Venafro | ||
Stemma | ||
Stato | Italia | |
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Regione | Molise | |
Territorio | Appennino molisano | |
Altitudine | 222 m s.l.m. | |
Superficie | 46,45 km² | |
Abitanti | 11,280 (2015) | |
Nome abitanti | Venafrani | |
Prefisso tel | +39 0865 | |
CAP | 86079 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Patrono | Santi Nicandro, Marciano e Daria (17 giugno) | |
Posizione
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Sito istituzionale |
Venafro è una città del Molise.
Da sapere
[modifica]Quarta città del Molise per popolazione, ha una storia antica ed insigne. Il consistente numero di chiese presenti sul territorio le è valso l'appellativo di città delle 33 chiese. Si tratta di molte chiese di dimensioni ed epoche varie presenti nel centro storico e nella zona pedemontana; purtroppo molte oggi sono chiuse al culto e abbandonate.
Cenni geografici
[modifica]Un tempo parte della provincia di Terra di Lavoro (conosciuta anche con il nome di Liburia), era situata in Campania, territorio con il quale presenta tuttora affinità linguistico-culturali, ma nel 1863 venne annesso all'attuale Molise ed è oggi conosciuto come Porta del Molise. Riveste una grande importanza socio-economica nel panorama molisano, grazie allo sviluppo del vicino nucleo industriale che costituisce il quarto polo industriale della regione.
Il comune è oggi situato nell'estremo Molise occidentale ai confini con il Lazio e la Campania e sorge ai piedi del monte Santa Croce. Dista 25 km da Isernia, 23 da Cassino, 71 da Campobasso, 62 da Formia, 61 da Caserta.
Cenni storici
[modifica]Benché la sua fondazione sia attribuita a Diomede, personaggio della mitologia greca, ha nell'antico nome di Venafrum origini sannitiche. Nella piana in diversi punti sono stati rinvenuti numerosi reperti che fanno pensare all'esistenza di insediamenti umani già in epoca preistorica. Durante la Guerra sociale il frentano Mario Egnazio la espugnò a tradimento e fece strage di sei coorti romane. Anche Silla la rase al suolo. Nel gennaio del 49 a.C. Pompeo Magno venendo da Teano vi fece sosta. Ma le prime notizie certe dell'esistenza di Venafro risalgono al 300 d.C. quando si trovava sotto la giurisdizione dei romani con Massimiliano, rivestendo subito un ruolo importante e strategico tanto da essere Colonia romana con Augusto (Colonia Augusta Julia Venafrum), e recepì la caratteristica sistemazione urbanistica, parzialmente conservata nell'abitato attuale. In epoca augustea molta attenzione fu data all'acquedotto (Rivus Venafranus) che portava l'acqua del fiume Volturno da Rocchetta a Volturno a Venafro. Rinomata per fertilità e amenità, è ricordata da Orazio come luogo di villeggiatura, e Plinio il Vecchio parla di una sorgente diuretica lì situata. In epoca romana vanta una sviluppata economia con il rinomato olio che secondo la leggenda fu portato da Licinio il quale ne parla in molte sue opere. Sempre della fecondità del suolo e della fama dell'olio venafrano ci da testimonianza Marziale.
Fra il 774 ed il 787 la piana di Venafro fu attraversata dalle truppe di Carlo Magno che si scontrarono con quelle dei Longobardi del Principato di Benevento. Subì gravi danni nel terremoto del 1349 ed in quello del 1456. Nel 1495 dette ospitalità alle truppe di Carlo VIII di Francia di passaggio alla conquista del Regno di Napoli (Ferdinando II di Aragona). Dopo il periodo buio del Medioevo che ha visto Venafro sprofondare in miseria e malattie, nei secoli successivi la città visse un'epoca di espansione e di benessere, basti pensare alle numerose costruzioni risalenti a questa epoca che hanno cambiato il volto della città con monumentali chiese e palazzi. Venafro è sede vescovile dal V secolo. Ultimi feudatari furono i Savelli, i Peretti, i Caracciolo di Miranda.
Nel 1811 venne istituito il distretto di Piedimonte d'Alife, nel quale andava a ricadere tutta l'area nord-orientale del distretto di Capua ed i circondari di Venafro e Colli distaccati dal distretto di Sora. Con l'occupazione garibaldina e l'annessione al Regno di Sardegna del 1860 il distretto fu soppresso. Il 24 ed il 25 ottobre 1860 Venafro ospitò il re Vittorio Emanuele II di Savoia in viaggio per recarsi a Teano ad incontrare Giuseppe Garibaldi. Il Sovrano proveniva da Isernia dove era giunto il 23 ottobre ed aveva preso alloggio nel Palazzo Cimorelli di Isernia.
Il 10 maggio 1863 ci fu l'annessione alla provincia di Campobasso, nonostante le polemiche e le proteste della cittadinanza e del consiglio comunale dell'epoca, favorevole invece a rimanere a far parte della provincia di Caserta. Entrò definitivamente a far parte della regione Molise.
Nell'ottobre del 1911 il Padre Provinciale, Benedetto da San Marco in Lamis, accompagnò Padre Pio da Pietrelcina, malato, a Napoli dal celebre dottore Antonio Cardarelli, il quale suggerì di condurlo a Venafro. Durante il mese e mezzo passato in questo convento, la fraternità si accorse dei primi fenomeni soprannaturali: estasi divine della durata anche di un'ora e apparizioni diaboliche, di breve durata.
Il 13 aprile 1914 con Regio Decreto (registrato presso la Corte dei Conti il 28 agosto 1914 al Reg. 50, foglio 12) il comune acquisisce negli atti e nel sigillo il titolo di Città di Venafro.
Tra l'autunno del 1943 e la primavera del 1944 fu teatro, come altri paesi dei dintorni (Pozzilli, Filignano, San Pietro Infine ed altri), di aspri combattimenti fra i Tedeschi, asserragliati sulle montagne a nord e gli Anglo-Franco-Statunitensi, lungo la linea Gustav, per la conquista di Cassino e Montecassino. Scambiata per quest'ultima dai piloti anglo-americani, Venafro venne colpita duramente dai bombardamenti alleati il 15 marzo 1944 che causarono circa 400 vittime tra civili e militari.
Nel 1970 fu inclusa nella neonata provincia di Isernia, di cui fa attualmente parte e sulla cui appartenenza del comune, nei periodi precedenti la sua istituzione, si accese una discussione campanilistica.
Nella primavera del 1984 fu molto danneggiata dal terremoto originatosi nella non lontana Valle di Comino, in provincia di Frosinone.
Nel 1986 le due sedi episcopali della diocesi Isernia e Venafro furono unite aeque principaliter costituendo l'attuale diocesi di Isernia-Venafro. L'antica cattedrale di Santa Maria Assunta assunse il titolo di concattedrale.
Come orientarsi
[modifica]Il centro storico è stato costruito sulla preesistente struttura urbana romana. Ai piani superiori degli edifici si trovano le abitazioni, mentre i locali del piano inferiore sono adibiti a botteghe, come è visibile soprattutto nella via per dentro (via Plebiscito). In particolare è possibile identificare il nucleo longobardo nell'area nei pressi del Castello e l'area medioevale e rinascimentale che ricalca le antiche strade romane. Lungo il perimetro del centro storico è possibile individuare il tracciato murario e le varie porte di accesso alla città. Al di fuori delle mura si ritrovano le sorgenti dalle quali attingere l'acqua.
Quartieri
[modifica]Venafro può essere divisa nelle seguenti zone: Centro Storico; Centro; Maiella-V.le San Nicandro; Starza; Via Campania-Strepparo;Maria Pia-Rava; La Madonnella.
Il suo territorio comunale include le frazioni di Ceppagna, Le Noci e Vallecupa.
Come arrivare
[modifica]In aereo
[modifica]- Aeroporto di Fiumicino Roma (FCO), Via dell' Aeroporto di Fiumicino, 320, ☎ +39 06 65951.
- Aeroporto di Capodichino Napoli (NAP), Viale F. Ruffo di Calabria, 80144 Napoli NA, ☎ +39 081 7896111.
- Aeroporto di Pescara (Aeroporto internazionale d'Abruzzo), Via Tiburtina Km 229,100, ☎ +39 085 4324201.
In auto
[modifica]In treno
[modifica]- Ha stazione propria sulle linee Roma - Cassino - Venafro - Isernia - Campobasso e Napoli - Caserta - Venafro - Isernia - Campobasso.
In autobus
[modifica]- Le principali aziende di trasporto pubblico che operano nel territorio molisano sono le seguenti:
- Autolinee C.L.P. S.p.A., ☎ +39 081 5311707, +39 081 5312424, info@clpbus.it. Collegamento diretto da Napoli per Campomarino e Termoli
- Autolinee Lariviera.
- Autolinee SATI.
- Autolinee Molise Trasporti.
Come spostarsi
[modifica]Cosa vedere
[modifica]- 1 Concattedrale di Santa Maria Assunta. Il massimo tempio della città è situato ai piedi del Parco Oraziano. Attualmente è concattedrale della diocesi di Isernia-Venafro. Risalente al V secolo, fu costruita sotto il vescovo Costantino sul luogo in cui già da secoli si trovava un tempio pagano con materiali prelevati da altri monumenti di epoche precedenti, elementi romani e decorazioni cristiane, come il bassorilievo del vescovo Pietro di Ravenna, un rilievo che per il suo aspetto inconsueto viene chiamato dagli abitanti "Marzo Settecappotti".
L'interno è a tre navate decorate da opere pittoriche del XIV secolo. Dalla navata laterale destra è possibile accedere alle quattro cappelle laterali. L'attuale aspetto è dovuto a lavori di restauro risalenti agli anni sessanta-settanta che hanno privato la concattedrale delle antiche forme barocche, riportando il luogo sacro all'aspetto gotico-medievale precedente. Sul finire del Seicento fu costruito il cosiddetto "cappellone", una cappella in cui amministrare i sacramenti. La chiesa è dotata di 5 portali, il portale alla destra di quello principale è porta santa fin dal 1500 almeno. La precede una grande piazza, considerata l'inizio dell'antica cinta muraria cittadina.
- Castello Pandone. Situato ai limiti nord-occidentali della Venafro romana, trae origine da una fortificazione megalitica trasformata successivamente nel mastio quadrato longobardo. Tale trasformazione avvenne quando il conte Paldefrido vi pose la sua sede X secolo. Nel XIV secolo, al mastio quadrato, furono aggiunte tre torri circolari e la braga merlata. Fu trasformato completamente nel XV secolo dai Pandone, signori di Venafro; era difeso su tre lati da un grande fossato alla cui realizzazione fu coinvolta l'intera popolazione. Il fossato non venne mai del tutto completato per via di una rivolta popolare che reclamava le cattive condizioni in cui era costretta a lavorare. Al castello si accedeva attraverso un ponte levatoio ad ovest e una postierla ad est. Postierla che permetteva l'accesso di un cavaliere alla volta e pertanto poteva essere controllata da una sola guardia. Enrico Pandone lo trasformò in residenza rinascimentale aggiungendovi un giardino all'italiana, un arioso loggiato e facendolo affrescare con le immagini dei suoi poderosi cavalli. I cavalli per il conte rappresentavano la sua attività principale. Ancora oggi i ritratti di cavalli in grandezza naturale, in numero di ventisei e realizzati in leggero rilievo, decorano tutto il piano nobile e costituiscono un'esclusiva per il castello di Venafro. Nella sala dei cavalli da guerra primeggia la sagoma del cavallo San Giorgio, donato da Enrico a Carlo V. Enrico rimase sempre devoto a Carlo V fino alla discesa di Lotrec dalla Francia. Carlo V ebbe la meglio sul francese e il tradimento costò ad Enrico la decapitazione in Napoli. Al di sotto del piano di ronda un camminamento con feritoie permetteva il controllo del maniero dal piano del fossato. Il camminamento è interamente percorribile. Nel XVII secolo il Castello, dopo essere stato della famiglia vicereale dei Lannoy, passò ai Peretti-Savelli, familiari di Sisto V, e nel secolo successivo alla potente famiglia dei di Capua. Giovanni di Capua lo trasformò nella sua residenza in vista del matrimonio che avrebbe dovuto contrarre con Maria Vittoria Piccolomini, agli inizi del Settecento. Grandi lavori furono intrapresi tra cui la rimozione di gran parte dei cavalli fatti realizzare da Enrico Pandone. Matrimonio che rimase un sogno per l'immatura scomparsa di Giovanni. Lo stato avanzato dei preparativi per tale evento aveva portato a concretizzarlo nel grande stemma, che è ancora nel salone, dove l'unione dei blasoni delle due casate ricorda un avvenimento che non è mai accaduto. Dopo anni di lavori di restauro, che come tutti gli interventi ha momenti felici e meno felici, il Castello di Venafro ospita convegni e mostre e può essere visitato ogni giorno.
- Museo Nazionale del Molise. Dal 2013 il Castello è sede del Museo Nazionale del Molise, con una ricca Pinacoteca di testimonianze artistiche molisane, confrontate con altre di proprietà statale, provenienti dai depositi dei Musei di Capodimonte e San Martino di Napoli, della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma e del Palazzo Reale di Caserta. Il percorso è diviso in due sezioni: il castello, “museo di se stesso”, con le sue valenze urbanistiche, architettoniche e decorative, e l’esposizione al secondo piano di affreschi, sculture, tele, disegni e stampe, in un itinerario che documenta la cronologia – dal Medioevo al Barocco – e i diversi orientamenti culturali di committenti e artisti in Molise.
- Museo archeologico. È ospitato all'interno dell'ex monastero seicentesco di Santa Chiara, in cui aveva trovato sede il piccolo museo civico istituito nel 1931 in seguito ai ritrovamenti archeologici del 1919 in località Terme di S. Aniello. Oltre all'antica raccolta il museo conserva anche i ritrovamenti provenienti dai recenti scavi archeologici che hanno permesso di conoscere meglio l'insediamento sannitico e la Venafro di età imperiale.
Per quanto riguarda il periodo sannita, le più antiche e cospicue testimonianze si riferiscono alla necropoli rinvenuta in agro di Pozzilli e che fanno capo ad un insediamento la cui frequentazione è stata relativamente lunga (dal VI secolo a.C. alla seconda metà del IV secolo a. C.). Le sepolture hanno corredi caratterizzati da materiali semplici (lance, giavellotti, fibule e una sola spada), ma la cospicua presenza di ceramiche di importazione, bucchero nero di produzione capuana e bucchero rosso prodotto tra la Campania settentrionale e il Lazio meridionale, fa supporre una certa vivacità economica favorita appunto da traffici e commerci. Una di queste tombe è stata interamente ricostruita nel museo e la massiccia presenza di vasellame di bucchero al suo interno sta ad indicare le buone condizioni sociali del defunto. In epoche successive la ceramica presente è quella a vernice nera, mentre i corredi funerari, in alcuni casi veri e propri servizi a richiamare il simposio della cultura greca, si fanno più omogenei.
Le testimonianze dell'età romana riguardano la presenza di edifici pubblici, ma anche di case private, ornati in marmi esposti nel museo, al pari dei fregi architettonici e delle statue provenienti dal teatro romano. Tanti i reperti anche dalle necropoli di età imperiale: diverso materiale riguarda le iscrizioni funerarie e ancor più numerosi sono i semplici cippi contenenti solo il nome del defunto che venivano infissi nel terreno, secondo l'usanza romana che voleva le sepolture a fiancheggiare le strade extraurbane. Di particolare interesse il cippo funerario di Tilla Eutychia, unica sacerdotessa venafrana conosciuta, consacrata ad uno dei due culti attestati in città, quello della Magna Mater e quello della Bona Dea. Altrettanto interesse suscita il volto gigantesco di una Gorgone, simbolo funerario per eccellenza.
Posta al pian terreno del convento, ad attrarre l'attenzione del visitatore è la bellissima statua di Venere di età Antonina, copia di una delle più famose statue dell'antichità: la Venere Landolina è chiamata comunemente Venere di Venafro.
Il Museo di Venafro conserva, inoltre, un importante documento epigrafico: il grande cippo o Tavola Acquaria dell'acquedotto Romano di Venafro testimoniante l'editto di Augusto. L'Editto venne redatto tra il 17 e l'11 a.C. nello stesso periodo in cui fu costruito l'acquedotto che dalle sorgenti del Volturno, in un percorso di oltre trenta chilometri, alimentava la città. Un'opera pubblica di notevoli dimensioni, le cui regole sulle modalità di costruzione erano stabilite da questo documento epigrafico. Altresì, l'Editto regolava l'uso dell'opera, le modalità di distribuzione dell'acqua, nonché i magistrati competenti in caso di controversie. Negli stessi locali in cui è esposta la lapide si trovano numerosi cippi che, posti al lato della conduttura, riportavano la prescrizione di lasciare libero il passaggio.
Di epoca più recente, è l'altare in alabastro - originariamente posizionato nella cappella della Chiesa dell'Annunziata - che si trova in una delle sale al secondo piano. Si tratta di un pezzo di grande pregio, essendo uno dei rari esempi in Italia di polittico di produzione inglese ancora integro.
- Chiesa dell'Annunziata. È un pregevole esempio di architettura dell'intero Molise. Venne costruita nel Trecento dalla "Confraterna dei Flagellanti" tutti nativi di Venafro, ed è stata più volte modificata nel tempo. :Fu edificata con materiale proveniente dal vicino teatro romano e aveva una facciata a capanna. Nel corso dei secoli subì importanti opere di restauro e la chiesa assunse l'attuale aspetto baroccheggiante. Presenta un campanile di notevole altezza ed aspetto barocco rinascimentale. L'interno a navata unica conserva un Crocefisso del XIV secolo, una tavola cinquecentesca con Santa Caterina, un dipinto con Madonna e Santi , tutti affreschi dei pittori partenopei Giacinto Diano e Paolo Sperduti, allievi di Vanvitelli. In una nicchia laterale è accolto il busto argenteo di San Nicandro assieme alla testa reliquiario in oro e alcune reliquie dei martiri. La chiesa presenta anche una grande cupola affrescata, visibile da ogni punto della città, che immette gran parte della luce nei pressi del presbiterio. Ha un organo del 1784.
- Chiesa del Viatico (Chiesa del Cristo), via Cavour. Fu costruita nella seconda metà del Cinquecento e ampliata, assumendo la forma attuale, nella seconda metà del Seicento. L'interno apparentemente a croce latina è invece a navata unica. :Infatti tra l'aula e il presbiterio un finto transetto, limitato ad un accenno, si apre con delle false prospettive in stucco che riescono a dare l'impressione dell'esistenza del transetto
Al suo interno sono presenti stucchi di cornici e capitelli di notevole pregio e fattura. Sono presenti diverse tele pregevoli e in apposite nicchie sono presenti le statue dei 4 evangelisti in alto nella navata. La chiesa presenta 2 piccole cupole senza finestre, un campanile alto dall'aspetto barocco simile a quello dell'Annunziata. La facciata presenta un grande finestrone ed è preceduta da una scalinata. - Chiesa del Purgatorio (Chiesa dei Santi Simeone e Caterina), piazza Vittorio Veneto. Fu edificata nel XVIII secolo e presenta una facciata elegante che ricalca lo stile barocco del secolo. L'interno è a pianta centrale con stucchi e fregi ed una piccola cupola decorata.
- Basilica santuario dei Ss. Martiri Nicandro, Marciano e Daria e convento. Situati alla periferia est della città, sulla strada per Isernia, furono edificati su resti romani in parte riutilizzati nella costruzione. Più volte trasformata e restaurata nel 2001, la chiesa presenta interno a due navate e conserva un altare in legno intarsiato e pirografato e le opere pittoriche dell'artista molisano Amedeo Trivisonno, che narrano le vicende dei Santi Martiri a cui è dedicata la chiesa. I portali in bronzo sono opera di Alessandro Caetani. Sotto l'altare maggiore è presente la cripta dove è stato rinvenuto il sepolcro di San Nicandro, nei pressi della quale si raccoglie in un pozzetto un liquido misterioso dettoManna di San Nicandro a cui vengono attribuite doti miracolose. La chiesa è molto frequentata dai devoti soprattutto in prossimità delle feste patronali dei Santi Martiri.
- Chiesa di San Giovanni in Platea (Chiesa di San Francesco), piazza Nicola Maria Merola. Dall'aspetto barocco presenta sulla facciata una statua della Madonna Immacolata. La prima edificazione di tale chiesa risale al XIV secolo e la leggenda vuole proprio essere stata fondata da San Francesco. A causa di diversi terremoti è stata più volte chiusa al culto e restaurata o ricostruita. :L'interno, a navata unica, nei lati presenta diversi altari di marmo e varie tele raffiguranti diverse scene sacre. Sullo sfondo si innalza l'altare marmoreo sul quale si erge un baldacchino dalle forme baroccheggianti all'interno del quale è presente la statua della Madonna sormontata da una corona d'oro. :Dalla chiesa è possibile accedere agli scavi sottostanti, visibili anche attraverso una pavimentazione vetrata in alcuni punti, scoperti con il recente restauro determinato dall'evento sismico del 1984.
- Cimitero militare francese (lungo la strada statale 85 Venafrana direzione Isernia). Su un'estesa zona pianeggiante (70.000 m²) si trova il cimitero di guerra francese, nel quale sono sepolti circa 6000 tombe di soldati del Corps Expeditionnaire Français (ma molte sono state esumate), di cui circa due terzi di origine marocchina, algerina e tunisina, oltre ad alcuni africani (senegalesi?), caduti in gran parte durante la battaglia di Cassino (nov.1943-mag.1944) e nell'aggiramento di Montecassino. Qui sono state traslate le sepolture di Miano. Per essi è stato eretto un monumento che richiama esplicitamente i minareti nord-africani, decorato con piastrelle di ceramica azzurre, che risaltano sul bianco calce delle mura, e con alcune iscrizioni. Al suo interno vi sono alcune tombe, di cui una al milite ignoto musulmano, e tre dedicate a militi con nome, uno Tunisino, uno Algerino, uno Marocchino. Tutte le tombe sono disposte sull'asse Nord-Est Sud-Ovest, con le lapidi rivolte a Nord-Est, ad eccezione di alcune tombe, poste dietro il minareto, di soldati ebrei (riconoscibili dalla stella a sei punte sulla lapide) e animisti (che sulla lapide hanno un "agnostico" sole stilizzato). Questa disposizione delle tombe suggerisce la possibilità che i caduti musulmani, qualora siano stati disposti sul fianco destro, abbiano il volto rivolto verso la Mecca. Su ciascuna lapide è riportato il nome (se noto) e la dicitura (in francese) "Mort pour la France" (morto per la Francia). È da notare che anche fra le tombe cristiane sono riconoscibili nomi arabi e africani.
Siti Archeologici
[modifica]- Anfiteatro romano (Verlasce). È collocato nel centro moderno di Venafro; nonostante nel tempo abbia subito delle sovrapposizioni medievali e seicentesche, rimane visibile la pianta ellittica. L'ellisse aveva il diametro maggiore di 110 metri e quello minore di 85. Si ritiene che le gradinate potessero contenere fino a 15.000 spettatori. Fino a qualche tempo fa, prima che diventasse proprietà statale, in questa struttura erano ospitate le stalle e i depositi di attrezzi agricoli. Questo monumento, unico in Italia insieme al "Parlascio" di Lucca, oggi è in fase di restauro dopo un periodo di relativo abbandono. :Un tempo nei giorni della festività patronale si svolgeva una divertente e caratteristica "corsa dei ciucci" oltre ad altri giochi popolari. Un interessante restauro sta riportando all'antico splendore questo luogo suggestivo e particolare sito in pieno centro urbano.
- Teatro romano. Situato a monte dell'ultimo decumano, è di notevoli dimensioni e presenta una scena (frons scaena) di circa 60 m, con una cavea capace di ospitare 3.500 spettatori. Dopo i vari scavi effettuati e gli interventi per riportarlo alla luce, anche questo monumento risulta abbandonato insieme al vicino odéon. Il teatro dimostra come la città romana fosse nel suo pieno splendore dotata di strutture di intrattenimento tipiche dei centri più importanti. Caratteristica unica del mondo romano è la costruzione di questo teatro nei pressi di un monte così come avveniva per i teatri greci che venivano scavati nella roccia.
- Altri reperti romani, sanniti e medievali. Nei pressi del centro storico sono visibili tracce di un acquedotto romano, della cinta di mura, con una fase di epoca sannitica risalente al IV secolo a.C. ed una in opera poligonale del I secolo a.C., di mura sannitiche. Sempre di origine romana è la "Torricella", una struttura fortificata situata sulla montagna recentemente restaurata e riportata all'antico splendore. Tra gli altri monumenti vi sono anche la cosiddetta "Torre del mercato" ("palazzo Caracciolo"), struttura difensiva di origine medievale con i suoi possenti merli, a difesa di quella che un tempo corrispondeva alla porta orientale di Venafro, e l'acquedotto romano di Venafro sito anche nel territorio comunale di Pozzilli e Montaquila, che riforniva la città dell'acqua proveniente dalle sorgenti del Volturno.
Siti di interesse naturalistico
[modifica]- Oasi naturalistica Le Mortine. L'Oasi Le Mortine è un'area naturale protetta di 110 ha affidata in gestione all'Associazione Pianeta Terra Onlus nei pressi dello sbarramento ENEL per la produzione idroelettrica. :È composto da una zona boschiva igrofila e vaste aree a canneto lungo le sponde del bacino di regolazione. L'area ricade all'interno di un sito di interesse comunitario e una zona di protezione speciale, La vegetazione ripariale che un tempo avvolgeva il Volturno oggi si organizza solo in aree limitate in formazioni igrofile consistenti e dotate di un buon grado di naturalità. Tra di esse assume particolare importanza naturalistica il bosco igrofilo delle Mortine esteso oltre 100 ha, di cui il nucleo boschivo concesso dall'ENEL a Pianeta Terra rappresenta un frammento intatto da almeno 45 anni. :In quest'area, interposta tra le Mainarde ed il Matese, il Volturno penetra una fitta coltre boschiva igrofila, frazionata dai suoi rami secondari che circoscrivono isole impenetrabili dalle caratteristiche uniche nel corso del fiume. Poco prima dello sbarramento dell'ENEL il fiume si allarga e le sue acque lente permettono lo sviluppo di un canneto che borda anche le sponde del contiguo bacino di regolazione. :Pur essendo affidati a Pianeta Terra circa 30 ettari di territorio contiguo all'impianto ENEL "Presa Volturno" (realizzato negli anni cinquanta a seguito di un Decreto Regio del marzo 1942), il comprensorio abbraccia una estesa isola demaniale fluviale ed un lago artificiale, interessando in totale oltre 50 ettari. L'intero comprensorio è da considerare, sia dal punto di vista storico che paesaggistico, il limite settentrionale della Reale Caccia Borbonica di Venafro e Torcino. Dalle lettere di Luigi Vanvitelli (architetto di corte) al fratello Urbano si apprende che le battute di caccia a Venafro si tenevano nei mesi di febbraio e marzo, e duravano una decina di giorni. Durante il soggiorno a Venafro Ferdinando IV andava a cacciare nelle "mene" del Colle di Santa Lucia, Castagneto, Mortina, Castellone, Mortina delle Colonne, Colle di Torcino e Selvone.
- Parco regionale agricolo storico dell'Olivo di Venafro (Parco Oraziano, Campaglione). È il primo parco regionale del Molise, istituito con legge regionale per salvaguardare il patrimonio olivicolo del territorio venafrano, ed è il primo Parco tematico sull'olivo del Mediterraneo. Oltre alla sua valenza agricola e ambientale è uno strumento di promozione turistica del territorio venafrano che oltre al suo valore agricolo è ricco in emergenze storiche ed ecologiche che emergono tra i muretti a secco e i terrazzamenti. Gli olivi di Venafro sono menzionati nelle opere dei massimi poeti latini per l'ottima qualità dell'olio: tra essi Orazio, da cui Parco Oraziano.
- Villa Maria. Nel cuore del centro cittadino sono presenti i giardini pubblici dell'estensione di circa un ettaro, un ambiente ricco di vegetazione e di acque con il laghetto e ruscelli. Nella villa sono presenti un bocciodromo e un campo da basket e pallavolo.
Eventi e feste
[modifica]Cosa fare
[modifica]Acquisti
[modifica]Nel suo territorio si produce un ottimo olio di oliva; Venafro fa parte dell'Associazione nazionale Città dell'olio.
Come divertirsi
[modifica]Dove mangiare
[modifica]Prezzi medi
[modifica]- DOC-Risto-pub beer & wine, Via C. De Utris, 18/20, ☎ +39 328 1784033.
- Ristorante Pizzeria Al Traliccio, Strada Statale 85 Venafrana, ☎ +39 0865 927232, +39 333 7033928.
- Ristorante-Pizzeria Amphitryon, Strada St. 85 Venafrana (località La Madonnella), ☎ +39 0865 903749.
- Ristorante-Pizzeria Il Quadrifoglio, Strada Statale 85 Venafrana, ☎ +39 0865 909886.
- Ristorante La Dorada, Via Appiano, 9, ☎ +39 0865 910000.
- Ristorante Le Mele Blu, Via L. Da Vinci, 10, ☎ +39 0865 904337. È consigliata la prenotazione
- Ristorante Bar Elisa, Via Machiavelli, 16, ☎ +39 0865 903191.
- Eleven Club Risto-pub, Via Mailla, 13, ☎ +39 0865 903340.
- Ristorante-Pizzeria Masaniello, SS 85 Venafrana, kM 18,840, ☎ +39 0865 902263.
- Ristorante Il Ghiottone.
- Ristorante-Trattoria da Gabriella.
- Ristorante La Tana del Conte.
- Ristorante-Pizzeria Jester'S Castle Club.
- Ristorante-Pizzeria La Villa di Lucullo, Via Licinio, ☎ +39 333 3095795.
- Ristornate-Pizzeria La Riviera.
- Ristorante La Cantina, SS 6 diramazione.
- Ristopub Pizzeria Guinness dal Priore, p.zza Cimorelli, n.3/4, ☎ +39 329 4148664.
Dove alloggiare
[modifica]Prezzi medi
[modifica]- Dimora del Prete di Belmonte, Via Cristo 49, ☎ +39 329 6939118, +39 0865 900159, fax: +39 0865 900159, info@dimoradelprete.it.
- 1 Hotel Dora, Strada Statale 85 KM. 24,600, ☎ +39 0865 908006, +39 0865 911100.
- Pensione Elisa, Via Nicolò Machiavelli, 16, ☎ +39 0865 903191, +39 0865 903626.
- Bed&Breakfast Al Melograno, via Marco Terenzio Varrone, 5, ☎ +39 347 4937268.
Prezzi elevati
[modifica]- 2 Venafro Palace Hotel, Strada Statale 85, kM 18,840, ☎ +39 0865 902263. Hotel 4 stelle
Sicurezza
[modifica]- 1 Del Prete, Corso Campano, 124, ☎ +39 0865 900015.
- 2 Sardella, Via Colonia Giulia, 306/310, ☎ +39 0865 904163.
Come restare in contatto
[modifica]Nei dintorni
[modifica]- Isernia — Tra i primi insediamenti paleolitici documentati d'Europa, fu poi fiorente città sannita, capitale della Lega Italica, in seguito Municipium romano. Il suo millenario passato le ha lasciato un importante patrimonio monumentale che si estende fino all'epoca preromana, oltre ad importantissimi reperti della preistoria.
- Cassino — Per secoli centro amministrativo dell'antica Terra di San Benedetto, la città si sviluppa ai piedi del colle su cui sorge la celebre abbazia di Montecassino, per la quale è principalmente conosciuta. Vanta però anche importanti testimonianze del suo passato romano: anfiteatro, teatro, mausoleo, ninfeo, mura urbane del parco archeologico Casinum.
Itinerari
[modifica]- Castelli della provincia di Isernia — Sono numerosi i manieri dell'Appennino molisano nei paesi dell'[Alto Molise]], dell'Isernino e del Venafrano. Alcuni sono diroccati per vicende belliche o per terremoti; altri sono stati recuperati; molti hanno aspetto militaresco, con poche o nessuna evoluzione architettonica esteriore di trasformazione in dimora signorile.