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Moggio Udinese
Moggio Udinese - L'Abbazia di San Gallo vista dal ponte sul Fella
Stato
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Territorio
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Moggio Udinese
Sito istituzionale

Moggio Udinese (Mueç in friulano, Mosach in tedesco, Možac in sloveno) è un centro del Friuli-Venezia Giulia.

Da sapere[modifica]

Cenni geografici[modifica]

Il paese è circondato dalle alte vette delle Alpi Giulie e delle Alpi Carniche: a sud domina il gruppo del Plauris (1.958 m), a ovest la piramide calcareo - dolomitica del monte Amariana (1.906 m), a nord si ergono imponenti la Creta Grauzaria (2.065 m) e il Zuc dal Bôr (2.195 m), mentre a est vi è il gruppo del Canin. Dista 17 km da Tolmezzo, 20 da Gemona del Friuli, 26 da Pontebba.

Cenni storici[modifica]

Ritrovamenti archeologici e numismatici attestano l'esistenza di una vedetta o castelliere di epoca romana, che dal colle di Santo Spirito dominava buona parte della valle del Fella.

Nell'XI secolo il conte Cacellino, nobile carinziano, conte palatino e supremo maestro della corte imperiale, possedeva vasti territori in patria e in Friuli, fra cui il castello di Moggio. Disponendosi a partire per la Terra Santa nel 1070 o 1072 secondo la leggenda avrebbe lasciato i suoi beni al cugino Federico, patriarca di Aquileia, per edificare nel luogo del castello un monastero benedettino, che godesse delle rendite e dei possessi del castello. Il 9 giugno del 1119 il patriarca Voldarico I fece consacrare il monastero di Moggio da Andrea Emona (vescovo di Cittanova d'Istria). Il monastero fu intitolato a San Gallo, come il celebre monastero in Svizzera del quale il patriarca era stato abate. Per accrescere il prestigio della nuova abbazia il patriarca le concesse vasti beni in Carinzia, in Friuli e in Carnia. Accordò inoltre la supremazia sulle pievi di Cavazzo, di Dignano e di Gorto.

Dopo la bolla di Lucio III (1185) gli abati moggesi furono immediatamente soggetti solo alla Santa Sede. L'abbazia fu saccheggiata dai soldati germanici dell'imperatore Corrado IV. Ghiberto da Marano sul Panaro, contemporaneo e vicario generale del patriarca Bertrando di San Genesio, ne fu abate dal 1329 al 1349, anno in cui venne assassinato. Dall'abate dipendevano parrocchie o cure, sulle quali esercitava la propria giurisdizione per mezzo di pievani, curati o cappellani, secolari o regolari, nominati da lui; l'amministrazione avveniva per mezzo di camerari, che erano tenuti a presentarsi per la visita di omaggio ogni anno, nella solennità della consacrazione del monastero od in quella del santo patrono San Gallo (16 ottobre). Per la giurisdizione temporale l'abate era feudatario del patriarca di Aquileia ed aveva piena ed intera giurisdizione con mero e misto impero compreso il jus sanguinis e con molte alte prerogative, sopra l'intera valle del Fella e sulla villa di Baiuzzo in Friuli. Aveva diritto di voto nel parlamento del Friuli. I documenti di XIII e XIV secolo enumeravano 146 possessi fondiari.

Con il Quattrocento la giurisdizione e l'amministrazione dell'abbazia vennero affidate dagli abati, divenuti commendatari, a loro vicari e procuratori. Nel 1420 passò nel territorio della Repubblica di Venezia. San Carlo Borromeo fu abate di Moggio dal 1561 al 1566

Con la morte del conte Felice Faustino Savorgnano (1773) la chiesa abbaziale venne convertita a semplice chiesa parrocchiale e la giurisdizione feudale posta all'incanto e acquistata per 44000 ducati dai signori Mangilli e Leoni che assunsero il titolo di marchesi di San Gallo. Soltanto con il 1869 papa Pio IX restituì alla pieve di Moggio il titolo di chiesa abbaziale.

Moggio passò nel 1815 con il Congresso di Vienna sotto il dominio dell'Austria. Con la terza guerra di indipendenza (1866) entrò a far parte del Regno d'Italia.

Durante la prima guerra mondiale fu sede del comando militare del settore Val Fella e del distaccamento a Bevorchians. Nel 1917 il ponte di ferro sul Fella che univa Moggio alla strada statale venne fatto saltare dagli artificieri italiani in occasione della rotta di Caporetto.

Nel 1976 il comune subì danni consistenti dal terremoto del Friuli.

Come orientarsi[modifica]

Mappa a tutto schermo Moggio Udinese

Quartieri[modifica]

Il paese si divide nei due nuclei di Moggio di Sotto (341 m) e Moggio di Sopra (381 m).

Il suo territorio comunale comprende anche i paesi di Bevorchians, Campiolo, Dordolla, Grauzaria, Moggessa, Monticello, Ovedasso, Pradis-Chiaranda e Stavoli.

Come arrivare[modifica]

  • 45.821413.4851 Aeroporto Friuli-Venezia Giulia, via Aquileia 60 (a Ronchi dei Legionari), +39 0481 773224.

In auto[modifica]


Come spostarsi[modifica]


Cosa vedere[modifica]

Moggio Udinese - Abbazia di San Gallo
  • 46.404413.18831 Abbazia di San Gallo (Moggio di Sopra). L'abbazia di San Gallo è un monastero situato sul colle di Santo Spirito. L'abbazia benedettina fu fondata nel 1085 da Federico di Moravia, patriarca di Aquileia, ma probabilmente in precedenza vi era una stazione di osservazione romana, come si deduce da una lapide che è murata in una colonna del chiostro. L'abbazia fu consacrata dal patriarca Ulrico di Eppenstein nel 1119 ed era dipendente dall'Abbazia di San Gallo in Svizzera. In breve tempo acquisì il dominio su tutta la valle. Inoltre, gli abati di Moggio ebbero diritto di voto nel Parlamento della Patria del Friuli e le loro contese per questioni confinarie, prima con i Conti di Gorizia e successivamente con la comunità di Venzone, coinvolsero nel XIV secolo anche i duchi d'Austria. L'abbazia fu soppressa nel 1776.
    Nel corso del XVI secolo ne fu abate commendatario san Carlo Borromeo. L'antica torre, che per secoli era stata sede dei giudizi abbaziali, nel 1800 venne trasformata in carcere.
    L'abbazia fu semidistrutta dal terremoto del Friuli del 1976, dopo essere stata danneggiata da quelli del 1348 e del 1511.
    Dal 1985 è un monastero femminile di clausura dell'Ordine di Santa Chiara.
    Abbazia di San Gallo (Moggio Udinese) su Wikipedia abbazia di San Gallo (Q3603217) su Wikidata
Veduta del Parco naturale delle Prealpi Giuliel 01
  • Palazzo delle Prigioni. Antica torre medievale dell'Abbazia di San Gallo, vi si amministrava la giustizia. Nell'Ottocento divenne sede carceraria..
  • 46.33813.3182 Parco naturale delle Prealpi Giulie. Il Parco naturale delle Prealpi Giulie ricade in parte nel territorio di Moggio, oltre che di altri comuni confinanti. Dotato di percorsi ciclabili, escursionistici, alpini, consente un'immersione totale nella ricca natura delle Alpi friulane che offrono una grande diversità di specie arboree ed animali.
    Numerosi sono i rifugi alpini in cui rifocillarsi, pernottare, e da utilizzare come tappe per percorsi montani di più giornate.
    Il territorio del parco, istituito nel 1996, si estende su 9.402,00 ettari tra le prealpi e le alpi Giulie. Le cime principali sono il Monte Canin (2.587 m), il Monte Plauris (1.958 m), la catena dei Monti Musi (1.869 m).
    Parco naturale delle Prealpi Giulie quì su Wikivoyage Parco naturale delle Prealpi Giulie su Wikipedia parco naturale delle Prealpi Giulie (Q3895650) su Wikidata
Bagni di Lusnizza - la chiesa
  • 46.50166713.3786113 Bagni di Lusnizza. È la frazione del comune che si incontra andando da Pontebba verso Tarvisio ed è formata da due borghi separati da un prato in cui sorge la chiesa del paese, dedicata a San Gottardo. La località è nota per la sorgente di acque solforose che scaturiscono dal Rio del Solfo, qualche centinaio di metri ad est del borgo superiore.
    Ebbe una qualche notorietà in passato, ma attualmente l'acqua termale non viene sfruttata, anche se da decenni sono in corso progetti per un suo utilizzo.
    Bagni di Lusnizza su Wikipedia Bagni di Lusnizza (Q799942) su Wikidata


Eventi e feste[modifica]


Cosa fare[modifica]


Acquisti[modifica]


Come divertirsi[modifica]


Dove mangiare[modifica]

Prezzi medi[modifica]


Dove alloggiare[modifica]

Prezzi medi[modifica]


Sicurezza[modifica]


Come restare in contatto[modifica]

  • 46.41051413.1947283 Poste italiane, Piazzetta Sandro Pertini, 1/A, +39 0433 50112.


Nei dintorni[modifica]

  • Tolmezzo — In un'ampia vallata nell'Arco alpino friulano, la città è il centro più importante della Carnia e ne è quindi considerato di fatto il capoluogo.
  • Gemona del Friuli — La ricostruzione della città dopo il terribile terremoto del 1976 che la mise in ginocchio è un esempio ineguagliato del valore della sua gente che oltre alle abitazioni ha ricostruito, pietra per pietra, il suo bel Duomo così com'era.


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