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La rotta di Enea
Il cavallo di Troia all’ingresso dell'omonimo sito
Tipo itinerario
Stato
Inizio
Fine
Sito del turismo

La rotta di Enea è un itinerario che si sviluppa attraverso le principali nazioni in cui è approdato Enea nell'Eneide di Virgilio.

E' stato riconosciuto come il 45° Itinerario Culturale a livello europeo.

Logo Itinerari culturali del Consiglio d'Europa

Introduzione[modifica]

Nella sua fuga, da Troia fino a Roma, Enea ha viaggiato per parecchi luoghi del Mediterraneo.

Come arrivare[modifica]

Per approfondire, vedi: Come arrivare a Troia.

Si potrebbe partire dalla citta di Troia in Turchia.

Tappe[modifica]

Mappa a tutto schermo La rotta di Enea

Turchia[modifica]

  • 39.957526.2388891 Troia (Ilio) — Da qui è fuggito Enea con il padre Anchise in spalla.
  • 39.57583326.7905562 Antandro Antandro su Wikipedia (Antandros) — Si ritiene che la città fosse localizzata sulla collina di Devren, tra l'attuale villaggio di Avcılar e la città di Altınoluk. Ascanio, figlio di Enea, governò la città di Antandro fino a quando non fu catturato dai Pelasgi; il riscatto per la sua liberazione era la consegna della città.
  • 40.7247226.08253 Enez Enez su Wikipedia (Eneade) —

Grecia[modifica]

  • 37.39333325.2711114 Delo Delo su Wikipedia
  • 35.51666724.0166675 Pergamea a Creta vicino Chania — Pergamo è il nome della città che Enea e il suo equipaggio iniziarono a fondare sull'isola di Creta.
La mensa dei Troiani insozzata dalle Arpie
  • 37.25216 Strofadi Strofadi su Wikipedia – Dopo aver lasciato Creta, i Troiani vengono coinvolti in una tempesta marina di tre giorni che li priva di ogni orientamento. Il quarto giorno sbarcano sulle Strofadi dove trovano incustodite mandrie di bovini e piccoli animali.

«[...] Le isole Strofadi dette con nome greco, stanno / nel grande Ionio, e sono la crudele Celeno / e le altre Arpie a popolarle, da quando fu chiuso il palazzo di Fineo / e per il terrore abbandonarono le mense i precedenti abitanti. / Non c'è mostruosità più triste di quelle, né alcuna più crudele / peste e l'ira degli dei sprigionò dalla palude Stigia. / Virginei volti di esseri alati, schifosissimo flusso / dal ventre, artigli adunchi e sempre emaciate / le facce per la fame?»

(III, 210-217)
Affamati, li massacrano in sacrificio a Giove e banchettano ma vengono attaccati dalle arpie che macchiano il cibo con le loro deiezioni. I ripetuti tentativi di sacrificio vengono vanificati dai ripetuti attacchi delle disgustose creature alate. Enea decide di andare in guerra e tende loro un'imboscata; con questo stratagemma le arpie vengono respinte, ma una di esse di nome Celeno, citando le supreme autorità Apollo e Giove, profetizza una terribile carestia al loro arrivo in Italia: dovranno addirittura mangiare alle mense.

Albania[modifica]

  • 39.74606720.02053410 Butrinto Butrinto su Wikipedia (Butroto) — Lo storico Dionigi di Alicarnasso scrisse che Enea visitò Butrinto dopo la sua stessa fuga dalla distruzione di Troia.

Italia[modifica]

  • 40.00818.426511 Castro Castro (Puglia) su Wikipedia (Castrum Minervae) — Il poeta Virgilio, nell'Eneide, colloca il primo approdo di Enea in Italia a Castrum Minervae (di fronte a Butroto, nell'Epiro); il suo porto era dominato da un alto promontorio alla sommità del quale si ergeva il maestoso tempio consacrato alla dea Minerva.
  • 39.02527817.20222212 Capo Colonna Capo Colonna su Wikipedia (Hera Lacinia)
  • 37.75083514.9932213 Etna — Sbarcato in Sicilia, scampò con i suoi uomini ad un attacco del ciclope Polifemo, e nel contempo salvò Achemenide un superstite dei compagni di Ulisse.

«Ma sì d'Etna vicino, che i suoi tuoni / E le sue spaventevoli ruine / Lo tempestano ognora. Esce talvolta / Da questo monte a l'aura un'atra nube / Mista di nero fumo e di roventi / Faville, che di cenere e di pece / Fan turbi e groppi, ed ondeggiando a scosse / Vibrano ad ora ad or lucide fiamme / Che van lambendo a scolorir le stelle; / E talvolta, le sue viscere stesse / Da sè divelte, immani sassi e scogli / Liquefatti e combusti al ciel vomendo / In fin dal fondo romoreggia e bolle.»

(III, 897-909)
  • 38.01666712.51666714 Trapani
  • 37.94071212.83756715 Segesta Segesta su Wikipedia
  • 38.037512.587516 Erice (Elyma) — Secondo Tucidide Erice (Eryx, Έρυξ in greco antico) fu fondata dagli esuli troiani, che fuggendo nel Mar Mediterraneo avrebbero trovato il posto ideale per insediarvisi; sempre secondo Tucidide, i Troiani unitisi alla popolazione autoctona avrebbero poi dato vita al popolo degli Elimi. Fu contesa dai Siracusani e Cartaginesi sino alla conquista da parte dei Romani nel 244 a.C. Virgilio la cita nell'Eneide, con Enea che la tocca due volte: la prima per la morte del padre Anchise, un anno dopo per i giochi in suo onore. Virgilio nel canto V racconta che in un'epoca ancora più remota vi campeggia Ercole stesso nella famosa lotta col gigante Erix o Eryx, precisamente nel luogo dove poi si sfidarono al cesto il giovane e presuntuoso Darete e l'anziano Entello.

Tunisia[modifica]

Didone ed Enea, affresco romano di Pompei
  • 36.85255810.32346117 Cartagine — L'odio secolare tra i romani e i cartaginesi nasce secondo la leggenda dall'amore tra la regina Didone ed Enea che giunse tra le sponde di Cartagine e venne accolto dalla regina con cui poi ebbe una relazione. Il rapporto divenne intenso ma Enea ad un certo punto decise di partire lasciando nella disperazione Didone che scelse di uccidersi con la spada regalatale dallo stesso Enea, lanciando anche una maledizione al futuro popolo romano.

«Nè mai tra queste genti / Amor nasca, nè pace; anzi alcun sorga / De l’ossa mie, che di mia morte prenda / Alta vendetta, e la dardania gente / Con le fiamme e col ferro assalga e spenga / Ora, in futuro e sempre; e sian le forze / A quest’animo eguali: i liti ai liti / Contrari eternamente, l’onde a l’onde, / E l’armi incontro a l’armi, e i nostri ai loro / In ogni tempo. E ciò detto, imprecando, / Schiva di più veder l’eterea luce, / Affrettò di morire.»

(Virgilio, Eneide libro IV)
Didone poi verrà identificata dai cartaginesi come la dea Tanit protettrice della città.

Italia[modifica]

  • 38.06416712.52944418 Isola Asinelli Isola Asinelli su Wikipedia
  • 38.71666713.18333319 Ustica
  • 40.03333315.28333320 Palinuro a CentolaPalinuro è il nocchiero di Enea, che viene addormentato dal dio del sonno e poi buttato in acqua. Al risveglio nuota fino a raggiungere la costa, dove viene ucciso e lasciato insepolto sulla riva del mare.
  • 40.25146814.90025121 Isola di Licosa (Leucosia) a Castellabate — Secondo una leggenda la zona era abitata dalle sirene: Partenope, Leucosia e Ligea.
  • 40.7777114.0894122 Capo Miseno Capo Miseno su Wikipedia a BacoliMiseno era il trombettiere di Enea, che avendo sfidato Tritone nel suono della tromba, era stato da questi precipitato in mare dove era miseramente annegato. Enea, trovato il suo corpo gettato dalle onde sulla spiaggia, ne appronta il rogo, quindi lo seppellisce sotto un immenso tumulo, quasi una grandiosa tomba a perenne memoria dell'eroico compagno.
  • 40.84861114.05361123 Cuma Cuma su Wikipedia — Enea incontra la Sibilla.
  • 40.83833314.07524 Lago d’Averno Lago d'Averno su Wikipedia — La Sibilla porta Enea all'ingresso del regno degli inferi sulle rive del lago.
  • 41.21666713.56666725 Gaeta (Caieta) — Il nome dalla nutrice di Enea che è qui sepolta.
  • 41.66361112.48027826 Lavinio Lavinio (città antica) su Wikipedia (Lavinium) a Pratica di Mare — Dove c'è la tomba di Enea.
  • 41.89305612.48277827 Roma

Sicurezza[modifica]

Nei dintorni[modifica]


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