Santarcangelo di Romagna | ||
Stemma e Bandiera | ||
Stato | Italia | |
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Regione | Emilia-Romagna | |
Territorio | Valmarecchia | |
Altitudine | 42 m s.l.m. | |
Superficie | 45,01 km² | |
Abitanti | 22.295 (2019) | |
Nome abitanti | Santarcangiolesi | |
Prefisso tel | +39 0541 | |
CAP | 47822 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Patrono | San Michele Arcangelo (29 settembre) | |
Posizione
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Sito istituzionale |
Santarcangelo di Romagna è una città dell'Emilia-Romagna.
Da sapere
[modifica]A Santarcangelo, dagli anni novanta, si è stabilita la più consistente ed artisticamente attiva comunità mutoide d'Europa. Essi nel 1991 hanno fondato Mutonia, villaggio costruito in un ex cava abbandonata nei pressi del fiume Marecchia.
Cenni geografici
[modifica]Santarcangelo è bagnata da due fiumi: l'Uso e il Marecchia, da cui prende origine l'omonima vallata: la Val Marecchia. Si sviluppa attorno al colle Giove alto circa 90 metri. Il territorio comunale si estende a ridosso delle prime colline dell'Appennino romagnolo. A poca distanza (circa 10 km) si trovano Rimini e la Riviera romagnola.
Cenni storici
[modifica]In epoca romana da Santarcangelo di Romagna passava la via Emilia, che collegava Ariminum (Rimini) con Placentia (Piacenza) per poi continuare, grazie a un prolungamento successivo, fino a Milano (Mediolanum).
Dal XIII secolo fu dominata dai conti Ballacchi, famiglia antiquitate generis et gloria maiorum originaria forse di Santarcangelo stesso oppure, secondo altre fonti meno accreditate, di Rimini, poi spodestata agli inizi del XV secolo dai Malatesta, nemici di vecchia data. Il dominio dei Ballocchi ebbe una conclusione con le pesanti sconfitte politiche e la scomunica del suo ultimo esponente, Paolo, rimosso dal controllo della città da papa Bonifacio IX e ridotto alla vita di Cavaliere privato.
Come orientarsi
[modifica]Il suo territorio comunale comprende anche i paesi di Ciola-Stradone, Canonica, La Giola, Montalbano, San Martino dei Mulini, San Michele, Sant'Ermete, San Vito, Casale San Vito e Sant'Agata-San Bartolo.
1 Piazza Ganganelli è il fulcro della città. Vi spiccano l'arco dedicato a Lorenzo Ganganelli (Papa Clemente XIV) del 1777 e il monumento ai caduti di Bernardino Boifava del 1925. È circondata da portici che indicano ancora la fiorente attività commerciale.
2 Parcheggio Francolini area di parcheggio a due passi dal centro storico.
Come arrivare
[modifica]In aereo
[modifica]- Aeroporto di Rimini (a 16 km circa)
- Aeroporto di Forlì (a 37 km circa)
- Aeroporto Ancona (100 km circa)
- Aeroporto di Bologna (a 115 km circa)
In auto
[modifica]In nave
[modifica]- Porto di Rimini (a 11 km circa da Santarcangelo di Romagna):
- Porto di Cesenatico [link non funzionante] (a 20 km circa da Santarcangelo di Romagna)
- Porti di Ravenna: La provincia di Ravenna è fornita di molti punti di ormeggio in zone della costa particolarmente interessanti o vicini ai centri cittadini principali. I principali porti, (poco distanti dal centro della città) sono:
- Porto di Ancona (a 108 km circa da Santarcangelo di Romagna).E' collegato con i porti di Grecia, Croazia, Turchia, Albania, Montenegro.
In treno
[modifica]- Stazione di Santarcangelo di Romagna
- Stazione di Rimini (distante solo 10 km circa) e prendere l'autobus di linea per Santarcangelo.
In autobus
[modifica]- Autolinee AM Rimini [link non funzionante] (Agenzia Mobilità provincia di Rimini): E' la principale azienda di trasporto pubblico che opera nel territorio riminese.
- Autolinee Satam collegano la città di Rimini con molte città italiane.
Come spostarsi
[modifica]Cosa vedere
[modifica]- 1 Chiesa collegiata della Beata Vergine del Rosario. È il principale edificio di culto cattolico della città e risale al XVIII secolo.
La chiesa fu costruita tra il 1744 e il 1758 su progetto di Giovan Francesco Buonamici, già architetto del duomo di Ravenna (1734). La nuova chiesa assorbì tutti i beni dell'antica pieve di San Michele Arcangelo, fino a quel momento l'edificio di culto più importante della città. Tra le opere più rilevanti provenienti dalla vecchia pieve vi è il crocifisso di scuola riminese, attribuito da taluni a Pietro da Rimini e conservato nel braccio destro del transetto.
L'interno richiama, per sobrietà, lo stile bolognese e quello romano. Nel presbiterio vi sono: al centro San Michele arcangelo con i santi Francesco e Agata di Giovan Gioseffo Dal Sole, a destra Sant'Ignazio in estasi di Guido Cagnacci e a sinistra un polittico di Jacobello di Bonomo (1385), proveniente dalla distrutta chiesa di San Francesco. All'altare del Santissimo Sacramento vi è un Adorazione dei pastori di Giovanni Battista Barbiani (1632), mentre all'altare della presentazione di Gesù vi è una Presentazione di Gesù al tempio, opera di Gaetano Mancini (1731). Sant'Antonio Abate e Isidrio Agricola, posto sull'altare dedicato ai due santi, è opera del Centino, al secolo Giovan Francesco Nagli (1649). Nel secondo altare di sinistra si trova la tela Gesù bambino, san Giuseppe e san Eligio, opera di Guido Cagnacci (1635). All'altare della Madonna Addolorata vi è una scultura in cartapesta, un Compianto di scuola romagnola risalente al primo quarto del XX secolo. La scultura proviene dal secondo altare della Cappella Zampeschi, ora sconsacrata. I tre altari della cappella furono distrutti dal crollo del tetto causato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
L'organo, con cassa armonica in tardo rococò, è di Gaetano Callido (1779). All'interno vi è una cappella in cui è conservato il corpo del beato Simone Balacchi (1240-1319).
- 2 Pieve di San Michele Arcangelo. È una pieve bizantina risalente al VI secolo, dedicata a Maria Assunta, è considerata la chiesa più antica del riminese ancora esistente.
Da recenti scavi sembra che la pieve sia stata edificata su un edificio absidato più antico, probabilmente un tempio pagano. L'edificio è stato costruito nel VI secolo da maestranze bizantine, su modello delle chiese ravennati bizantine di età giustinianea. Questo fatto non è strano, in quanto all'epoca Rimini era parte della pentapoli bizantina, e la chiesa di Ravenna godeva di ampi possedimenti tra Emilia-Romagna e Marche. :Nel IX-X secolo era attestata con l'agiotoponimo di: basilica Sancti Archangeli fundata in loco qui dicitur Acervulis (basilica di Sant'Arcangelo fondata nel luogo detto Acervoli o Acerboli). Acervulis deriva dal latino Acervus, ossia mucchio di mattoni, e richiamava la presenza in zona di fornaci per la fabbricazione di mattoni. Il campanile è del XII-XIII secolo. Cadde in declino a partire dal XVIII secolo, ossia dalla costruzione della chiesa collegiata della Beata Vergine del Rosario che assorbì tutti i beni della pieve. L'edificio è stato restaurato nel 1912.
L'esterno è in mattoni sottili, caratteristica comune alle chiese ravennati. La facciata è caratterizzata dalla presenza, al centro, del campanile di epoca successiva. Nel campanile vi è l'entrata principale, unica rimasta delle originarie sette. L'abside, esternamente poligonale, è sovradimensionata rispetto all'edificio, probabilmente perché ingloba i resti del precedente edificio pagano. L'interno, a navata unica, è stato spogliato del pavimento musivo e delle decorazioni marmoree, di cui sopravvivono solo alcuni frammenti. L'uso continuato nel tempo è testimoniato da reperti di varie epoche. L'altare poggia su un cippo altomedievale, scolpito con decorazioni fitomorfe, tralci di foglie, e zoomorfe, un uccello rapace che artiglia e solleva un piccolo quadrupede. L'originale Crocifisso trecentesco è stato spostato nella collegiata, mentre è ancora visibile un affresco staccato del XV secolo, raffigurante san Sebastiano. - Cappella Zampeschi, via della Cella. La facciata di questa piccola chiesetta, ora sconsacrata, è l'unica struttura della via rimasta illesa durante la seconda guerra mondiale.
- 3 Chiesa di Sant'Agata Vergine e Martire (nella frazione di Montalbano). La chiesa parrocchiale della frazione di Montalbano risale al XIV secolo. Quando Papa Innocenzo VI eresse il vicariato di Santarcangelo, nel 1357 venne citata come parrocchia già esistente. In quel periodo era sussidiaria della pieve di San Giovanni in Compito. Tra il 1610 ed il 1618 venne ristrutturata in modo completo, demolita e ricostruita con nuovo aspetto da basilica, con ampia sala a tre navate, cioè con dimensioni adatte alle esigenze della popolazione di fedeli.
Nel XX secolo fu oggetto di un nuovo e definitivo intervento restaurativo con la riparazione dei danni che si erano evidenziati nel periodo precedente. Vennero ricostruiti gli altari, rifatte le ampie vetrate in stile romanico, sistemata la volta interna e decorata la parte presbiteriale.
Dopo il secondo conflitto mondiale è stata oggetto di un importante lavoro di ripristino generale, con la ricostruzione di quasi tutte le parti dell'edificio. - 4 Arco di papa Clemente XIV. Accesso monumentale a Piazza Ganganelli, fu voluto dai santarcangiolesi nel 1769, anno in cui il concittadino cardinale Lorenzo Ganganelli venne eletto papa con il nome di Clemente XIV. Fu progettato dall'architetto imolese Cosimo Morelli, ma fu terminato solo nel 1777, tre anni dopo la morte del pontefice. Secondo una tradizione folcloristica, l'arco è oggi conosciuto come l'Arco dei Becchi o Arco dei cornuti. Difatti, durante la festa più importante di Santarcangelo di Romagna, san Martino (11 novembre), vengono fissate delle corna sotto l'arco e la tradizione vuole che, se passando sotto ad esse queste si muovono, vuol dire che si è cornuti.
- Pescheria. Aperta quotidianamente rappresenta il principale mercato del pesce della città. Realizzata nel 1829 su progetto del santarcangiolese E. Maggioli, è caratterizzata da una semplice struttura in mattoni con quattro ampie porte di accesso, sulle quali sono ancora visibili i cancelli originali in ferro battuto e i banchi di pietra della vicina Repubblica di San Marino.
- Campanone. Situato nel cuore del borgo medievale di Santarcangelo di Romagna è, insieme all'Arco di Papa Clemente XIV, il monumento più identificativo della città. Costruito nel 1893, alto 25 metri, in stile neogotico con merlatura in alto e coronato dall'immagine di San Michele Arcangelo in ferro battuto a mano indicante la direzione del vento. Ancor oggi indica l'ora esatta agli abitanti della città con i suoi tipici rintocchi di campana.
- Porta del Campanone Vecchio. Risalente al XII-XIII secolo, costituisce il più antico accesso della prima fortificazione costruita sul Colle Giove. Un tempo era sormontata da una torre campanaria, ma nel 1880 circa la popolazione, dato che considerava la torre fatiscente, decise di abbatterla. Oggi sono ancora visibili i resti della prima cinta muraria in prossimità della porta.
- Porta Cervese. Risale al XV - XVI secolo ed è conosciuta anche come la Porta del Sale (dato che si immette sulla via che in passato collegava Santarcangelo con la città salinara di Cervia), unico accesso rimasto intatto della seconda cinta muraria che proteggeva la città voluta dalla famiglia Malatesta.
- Fontana di Tonino Guerra. Ideata da uno dei cittadini più illustri di Santarcangelo di Romagna, Tonino Guerra, la fontana si trova all'ingresso del parco cittadino Campo della Fiera. La fontana è a sua volta costituita da due fontane (quella del prato sommerso e quella dei fiori di pietra). Al centro è situata una composizione dell'artista Fausto Baldessarini costituita da quattro sculture in vetro. In città sono presenti poi altre fontane ideate sempre da Tonino Guerra.
- Stamperia Marchi. Una delle botteghe più antiche della Romagna, conserva l'intero patrimonio decorativo del territorio romagnolo, tuttora visibile nelle classiche tele stampate a mano romagnole. Fin dal 1633 vi è custodito un antico mangano, unico al mondo ancora utilizzato per la stiratura degli antichi tessuti di canapa e cotone. Il mangano è un argano a forza umana, già documentato dall'Encyclopédie di Diderot e D'Alambert: due operai camminano dentro la sua ruota lignea di cinque metri di diametro; l'argano muove una grande pietra posta su due rulli di legno ("subbi"); la tela avvolta sul subbo viene così stirata. La tela manganata viene poi decorata utilizzando tutt'oggi i metodi di una volta, con stampi in legno di pero intagliati a mano e antichi impasti di colore, come quello ottenuto dalla ruggine del ferro. La tela, una volta asciutta, viene infine immersa in un bagno acido, che fissa definitivamente il colore delle decorazioni, rendendole indelebili.
- Rocca Malatestiana. È stata voluta e costruita, come molte altre rocche presenti in Romagna, dalla famiglia Malatesta, in particolare da Carlo Malatesta nel 1386. La struttura è caratterizzata da un'alta torre del XIV secolo. La Rocca assunse però solo nel 1447 la struttura che ancora oggi conserva grazie agli ultimi interventi voluti da Sigismondo Pandolfo Malatesta. Si pensa che al suo interno sia avvenuta la vicenda di Paolo e Francesca. Oggi è di proprietà privata della nobile famiglia Colonna originaria di Napoli.
- Grotte. Nella parte orientale del colle Giove di Santarcangelo di Romagna sono scavati nell'arenaria e nell'argilla circa 150 ipogei che formano un percorso sotterraneo di circa 5–6 km. La maggior parte risale al periodo medievale, quando vennero utilizzati come depositi e cantine per la conservazione del Sangiovese (dato che la temperatura è costantemente di circa 12 °C e l'umidità dell'80-90%). Altri, secondo gli studiosi, hanno avuto origini più antiche, utilizzate in particolare come grotte paleocristiane e luoghi di culto romano o bizantino. Durante la Seconda guerra mondiale sono stati ottimi rifugi per gli abitanti della città e, per questo motivo, furono messi tutti in comunicazione.
Musei
[modifica]- Museo Etnografico degli Usi e Costumi della Gente di Romagna (MET). Raccoglie e conserva le testimonianze del territorio e delle sue tradizioni popolari soprattutto legate al lavoro contadino. Il Museo, inaugurato nel 1981, nasce dal paziente ed appassionato lavoro di raccolta promosso ed attivato, dalla fine degli anni '60, da un gruppo di volontari. La storia del MET è iniziata da quel 1971 che vide realizzarsi una idea di museo dedicato all'identità culturale ed alle tradizioni popolari.
- Museo Storico Archeologico (MUSAS). Situato all'interno del seicentesco Palazzo Cenci, il museo custodisce il patrimonio archeologico e artistico della città.
- 5 Museo del Bottone, via della Costa 11. Il museo ospita una collezione di bottoni (dagli 8.500 iniziali si è arrivati a 10.500)divisa in tre sezioni (la storia del 1900 - i bottoni del 1700-1800 - le curiosità dal mondo). È il primo e l'unico del suo genere in Italia: la sua caratteristica è il racconto della storia sociale, politica, culturale e di costume proprio tramite i bottoni. La visita guidata permette ai visitatori di interagire con i reperti esposti.
Eventi e feste
[modifica]Cosa fare
[modifica]Acquisti
[modifica]Come divertirsi
[modifica]Dove mangiare
[modifica]Prezzi modici
[modifica]- 1 Osteria del Campanone, Piazzetta Galassi, 8.
Prezzi medi
[modifica]- 2 La Sangiovesa, Piazza Beato Simone Balacchi, 14, ☎ +39 0541 620710. €€. Lun-Sab 19:00-23:00 Dom 12:30-14:30 / 19:00-23:00.
Dove alloggiare
[modifica]Sicurezza
[modifica]Come restare in contatto
[modifica]Poste
[modifica]- 3 Poste italiane, Piazza Guglielmo Marconi, 3, ☎ +39 0541 685411.
Nei dintorni
[modifica]Informazioni utili
[modifica]- 4 IAT - Ufficio informazioni turistiche, Via Cesare Battisti, 5, ☎ +39 0541 624270.
Altri progetti
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