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Pescolanciano
Veduta di Pescolanciano
Stato
Regione
Territorio
Altitudine
Superficie
Abitanti
Nome abitanti
Prefisso tel
CAP
Fuso orario
Patrono
Posizione
Mappa dell'Italia
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Pescolanciano
Sito istituzionale

Pescolanciano è un centro del Molise.

Da sapere[modifica]

Per la sua posizione geografica è da molti considerato la "porta dell'Alto Molise".

Cenni geografici[modifica]

Gran parte del territorio di Pescolanciano e buona parte dell'abitato si estendono lungo il tratturo Castel di Sangro-Lucera che, fatta eccezione per il tratto che attraversa il paese, ha conservato intatte le sue caratteristiche di vasto sentiero erboso. L'ambiente alto collinare è costituito da terrazzamenti a lievi pendenze che vanno a formare morbide colline, conche pianeggianti e lunghe vallate, creando un paesaggio vario ed articolato ma morbido e ondulato.

I campi aperti, a saltus, costituiscono la dominante paesistica di un territorio che è come un immenso pascolo, interrotto, soprattutto ai confini, da vaste aree boschive e chiuso da dolci profili montuosi: siamo nel tipico ambiente appenninico dove la natura si conserva quasi inviolata. L'abitato sorge nel mezzo di due vallate solcate dal fiume Trigno ad est e dal torrente Savone ad ovest. Nella zona meridionale prevale il sistema collinare con la grande fustaia di faggio pura che si estende a ovest fino al maestoso massiccio di Monte Totila (1395 m s.l.m.), mentre a settentrione domina l’altopiano, chiuso a nord-est dalla Riserva di Collemeluccio.

Quando andare[modifica]

Il clima di Pescolanciano è caratterizzato da inverni rigidi, con molte piogge e nevicate, ed estati calde e non eccessivamente torride.

Cenni storici[modifica]

Con la discesa di Federico II il territorio di Pescolanciano era governato da un feudatario, Ruggero di Peschio-Langiano, che ricevette ordine dal re di rimuovere i Caldora di Carpinone, smantellando il loro castello, di assediare Isernia e quei feudi ostili a re Federico. Tale spedizione fu organizzata nel fortilizio allora esistente e da esso prese le mosse nel 1224.

Il feudo, confinante col vicino borgo di Santa Maria dei Vignali, abbandonato dopo il terremoto del 1456, era attraversato da un importante nodo di comunicazione, che collegava le alte località dell'Appennino centrale abruzzese con quelle costiere del “Tavoliere di Puglia”. Detto percorso “tratturale” (Lucera-Castel di Sangro, Pescolanciano-Sprondasino, Sprondasino-Castel del Giudice), era utilizzato non solo dai numerosi pastori e dai loro animali, transumanti in direzione del mare o montagna a seconda delle stagioni climatiche, ma anche da comuni viandanti e da pellegrini diretti in Terra Santa. Questi tratturi divennero pertanto nel corso dei secoli (XIV-XVIII) itinerari strategici sia sotto l'aspetto economico, per le entrate fiscali (fida) garantite dall'attività di transito della pastorizia, sia perché costituirono il diretto collegamento da Roma ai porti pugliesi, all'epoca dei pellegrinaggi e delle crociate. Ciò spiega la presenza lungo tali percorsi di torrioni, castelli, monasteri e chiese ove si celebravano svariati culti e veneravano Santi protettori; strutture queste che risultano essere state difese da raggruppamenti di cavalieri Templari, Teutonici e Gerosolimitani.

Il castello di Pescolanciano, arroccato su uno sperone di roccia ai piedi del monte Totila, sotto il quale si sviluppò il borgo medioevale con le sue mura perimetrali con accessi all'abitato tuttora visibili, assolse a questi compiti di difesa e ospitalità sia sotto i feudatari Carafa che sotto gli Eboli, sin dal XIII secolo. Queste secolari funzioni del borgo e del suo maniero ricevettero “nuovo impulso” con l'avvento di nuovi feudatari. La baronia di “Pescolangiano” con i suoi feudi rustici limitrofi divenne ducato nel 1654 sotto il sesto barone Fabio Jr.(1628-1676) di Agapito(1595-1655).

Il feudo di Pescolanciano acquisì sotto i d'Alessandro un'importanza maggiore per l'accresciuta economia agricolo-pastorale e soprattutto per il suo ruolo di sede centrale delle varie circostanti terre acquisite ed amministrate dal Casato, quali Castiglione, Carovilli, Civitanova del Sannio, Sprondasino, Civitavetere.

Intorno al 1645 fu avviata, ad opera del barone Giovanni(1574-1654), un'attività di allevamento di cavalli “saltatori”, razza selezionata per soddisfare particolari richieste di illustri cavalieri del Regno di Napoli, segnando l'inizio di una tradizione ippica-cavalleresca proseguita fino al XIX secolo. Questa attività gestita dalla famiglia divenne poi anche materia di trattati poetici-letterari sotto il terzo duca Gio. Giuseppe d'Alessandro(1656-1715). Il nipote Mario (1883-1963), figlio di Nicola M.III, fu fin dall'infanzia provetto ed appassionato cavallerizzo e intraprese sin dalla giovane età una esclusiva collezione di carrozze e finimenti, che donò nel 1962 al museo civico di Villa Pignatelli in Napoli in pieno accordo con il mecenatismo dei suoi antenati. Nel rispetto di questa tradizione culturale e sociale è stato fondato nel 1996 il Centro Studi d'Alessandro, con il fine di valorizzare il maniero di Pescolanciano nonché le aree monumentali regionali, così come la storia locale e quelle tradizioni socio-religiose molisane ormai in via di estinzione.

Come orientarsi[modifica]

Mappa a tutto schermo Pescolanciano

Quartieri[modifica]

Il suo territorio comunale comprende anche la frazione La Castagna.

Come arrivare[modifica]

In aereo[modifica]

In auto[modifica]

  • A1 Casello di San Vittore da nord e casello di Vairano da sud sull'autostrada del Sole; poi proseguire per Isernia e Agnone.
  • A14 Casello di Vasto sud sull'autostrada Adriatica, poi percorrere la statale Trignina fino all'uscita di Pescolanciano.

In treno[modifica]

In autobus[modifica]


Come spostarsi[modifica]


Cosa vedere[modifica]

Castello D'Alessandro
  • Castello D'Alessandro. La struttura del castello, a pianta esagonale, ha tutte le caratteristiche di un presidio di difesa perché in posizione elevata e con un ampio raggio di visuale sulla valle sottostante, quella del Trigno, e sul tratturo Castel di Sangro-Lucera, nonché circondato da rocce a strapiombo che lo rendono inaccessibile dai diversi lati. Sembra che sia sorto su un originario sito fortificato sannitico anche se documenti certi d'archivio evidenziano una presenza fortilizia solo dall'epoca di Alboino, intorno al 573 d.C. Alcuni storici ritengono la sua costruzione posteriore e risalente all'epoca di Carlo Magno, circa l'810, o di Corrado il Salico, il 1024.
    Al Seicento si fanno risalire i primi lavori di abbellimento, ampliamento e di consolidamento della struttura fortilizia che fino ad allora doveva essere stata composta da una torre maschio ed una cilindrica, nonché da un corpo a “bastione” merlato a “scarpa”.
    L'ingresso, in principio presso la torre maschio lato nord-est, dal quale le persone avevano accesso probabilmente utilizzando scala retrattile, venne chiuso e riaperto con ponte levatoio, finito nel 1691. Il cortile esterno, precedentemente a gradoni rocciosi, fu fatto spianare in questo periodo e vi furono edificate delle costruzioni dette “pertinenze”, tra cui la “guardiola” con il suo balcone seicentesco arabescato. :Fu costruita una chiesetta gentilizia al centro del fortilizio, i cui lavori di arricchimento con marmi intarsiati, decorazioni a stucco e dipinti vennero ultimati nel 1628. Il luogo sacro ospita dal 1673 il "corpo santo" del martire Alessandro, pervenuto da Roma con l'autentica dell'autorità religiosa competente.
    Ad inizio del XVIII secolo il duca dell'epoca collezionò negli appartamenti di questa dimora molisana una ricca ed interessante pinacoteca di opere pittoriche (209 quadri risultano elencati nell'inventario del 1715, a soggetto religioso, nature morte, battaglie etc.) di famosi autori, quali il Caravaggio, il Brughel, Fracanzano, Pesce. :Il castello divenne, quindi, riferimento culturale di vari personaggi accademici amici del d'Alessandro e continuò ad esserlo con i discendenti.
    La dimora fortilizia dei d'Alessandro riscosse ulteriore fama e riconoscimenti all'epoca dell'intraprendente iniziativa di produzione di raffinati manufatti in ceramica ad opera del sesto duca Pasquale Maria d'Alessandro(1756-1816).
    Tra il 1780 ed il 1795 la piccola fabbrica di ceramiche, collocata nelle pertinenze del castello, sfornò prodotti di varie tipologie e materiali (piatti, vasellame, teiere, zuppiere, nonché busti e soggetti neoclassici in biscuit), tanto da divenire concorrenziale alla regia fabbrica di Capodimonte in Napoli.
    Maestranze napoletane e venete vi prestarono servizio con proprie rispettive esperienze e professionalità. Una tale audace attività imprenditoriale, rivoluzionaria per la provincia molisana e per la secolare economia feudale del Casato, necessitò di sostegni governativi che però, venendo a mancare, ne segnarono la fine.
  • Chiesa parrocchiale di San Salvatore.
  • Chiesa valdese. La storia della Chiesa valdese a Pescolanciano è certamente legata alla storia della presenza valdese in Molise e all'opera in particolare di emigranti di ritorno dagli Stati Uniti d'America e di “evangelisti” attraverso i quali è stato possibile rendere stabile la testimonianza evangelica a Pescolanciano.
    Il 21 maggio 1916 si costruisce un “tempio” con annessa casa pastorale.
    Nonostante le perdite subite nel tempo a causa dell'emigrazione verso il nord Italia la comunità rimane tuttora attiva.
  • Cappella gentilizia di S. Alessandro (compresa nel castello D'Alessandro).
  • Cinta muraria e torre di S.Maria dei Vignali.
  • Musei. Nell'estate 2014 furono inaugurati tre musei:
    • Museo della ceramica di Pescolanciano
    • Museo della civiltà contadina
    • Museo dei castelli d'Italia
    Questo nell'ottica di un progetto di creazione di un paese-museo, che inviti i turisti a seguire un percorso guidato di visita del paese con le sue aree storiche, le chiese, i musei ed il castello.

Siti di interesse ambientale[modifica]

  • Riserva naturale Collemeluccio. Istituita nel 1971, è stata riconosciuta Riserva della biosfera MAB dell'Unesco. La ricca flora comprende l'abete bianco, il cerro e il faggio. Numerose sono le specie animali presenti: caprioli, lepri, tassi, martore, donnole, faine, volpi, scoiattoli, gatti selvatici e cinghiali. Inoltre lo stato di conservazione dell'ecosistema ha consentito che specie come il lupo frequentassero la riserva. L'avifauna comprende il falco pellegrino, il falco pecchiaiolo, il nibbio reale, la balia dal collare, il biancone, la tottavilla, l'averla piccola e la poiana. La presenza di sentieri segnalati, percorribili a piedi e anche in bicicletta, rendono il bosco di Collemeluccio un'area facilmente accessibile e la morfologia morbida e ondulata consente al visitatore di muoversi agevolmente. Tra le mete da segnalare è il punto di belvedere "Colle Gendarme", da cui si può godere di un paesaggio di particolare fascino, i ruderi dell'antico mulino ad acqua sul fiume Trigno e la Fonte Cupa. Completano l'offerta il museo, che ospita i legni e gli animali più rappresentativi della foresta, e l'area attrezzata per la sosta.
Tratturo-Lucera-Castel di Sangro
  • Tratturo Castel di Sangro-Lucera. Il Regio Tratturo Lucera-Castel di Sangro è tra i principali tratturi dell'Italia meridionale. Era una delle direttrici della transumanza, con una lunghezza di circa 130 km.
    Si distacca dal Tratturo Pescasseroli-Candela a Ponte Zittola presso Castel di Sangro in Abruzzo e arriva a Lucera in Puglia, dove si raccorda con il Tratturo Celano-Foggia nei pressi di Vigna Nocelli.
    Nel suo percorso passa nei pressi di Campobasso (a Taverna del Cortile, sulla SS87 verso Ripalimosani), dove è interconnesso al tratturo Pescasseroli-Candela ed al tratturo Celano-Foggia dal braccio Centocelle-Cortile-Matese, e si immette in Puglia nei pressi del Lago di Occhito. Altra interconnessione è quella con il tratturo Celano-Foggia ed il tratturo Ateleta-Biferno tramite il tratturello Castel del Giudice-Sprondasino-Pescolanciano.


Eventi e feste[modifica]

  • Festa di Sant'Anna e "sfilata dei covoni". Il rito della "sfilata dei covoni" si inserisce nella Festa di Sant’Anna e nasce come ringraziamento verso la Santa da parte dei sopravvissuti al grande terremoto del 26 luglio 1805. In tale occasione, come in tanti altri riti tradizionali del Molise, si fondono elementi di devozione religiosa con elementi più antichi appartenenti alla cultura contadina. I covoni costituiscono anche la rappresentazione della gratitudine alla madre Terra, motivo quindi di gioia collettiva per la mietitura del grano appena conclusa. Il 25 luglio di ogni anno, al tramonto, i pescolancianesi portano in sfilata "r' manuocchiæ", covoni di grano donati simbolicamente alla santa, con un coinvolgimento popolare di particolare bellezza e suggestione.


Cosa fare[modifica]


Acquisti[modifica]


Come divertirsi[modifica]


Dove mangiare[modifica]

Prezzi medi[modifica]

  • 41.67166214.3443621 Ristorante pizzeria Nostrano, Contrada Campaglioni, +39 366 8741727.


Dove alloggiare[modifica]

Prezzi medi[modifica]

  • 41.68127314.3306811 Albergo Ristorante Cona, Strada Statale Garibaldi 199, +39 0865 832241.


Sicurezza[modifica]


Come restare in contatto[modifica]

Poste[modifica]


Nei dintorni[modifica]

  • Agnone — Antica città sannita, conosciuta a livello mondiale per la tradizionale e plurisecolare costruzione artigianale delle campane, ha un interessante centro storico e una dotazione di infrastrutture turistiche in espansione.
  • Isernia — Tra i primi insediamenti paleolitici documentati d'Europa, fu poi fiorente città sannita, capitale della Lega Italica, in seguito Municipium romano. Il suo millenario passato le ha lasciato un importante patrimonio monumentale che si estende fino all'epoca preromana, oltre ad importantissimi reperti della preistoria.
  • Pietrabbondante — I resti delle fortificazioni e dello spettacolare Teatro sannita di Monte Saraceno testimoniano la presenza umana sul territorio di Pietrabbondante sin da epoca remota. Nei pressi del centro abitato si trovano i resti dell'antico insediamento che fu il più importante santuario e centro politico dei Sanniti tra il II secolo a.C. e il 95 a.C.

Itinerari[modifica]


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