo, ma anche di eventi importanti storici per l'abbazia come le intercessione da parte di Giustiniano e Carlo Magno.
    Gli Affreschi sono un esempio del movimento pittorico longobardo beneventano, opera di artisti anonimi legati alla Scuola di miniatura beneventana, realizzati nel secondo quarto del IX secolo.
    Martirio dei Santi Lorenzo e Stefano
    La scena è divisa in due episodi. Nel primo San Lorenzo è immobilizzato su una graticola sopra una fornace, e nel secondo Santo Stefano è bloccato su un muro mentre la folla lo raggiunge con delle pietre in mano. Lorenzo è disteso a pancia in terra mentre le guardie lo tormentano con dei forconi.
    Santo Stefano invece è diversamente interpretato perché il dipinto è mutilo. Egli è il protagonista della scena, posto al centro, mentre agita le braccia e sorride, segno che è felice di morire per Gesù. :Da destra e sinistra i nemici lanciano pietre che sono di vari colori.
    Gruppo di affreschi della cripta del vescovo Epifanio
    La cripta è la parte più decorata: sono mostrate scene della conversione del santo con il battesimo; la Crocifissione all'altare maggiore; Cristo assiso al trono con il Vangelo; il miracolo dell'arcangelo Raffaele; sempre Raffaele che si libra in cielo inquadrato in.un cerchio rosso porpora; un ritratto di Maria come Regina del Cielo che possiede il Vangelo; degli Angeli in.preghiera, che servono da elemento di cornice. Questi sono rappresentati da ali di varie colorature: dal rosso al giallo e dal verde al blu.
    Altri affreschi mostrano un vecchio assiso che benedice (forse Pietro apostolo), due sante delle illustri famiglie romane, e scene più importanti della Vita di Gesù, tratte dai Vangeli. Tra queste spicca la Natività che mostra la Madonna con il Bambino attorniata da due pastori nell'atto di coprire e offrire doni a Gesù. Sono inoltre presenti scene di vita del vescovo Epifanio.
  • Chiesa di Santo Stefano. Datata tra il XII e il XIII secolo.
  • Chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Monache.
  • Museo archeologico di Santa Maria delle Monache.
  • Museo dell'Abbazia di San Vincenzo.

Siti di interesse ambientale[modifica]

Lago di San Vincenzo
  • Lago di San Vincenzo. È un invaso artificiale realizzato sul finire degli anni Cinquanta per scopi idroelettrici. Il lago occupa una superficie di 6,140 km² ed ha una capacità utile di 10 milioni di metri cubi. Le acque che alimentano il lago provengono principalmente dai torrenti della montagna Spaccata nei vicini comuni di Alfedena e Barrea. Le acque di questi torrenti alimentano le centrali Enel di Pizzone, di Rocchetta a Volturno e di Colli a Volturno. Seppure artificiale, il lago è ben armonizzato con il paesaggio circostante di montagne e boschi. La fauna acquatica è costituita in prevalenza da salmonidi. In prossimità del lago, dove è possibile dedicarsi alla pesca e ad altri sport d'acqua, sono presenti un'area attrezzata per il camping e un maneggio.
  • Centro visite faunistico "Oscar Caporaso".


Eventi e feste[modifica]


Cosa fare[modifica]


Acquisti[modifica]


Come divertirsi[modifica]


Dove mangiare[modifica]

Prezzi medi[modifica]

  • 41.64749714.054941 La Lanterna sul Lago, Strada Circumlago, 7, +39 0865 951448.


Dove alloggiare[modifica]

Prezzi medi[modifica]


Sicurezza[modifica]

Farmacia


Come restare in contatto[modifica]

Poste[modifica]


Nei dintorni[modifica]

  • Castel di Sangro — Fu città romana, poi feudo dei Borrello; i ruderi del castello medievale e le vicine mura megalitiche testimoniano la passata grandezza della porta d'Abruzzo.
  • Isernia — Tra i primi insediamenti paleolitici documentati d'Europa, fu poi fiorente città sannita, capitale della Lega Italica, in seguito Municipium romano. Il suo millenario passato le ha lasciato un importante patrimonio monumentale che si estende fino all'epoca preromana, oltre ad importantissimi reperti della preistoria.
  • Cassino — Per secoli centro amministrativo dell'antica Terra di San Benedetto, la città si sviluppa ai piedi del colle su cui sorge la celebre abbazia di Montecassino, per la quale è principalmente conosciuta. Vanta però anche importanti testimonianze del suo passato romano: anfiteatro, teatro, mausoleo, ninfeo, mura urbane del parco archeologico Casinum.
  • Venafro — Affiora nella parlata e nelle tradizioni la sua lunga appartenenza alla Campania. Città dei Sanniti, poi colonia romana, alle vestigia dell'impero affianca un importante patrimonio urbano medievale, in cui spiccano le numerosissime chiese, purtroppo in gran numero ammalorate.
  • Roccaraso — I suoi impianti sciistici, appartenenti al comprensorio sciistico dell'Alto Sangro, la rendono tra le maggiori stazioni turistiche montane dell'intero Appennino.

Itinerari[modifica]


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