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Militello in Val di Catania
Veduta di Militello
Stato
Regione
Territorio
Altitudine
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Abitanti
Nome abitanti
Prefisso tel
CAP
Fuso orario
Patrono
Posizione
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Militello in Val di Catania
Sito del turismo
Sito istituzionale

Militello in Val di Catania è una città della Sicilia.

Da sapere[modifica]

Oltre ad essere insignito del titolo di Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, Militello fa parte dei Borghi più belli d'Italia.

Cenni geografici[modifica]

Militello in Val di Catania si trova sulle estreme propaggini settentrionali dei monti Iblei, a 45 km da Catania e 38 km da Caltagirone.

Cenni storici[modifica]

Origini[modifica]

Necropoli ellenistica di Piano Maenza (III-II sec. a. C.).

Il territorio di Militello è stato abitato sin dall'antichità. Le aree archeologiche presenti in prossimità del centro abitato testimoniano la frequentazione del territorio lungo un arco cronologico che va dall'età del rame e del bronzo (necropoli di Dosso Tamburaro, Frangello, Oxina) all'età del ferro (necropoli di Castelluzzo, Oxina), dal periodo classico ed ellenistico (necropoli di Fildidonna, Piano Maenza) a quello bizantino e arabo (necropoli di Santa Barbara, S. Maria la Vetere, Oxina). Alla luce di queste testimonianze, e in ragione della sua posizione geografica, in età antica il centro va compreso come uno dei diversi villaggi (komai), privi di indicazione onomastica, presenti nel vasto territorio della città greca di Leontinoi, riferimento urbano di tutta l'area (chora leontinoa).

Nonostante l'evidenza archeologica, numerose sono state le ipotesi sulla fondazione della città, alcune delle quali di carattere leggendario. La più conosciuta di queste, sebbene priva di riscontri documentali, è quella dello scrittore militellese Pietro Carrera (1573-1647), che fa risalire la fondazione di Militello al tempo della Seconda Guerra Punica: le truppe romane del console Marco Claudio Marcello, durante l'assedio di Siracusa del 212 a.C., nel tentativo di scampare ad un'epidemia di malaria cercarono un luogo più sicuro dove accamparsi, trovando a circa trenta miglia dalla costa un altopiano caratterizzato da aria salubre e acque limpide. Fu così che sarebbe stata fondata la colonia di "Militum Tellus" (terra di soldati) che diede il nome all'abitato. Più verosimilmente, invece, come suggeriscono importanti testimonianze monumentali (resti di una torre-dongione normanna) e diplomatiche (un provvedimento ecclesiastico di Ruggero II, gran conte di Sicilia e Calabria, dell'anno 1115), l'origine dell'odierno abitato è da ricondurre alla politica di controllo del territorio intrapresa dai Normanni al termine della conquista della Sicilia (fine sec. XI). Pertanto, il toponimo latino-medievale "Militellus" (da "Militum Tellus", ossia "terra dei soldati") farebbe riferimento alla distribuzione di terre, operata dal conte Ruggero I, in favore dei membri del suo esercito (come riferisce il cronista Goffredo Malaterra). Ai Normanni si devono infatti i primi cenni di attività edilizia nel luogo, come la chiesa di Santa Maria (poi divenuta Santa Maria della Stella) e la torre-dongione ad essa adiacente, edifici costruiti a ridosso della cava, in un contesto abitativo prevalentemente rupestre.

Durante il periodo normanno, l'abitato e il suo territorio furono infeudati a Simone del Vasto, conte degli Aleramici di Sicilia, al quale succedette il figlio Manfredi. Passò successivamente ai nobili Alaimo Lentini e Lanfranco Lentini di San Basilio, i due si distinsero per le loro imprese militari nell'armata normanna del gran conte Ruggero che per premiarli nel 1101 diede loro i castelli di Militello, Ossina, e Idra. Nel 1248, l'imperatore Federico II concesse in perpetuo il casale et castrum di Militello in Val di Noto, col rango di baronia, al nobile Bonifacio de Camerana figlio di Oddone. Quest'ultimo, milite originario delle Langhe piemontesi, nel 1237 aveva ottenuto dall'imperatore il permesso di immigrare in Sicilia, col suo seguito di coloni lombardi (a quel tempo erano genericamente chiamati "lombardi" tutti gli abitanti dell'Italia settentrionale, quella nord-occidentale in particolare) i quali andarono ad accrescere così il numero dei cosiddetti Lombardi di Sicilia.

Età feudale[modifica]

Rovine della torre-dongione normanna (XII sec.).

I Camerana tennero il casale di Militello per alcuni decenni, fino a quando l'ultima esponente della famiglia, Maria Camerana, lasciò il feudo al figlio Abbo Barresi (1308). Nel 1339 il re di Sicilia Pietro II d'Aragona concesse al barone Abbo Barresi il privilegio di circondare di mura l'abitato, collocandovi all'interno il castello. Fu in seguito a questa circostanza, che l'abitato di Militello divenne una "terra" del regno (ossia città con capacità fiscale e militare).

I Barresi rimarranno signori di Militello fino all fine del XVI secolo.

Nel 1473 il castello di Militello fu teatro di un delitto passionale ai danni di donna Aldonza Santapau dei marchesi di Licodia, moglie del barone di Militello Antonio Piero Barresi. Falsamente accusata di adulterio dai cognati, fu uccisa dal marito insieme al presunto amante, il segretario baronale Pietro Caruso, detto "Bellopiede" per la sua perizia nella danza. La fosca vicenda ha alimentato, nel corso dei secoli, una ricca produzione letteraria e di racconti popolari, inaugurando così la lunga serie di storie di drammi della gelosia siciliana, fra i quali il noto romanzo La baronessa di Carini di Salomone Marino, e la famosissima novella Cavalleria Rusticana di Giovanni Verga.

Sotto la signoria dei Barresi, a metà del XVI secolo, il feudo assurse alla dignità di marchesato. Estinta la dinastia per mancanza di eredi maschi, con il matrimonio tra la marchesa Caterina Barresi e Fabrizio Branciforte, principe di Butera e conte di Mazzarino, nel 1571 la città passò ai Branciforte, uno dei casati più importanti di Sicilia, che la tennero fino all'abolizione della feudalità (1812).

A cavallo tra i secoli XV e XVI è ben documentata a Militello la presenza di una numerosa comunità ebraica con la sua sinagoga.

Il periodo compreso fra i secoli XVI e XVIII fu un'epoca di splendore per la città, in particolare gli anni della signoria del marchese Francesco Branciforte (1575-1622) e della consorte Giovanna d'Austria (figlia di don Giovanni d'Austria e nipote dell'imperatore Carlo V d'Asburgo, re di Spagna e di Sicilia), e della loro figlia Margherita d'Austria e Branciforte (1605-1649). Durante il loro governo la città si arricchì di nuovi edifici e fondazioni: la nuova ala del castello, chiese, monasteri, palazzi per l'amministrazione, fontane pubbliche, una grande biblioteca e una stamperia tra le prime del Regno di Sicilia, dove nel 1617 fu pubblicato il trattato Il gioco de gli scacchi di Pietro Carrera, importante testo di riferimento della scacchistica moderna (famoso per la cosiddetta difesa siciliana).

Il terribile terremoto dell'11 gennaio 1693 distrusse molti di questi edifici, purtuttavia la felice ricostruzione del secolo successivo porterà alla realizzazione di gioielli di pregio architettonico, come le nuove chiese parrocchiali di Santa Maria della Stella e di San Nicolò, e nuovi palazzi nobiliari. Fra le fondazioni più importanti di Francesco Branciforte va menzionato il grandioso monastero di San Benedetto (1616), vero cuore pulsante della vita economica e culturale della città. Intorno al 1735 ne divenne priore Vito Maria Amico, erudita, scrittore e storico di grande fama (Carlo di Borbone, re di Napoli e di Sicilia, lo nominò nel 1751 regio storiografo). Questi, durante il suo soggiorno militellese, raccolse fossili e reperti archeologici nel territorio intorno alla città, da destinare al Museo di antichità greco-romane da lui fondato insieme alla Biblioteca nel Monastero di San Nicolò l'Arena di Catania.

In età moderna, oltre all'agricoltura, a Militello erano fiorenti molteplici attività economiche: la produzione della polvere da sparo, della seta, della salsola (sali di potassio per la preparazione del sapone), della colla; la concia delle pelli (vi era impiegato il 10% della popolazione); la molitura dei cereali (tutti i mulini lungo i corsi d'acqua erano proprietà del marchese); la lavorazione del tabacco anche da fiuto (qui nacque il marchio "Tabacco Branciforte"). Non è raro in questo periodo vedere le diverse maestranze organizzarsi in confraternite religiose, animando ulteriormente la vita della città con feste e processioni. Con la morte di Giuseppe Branciforte (1675), vicario generale del Regno di Sicilia sotto Carlo II d'Asburgo, nessuno dei marchesi di Militello risiedette più nella città, e nel corso del XVIII secolo l'amministrazione del feudo sarà delegata a funzionari locali, esponenti dell'aristocrazia militellese, come i Majorana. Ultimo signore di Militello fu Michele Ercole II Branciforte, che tenne il feudo dal 1799 al 1812.

Dall'abolizione del feudalesimo ad oggi[modifica]

Con l'abolizione del feudalesimo (1812) a Militello si affacciò una nuova classe dirigente, composta da nobili, clero e ricchi proprietari terrieri, rappresentata dalle famiglie Majorana, Baldanza, Reforgiato, Reina e altre. I Majorana, in particolare, divennero protagonisti assoluti della vicenda politica di Militello lungo tutto l'Ottocento e i primi del Novecento. Con la creazione del nuovo Stato Unitario Italiano (1861) la condizione economica e sociale di Militello non migliorò, anzi la soppressione degli ordini religiosi e l'incameramento dei monasteri che ne seguì (1867) sottrasse alla città le sue principali agenzie d'impiego e le sue più importanti istituzioni assistenziali. Un nuovo avvio di crescita demografica e di ripresa dell'edilizia pubblica si avrà soltanto a partire dai primi decenni del XX secolo (in questi anni venne realizzata la Villa Comunale "Vittorio Veneto", l'Ospedale "Basso Ragusa", l'Istituto "Melchiorre Bisicchia", la Scuola Elementare "Pietro Carrera", il Cine-Teatro "Tempio", ecc.), con una appendice fra gli anni '70 e '80.

In età più recente, la storia di Militello non è diversa da quella della maggior parte dei piccoli comuni siciliani, in cui a una economia basata essenzialmente sull'agricoltura e su una modesta attività artigianale fa riscontro una forte emigrazione e un costante calo demografico. Per la ricchezza del suo patrimonio artistico-monumentale, Militello nel 2002 ha ottenuto il riconoscimento UNESCO, venendo inserita fra le città del Val di Noto dichiarate Patrimonio dell'Umanità insieme a Catania, Scicli, Noto, Ragusa, Modica, Caltagirone e Palazzolo Acreide. Un riconoscimento prestigioso dal quale sperare un rilancio della cittadina, soprattutto sotto il profilo turistico, culturale ed economico.

Nel 2020 Militello è entrato a far parte dell'associazione "borghi più belli d'Italia" e nel 2022 è stato nominato "Borgo più bello di Sicilia 2022".

Come orientarsi[modifica]

Map
Militello in Val di Catania

La via principale della città in cui la gente si ritrova soprattutto nei fine settimana per passeggiare è il corso Umberto I.

Come arrivare[modifica]

In aereo[modifica]

  • 37.46666715.0638891 Aeroporto di Catania (Aeroporto di Catania Fontanarossa "Vincenzo Bellini". IATA: CTA), Via Fontanarossa, 20, Fontanarossa, +39 0957239111. 00:00-24:00. Aeroporto per voli nazionali e internazionali. Aeroporto di Catania-Fontanarossa quì su Wikivoyage Aeroporto di Catania-Fontanarossa su Wikipedia aeroporto di Catania-Fontanarossa (Q540273) su Wikidata
  • 36.99166714.6069442 Aeroporto di Comiso (Aeroporto Pio La Torre, IATA: CIY), +39 0932 961467, . Aeroporto convertito per uso civile, ha iniziato le operazioni di volo nel 2013 ed è servito da alcuni vettori a basso costo.
    Dall'aeroporto di Catania a Catania centro è possibile utilizzare l'autobus urbano AMT-"Alibus", ogni 20 minuti dalle 5:00 a mezzanotte a € 4,00. Da Catania (Via Archimede, vicino alla stazione FS) è possibile prendere la compagnia di Interbus (Etna Trasporti, Segesta) fino a Militello in Val di Catania (Via Ugo La Malfa). Durata: 1:05 ore.
    Aeroporto di Comiso quì su Wikivoyage Aeroporto di Comiso su Wikipedia Aeroporto di Comiso (Q1431127) su Wikidata

In auto[modifica]

Da Catania con la A18 proseguire in direzione SS114, poi alla rotatoria prendere la Strada Statale Ragusana, SS194 fino ad arrivare al Bivio Jazzotto, proseguendo sulla SS385 (Strada Statale di Palagonia) fino a Militello in Val di Catania.

Da Militello in Val di Catania prendendo la Strada Provinciale della SP 28ii in direzione Vizzini via SP38ii verso Licodia Eubea. Prendendo la SP 28i attraversando Scordia e una volta superata imboccando la SP16 si raggiunge Lentini, oppure prendendo la SP29 e la SS385 verso Palagonia. Sempre da Scordia tramite la SP29 per raggiungere Francofonte.

In treno[modifica]

Stazione di Militello
  • 37.277114.78333 Stazione di Militello. La sua stazione di Militello si trova lungo la direttrice Catania - Caltagirone - Gela. Stazione di Militello su Wikipedia stazione di Militello (Q3970128) su Wikidata

In autobus[modifica]


Come spostarsi[modifica]

La città è facilmente visitabile a piedi.

Cosa vedere[modifica]

Chiese[modifica]

Chiesa madre di San Nicolò
  • unesco 37.27353614.7934571 Chiesa madre di San Nicolò e del Santissimo Salvatore, Via Matrice, 7, +39 095 883 8024. Fu edificata a partire dal 1721 in sostituzione dell'antica Matrice (oggi detta San Nicolò il Vecchio e non più esistente) distrutta dal terremoto del 1693. Fu aperta al culto nel 1740. Nel 1750 fu completato il primo ordine della facciata progettato dall'architetto Girolamo Palazzotto, mentre nel 1765 furono realizzati il secondo ordine e il campanile con cupolino in stile orientale dall'architetto catanese Francesco Battaglia. Sul finire del XIX secolo, fu ingrandita con la costruzione del transetto e dell'abside e nel 1904 vi fu sopraelevata la cupola, prima opera in cemento armato della Sicilia orientale, alta 30 metri, che nelle forme si ispira all'architettura catanese del tardo settecento.
    L'interno della chiesa, a croce latina, presenta tre navate divise da cinque arcate sorrette da dodici pilastri con capitelli ionici, le navate sono decorate da raffinati stucchi settecenteschi ai quali si aggiungono nei pennacchi della cupola le statue dei quattro evangelisti, eseguiti dallo scultore catanese Giuseppe D'Arrigo (1904). Nel 1950 furono realizzati gli affreschi della volta e dell'abside dal concittadino Giuseppe Barone, raffiguranti scene della vita di San Nicola e della vita di Gesù. Il prospetto barocco della chiesa, scandito da otto grandi paraste con alti basamenti e capitelli corinzi, comprende il portale centrale (recuperato dall'altare maggiore della vecchia matrice) con colonne binate e timpano ad arco spezzato e le due porte laterali, dette “del sole” e “della luna” sormontate da finestre.
    Tra le opere più importanti custodite al suo interno troviamo: la grande pala d'altare del 1761, entro macchina lignea, raffigurante la Predicazione di San Nicolò di Vito D'Anna; alcuni altari di recupero tra cui la seicentesca cappella della Pietà da San Nicolò il Vecchio; le pregevoli statue di San Nicola in cattedra e Santa Lucia del XVII secolo (anch'esse dalla vecchia matrice) e un bel gruppo scultoreo di fattura napoletana raffigurante la Sacra Famiglia del 1748. Custodisce inoltre la pregevole effigie lignea del Santissimo Salvatore, Patrono della Città, opera del palermitano Girolamo Bagnasco di fine Settecento, arricchita da un elegante fercolo dorato con angeli sorreggenti una corona, realizzato nei primi decenni dell'Ottocento dal ragusano Corrado Leone.
    Chiesa madre di San Nicolò e del Santissimo Salvatore su Wikipedia chiesa madre di San Nicolò e del Santissimo Salvatore (Q19545337) su Wikidata
Santuario di Santa Maria della Stella
"Natività" di Andrea della Robbia
  • unesco 37.27174614.7934112 Santuario di Santa Maria della Stella, Piazza Santa Maria della Stella, 1, +39 095 883 8058. Il Santuario fu edificato a partire dal 1722, in sostituzione dell'antica Basilica di Santa Maria della Stella distrutta dal terremoto del 1693 (oggi detta Santa Maria la Vetere). Fu aperto al culto nel 1741. Il tempio, dedicato alla Madonna della Stella patrona principale della città, è collocato in cima ad un'ampia scalinata e presenta un'armoniosa facciata ricca di intagli, affiancata da una poderosa torre campanaria. Il disegno della facciata si deve all'architetto Giuseppe Ferrara da Palazzolo Acreide, i pregevoli stucchi settecenteschi che decorano l'interno sono invece dell'agrigentino Onofrio Russo della scuola del Serpotta. L'interno, a pianta basilicale a tre navate, possiede dodici altari ed è diviso da leggiadri pilastri che sostengono l'ampia volta a botte decorata a stucco e affrescata del pittore militellese Giuseppe Barone (1947). Gli affreschi della volta raffigurano: la Presentazione al Tempio, lʼAnnunciazione e lʼIncoronazione della Beata Vergine. Tra i numerosi capolavori d'arte in essa custoditi troviamo: la preziosa statua in legno e canapa della Madonna della Stella (1618), oggetto da secoli di uno speciale culto e devozione, restaurata nel 1693 a seguito del terremoto dallo scultore Camillo Confalone, e intronizzata nei giorni della festa annuale entro un ricco fercolo ligneo settecentesco; una grandiosa pala d'altare di Olivio Sozzi raffigurante la Natività di Maria, incorniciata da una macchina lignea del 1753; la pregevole statua lignea del Cristo alla colonna (1630), attribuita a frate Umile da Petralia ma rifatta nel 1693 dal militellese Gaetano Frazzetto; numerose tele di pregio con ricche cornici lignee a zecchino, come quella raffigurante il Martirio di San Bartolomeo del 1694; i sarcofagi in pietra dei feudatari della città dei secoli XV e XVI, testimonianza del Regio Patronato di cui la chiesa godette fino al 1788 e della sua antichità come chiesa sacramentale della città. La chiesa conserva poi la straordinaria pala d'altare in terracotta invetriata dello scultore fiorentino Andrea della Robbia raffigurante la Natività di Gesù (1487), proveniente da Santa Maria la Vetere. Santuario di Santa Maria della Stella (Militello in Val di Catania) su Wikipedia santuario di Santa Maria della Stella (Q17625196) su Wikidata
Abbazia di S. Benedetto
  • 37.27467614.7940643 Monastero di San Benedetto (Comune di Militello in Val di Catania), Piazza Municipio, 7. Voluto dal principe Francesco Branciforte e dalla moglie Giovanna d'Austria, e completato dalla figlia Margherita, il vasto complesso benedettino di Militello fu costruito tra il 1616 e il 1646, su disegno del monaco Valeriano De Franchi, e si contraddistingue per l'impianto manierista con notevoli spunti barocchi nell'intaglio. Per dimensioni è il terzo monastero benedettino di Sicilia dopo quelli di Catania e Monreale. L'interno della chiesa (oggi parrocchia) ampio e luminoso conserva numerose opere d'arte di pregevole fattura. I locali dell'ex monastero invece, dopo l'espulsione dei monaci e il sequestro da parte dello Stato italiano (1866), ospitano i locali del Comune e sono stati recentemente oggetto di recupero architettonico e valorizzazione funzionale. Monastero di San Benedetto (Militello in Val di Catania) su Wikipedia monastero di San Benedetto (Q19545428) su Wikidata
Chiesa del SS. Sacramento al Circolo
  • 37.27235614.7936394 Chiesa del Santissimo Sacramento al Circolo, Via Umberto I, 8. Chiesa votiva edificata nel secondo decennio del '700, su progetto dell'architetto militellese don Antonino Scirè Giarro, era destinata all'esposizione perpetua del Santissimo Sacramento. Presenta una singolare facciata barocca a intaglio dal profilo concavo di impronta borrominiana, sormontata da una loggia campanaria con profilo a ventaglio a tre luci. All'interno, decorato da eleganti stucchi di gusto tardo barocco, conserva la pregevole statua con relativo fercolo di Sant'Antonio Abate in cattedra del 1575, opera dello scultore bivonese Antonio De Mauro, proveniente dalla chiesa di S. Antonio Abate. Di particolare interesse la predella della statua del santo con scene della sua vita raffigurate a rilievo. Una lapide tombale del 1724 (oggi esposta nel Tesoro di S. Maria della Stella) ricorda i coniugi Alfio Palermo e Fortunata dei baroni Lamia, benefattori della chiesa, qui sepolti. La chiesa presenta inoltre due interessanti affreschi, sui pilastri del cappellone del presbiterio, raffiguranti lo Stemma dei Borbone di Napoli e di Sicilia nelle due diverse elaborazioni, di Carlo III e di Ferdinando III di Sicilia.
Chiesa S. Antonio di Padova
  • 37.27306114.7980675 Chiesa di Sant'Antonio di Padova (o Sant'Antonino), Via Sant'Antonino, 1. Fu edificata nel 1503 per interessamento della confraternita omonima, nel luogo dove, secondo una tradizione locale, sostò Sant'Antonio di Padova durante il suo viaggio da Lentini a Vizzini nel 1223 (secondo viaggio in Sicilia). La chiesa, rimaneggiata più volte nel corso dei secoli, presentava sei cappelle a intaglio di stile rinascimentale, una delle quali ancora visibile. Oltre alla devozione al santo titolare, in essa era coltivata la devozione alla Vergine di Monserrato della quale si conservava una statua realizzata da Matteo Frazzetto nel 1583 e poi rifatta nel '700 (oggi al Museo San Nicolò). La presenza di una cappella chiamata del Santo Sepolcro, corredata da un gruppo scultoreo in creta raffigurante la Deposizione di Gesù (oggi scomparso), e di una croce di Malta sulla facciata fanno pensare ad un collegamento tra la confraternita di questa chiesa e qualche ordine gerosolomitano. Del tutto singolare è il cupolino del 1574 con lanterna cieca esagonale che sovrasta l'area presbiteriale (ex cappella del Santo Sepolcro): caratterizzato da una volta a vela su base ottagonale con pennacchi angolari a gradoni aggettanti, rimanda ad analoghe soluzioni dell'architettura medievale di Sicilia, filtrate alla luce del nuovo linguaggio del Rinascimento importato forse, in questo caso, da Giandomenico e Antonuzzo Gagini attivi a Militello in quegli anni.
Chiesa del Calvario
  • 37.27181714.789966 Chiesa del Santissimo Crocifisso al Calvario (Chiesa del Calvario), Via del Calvario, 12. La chiesa è menzionata per la prima volta in un decreto vescovile del 1503. Fu costruita a scopo devozionale in cima al colle Caruso, in posizione dominante rispetto all'abitato, a ricordo del Golgota. In seguito la confraternita del SS. Crocifisso al Calvario ne assumerà la cura e l'amministrazione. Nel secolo successivo fu ampliata e assunse la forma di una croce con l'aggiunta di tre absidi sormontate da un tiburio cieco ottagonale, come oggi si vede. Appartiene a questa fase edilizia la pregevole cappella a intaglio con reliquiario dell'altare maggiore. Danneggiata dal terremoto del 1693 (nel crollo morirono numerosi fedeli radunati in preghiera), a metà '700 fu riparata e arricchita di stucchi, nuovi altari, arredi sacri e di un pregevole Crocifisso oggetto di una particolare venerazione in Quaresima. Nel 1740 furono commissionati al pittore catanese Giovanni Meli le grandi tele collocate lungo le pareti della navata, raffiguranti: Cristo al Calvario (trafugata), Cristo deriso, Cristo flagellato e Cristo nell'orto. Nel 1762 l'architetto catanese Francesco Battaglia disegnò l'originale portico che chiude la facciata, sotto il quale il venerdì santo di ogni anno si svolge il celebre e suggestivo rito della crocifissione e deposizione di Gesù.
Chiesa della Madonna della Catena
  • 37.27344214.7942317 Chiesa della Madonna della Catena (Chiesa S. Maria della Catena), Via Angelo Maiorana, 50. Questa bellissima chiesa fu costruita agli inizi del '500 per iniziativa devozionale del sacerdote militellese don Nicola Di Salvo. L'edificio fu costruito in prossimità del palazzo estivo dei Barresi nel cui prospetto era presente un'edicola votiva raffigurante la Madonna della Catena. L'interno è decorato da sfarzosi stucchi secienteschi e da un pregevole soffitto ligneo. Chiesa della Madonna della Catena (Militello in Val di Catania) su Wikipedia chiesa della Madonna della Catena (Q19545314) su Wikidata
Chiesa confraternale degli Angeli Custodi
  • 37.2708914.794338 Chiesa confraternale degli Angeli Custodi (di San Michele Arcangelo), Via Dell'Angelo, 1. Conosciuta dai militellesi semplicemente come l'Angelo, fu edificata nel 1639 per iniziativa di alcuni sacerdoti della città, zelanti nelle opere di carità, nel sito dove già dal XIII secolo sorgeva una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. A quest'ultima era annesso il vecchio ospedale retto dalla Compagnia dei Bianchi (ospedale forse costruito in origine dai Cavalieri Templari). Trasferito l'ospedale in altro luogo e cessata la cura della chiesa da parte della Compagnia, nel 1657 divenne sede della nuova Congregazione di Maria Santissima degli Agonizzanti, ancora oggi attiva, che aveva lo scopo di offrire conforto ai moribondi e degna sepoltura agli indigenti. Restaurato a seguito del terremoto del 1693, l'edificio presenta pregevoli stucchi in stile rococò e uno splendido pavimento in ceramica calatina del 1768 (nel 2000 alcune maioliche del pavimento sono state rubate). La chiesa possiede anche due tele raffiguranti gli Arcangeli Michele e Raffaele e un organo positivo dei primi del '700, ora trasferiti in Santa Maria della Stella per ragioni di sicurezza.
Chiesa di San Sebastiano
  • 37.27162914.7945739 Chiesa confraternale di San Sebastiano, Via Porta della Terra, 42/44. Menzionata per la prima volta nel 1504, fu sede dell'omonima confraternita collegata forse all'Ordine di Malta (come si evincerebbe da un'insegna presente in facciata). Nel 1572 divenne meta di devoti e pellegrini che acclamarono San Sebastiano martire compatrono di Militello, per aver liberato dal flagello della peste la città. Distrutta dal terremoto del 1693, fu rifatta nel 1702 inglobando nella facciata il portale della chiesa cinquecentesca. Presenta in tutto tre altari e all'altare maggiore conserva la statua di San Sebastiano con fercolo ligneo, incorniciata da una magnifica cappella di pietra ad intaglio in stile barocco del 1708. Altri arredi, paramenti e sacre suppellettili, compreso l'argenteo reliquiario di San Sebastiano, sono esposti presso il Tesoro di Santa Maria della Stella. Un rilievo in pietra ancora oggi visibile all'interno della chiesa rimanda alla leggenda dei Rosacroce.
Chiesa del Purgatorio
  • 37.27041114.79715910 Chiesa confraternale delle Anime Sante del Purgatorio (Chiesa del Purgatorio), Largo Purgatorio. Dedicata ai Santi Vito e Gregorio Magno, ma meglio conosciuta come il Purgatorio, fu costruita nel 1613 in sostituzione della vecchia chiesa di San Vito, sita altrove e ormai in rovina. L'elegante prospetto a intaglio del 1690 si deve al capomastro militellese Giacomo Barone. Danneggiata parzialmente dal terremoto del 1693, fu immediatamente riparata. Ad unica navata e con tre altari in tutto, è decorata all'interno da pregevoli e fastosi stucchi policromi con figure allegoriche e presenta un grandioso altare maggiore a gradoni in legno dorato a zecchino, sormontato da un tronetto per l'esposizione del Santissimo Sacramento. Completava l'altare una pregevole pala raffigurante la Messa di San Gregorio (1619) di Alfio Marotta, recentemente rubata. In uno dei due altari laterali è esposta la statua di San Vito Martire opera dello scultore Domenico Barone del 1680. La chiesa possiede inoltre una bella cantoria decorata a intaglio dove è collocato l'organo.
  • 37.27405814.79028511 Chiesa di Santa Maria dello Spasimo (Chiesa Madonna dello Spasimo), Largo dell'Addolorata, 9A. In origine solo una cappella rupestre situata nella parte alta della città verso ponente, menzionata in un atto del 1517. In essa i vescovi di Siracusa in visita pastorale a Militello indossavano gli abiti pontificali, trovandosi essa lungo l'antico tracciato che collegava Militello a Mineo, Vizzini e Caltagirone. Venne sostituita da una nuova chiesa in muratura nel 1568, posta a breve distanza dall'antica. Questa non fu danneggiata dal sisma del 1693 e presenta oggi un bel portale a intaglio (realizzato probabilmente dalle maestranze operanti in città, a metà '700, al seguito di Francesco Battaglia), graziosi stucchi settecenteschi e i venerati simulacri della Addolorata e della Madonna dell'Aiuto.
Monastero San Giovanni Battista
  • 37.27069814.79401612 Chiesa ed ex monastero benedettino femminile di San Giovanni Battista (Chiesa di San Giovanni Battista o la Badìa), Via Tipografia Rossi, 22. Di fondazione medievale, il complesso monastico benedettino femminile di San Giovanni Battista fu dotato intorno al 1470 dalla contessa Eleonora Speciale, vedova del barone Blasco II Barresi di Militello, figlia del viceré di Sicilia Niccolò Speciale e di Beatrice Landolina che qui si ritirò negli ultimi anni della sua vita. Danneggiato dal terremoto del 1693 e restaurato successivamente, conserva ancora alcune delle strutture originarie, come un bel portale di stile rinascimentale. Come tutti gli altri monasteri di Sicilia subì gli effetti delle Leggi eversive del 1866 che trasferirono la proprietà dell'edificio allo Stato italiano. Successivamente il monastero fu venduto a privati che ne ricavarono abitazioni, mentre la chiesa fu riscattata e ceduta di proprietà alla Parrocchia di Santa Maria della Stella. L'unica navata è impreziosita da un bel pavimento settecentesco in maiolica calatina a disegno seriale e presenta in tutto tre altari, oltre al coro delle monache in cantoria. Nell'altare maggiore è conservata una settecentesca statua di San Giovanni Battista, un tempo protetta da una tela raffigurante il Battesimo di Gesù nel Giordano (ora in Santa Maria della Stella). Gli altri due altari esibivano invece due belle tele di Alessandro Comparetto raffiguranti rispettivamente la Natività di San Giovanni (1631) e la Decollazione di San Giovanni (1634). Per ragioni di sicurezza le tele, insieme ad altre sacre suppellettili (tra cui una pisside del '400 e un paliotto in fili d'oro), sono oggi custodite nel Tesoro di Santa Maria della Stella.
Chiesa ed ex monastero di Sant'Agata
  • 37.2734914.79518713 Chiesa ed ex monastero benedettino femminile di Sant'Agata, Piazza Sant'Agata. La chiesa e il primo reclusorio furono costruiti agli inizi del '500, grazie alle offerte di devoti militellesi che desideravano erigere nella loro città una chiesa dedicata alla martire catanese. Una "contrada di Sant'Agata" è menzionata in un atto del notaio Matteo Mancarello di Militello del 1514. Questa iniziativa, alcuni decenni dopo, fu ripresa dai signori della città che dotarono il reclusorio adibendolo a collegio per "povere zitelle". Danneggiato in parte dal terremoto del 1693, il monastero fu riparato e ampliato nel 1695 dal principe Carlo Maria Carafa Branciforte, marchese di Militello, che vi insediò la clausura delle monache benedettine. La facciata della chiesa fu invece rifatta nel tardo settecento a intaglio in forme neoclassiche, rimanendo però incompleta. Nel 1869, espulse le monache a seguito della soppressione degli ordini religiosi da parte dello Stato italiano, il locali del monastero furono venduti a privati che ne ricavarono abitazioni (alcune strutture dell'antico monastero sono ancora visibili sul retro da un cortile di via Clausura), la chiesa invece fu riscattata e trasferita di proprietà alla matrice. L'interno ad aula, essenziale nelle decorazioni, custodisce la pregevole cappella seicentesca dell'altare maggiore in pietra policroma di stile manierista (simile alla cappella dell'altare maggiore della chiesa del Purgatorio e alla cappella della Natività di Santa Maria la Vetere), questa fa da cornice alla statua con fercolo della Madonna delle Grazie. Sono anche custodite al suo interno le seicentesche statue di Sant'Agata e di San Benedetto. Sono poi ancora presenti la bella grata in cantoria che chiudeva il coro delle monache e un settecentesco organo a canne della bottega dei Platania di Acireale.
Ruderi della Chiesa di San Leonardo
  • 37.27313814.79214414 Chiesa ed ex convento agostiniano di San Leonardo Abate, via Sortino. Dedicata al santo eremita di Noblac, la chiesa fu costruita a metà del '500 come sede di confraternita. Successivamente i Branciforte vollero affiancarle un cenobio per trasferirvi i frati Agostiniani Riformati della Congregazione Siciliana Centorbina che fino ad allora erano ospitati in un piccolo convento fuori città (oggi detto il Conventazzu). I lavori furono completati nel 1630 e l'anno successivo i frati vi si trasferirono. Chiesa e convento non subirono i danni del terremoto del 1693. Tuttavia a seguito della soppressione degli enti ecclesiastici del 1866 la chiesa andò in disuso (anche per via dell'abbassamento del livello stradale che ne rese impraticabile l'accesso), mentre i locali del convento furono adibiti a scuole pubbliche fino agli anni '50 del XX secolo. L'intero complesso è oggi in rovina. Della chiesa si individuano appena gli stucchi seicenteschi e i resti dell'altare maggiore all'interno. All'esterno, il frontalino della porta d'ingresso presenta un fregio col monogramma di Cristo inscritto in un sole a dodici raggi e un'epigrafe con la dedica al santo titolare datata 1638. Vi si conservava una bella statua seicentesca raffigurante San Leonardo Abate, una raffinata Madonna di Trapani del '400 in alabastro e numerose altre opere d'arte (tele, marmi e sacre suppellettili) oggi esposte presso il Museo San Nicolò. Una statua in cartapesta raffigurante Santa Monica (madre di sant'Agostino) fu modificata a rappresentare la più popolare Santa Rita (religiosa agostiniana) e collocata nella chiesa madre di San Nicola.
Chiesa ex Convento San Domenico
  • 37.2721814.79390415 Chiesa ed ex convento di San Domenico dei Frati Predicatori (Auditorium Comunale), Via Vincenzo Natale, 2. I frati domenicani giunsero a Militello nel 1536, per volere dei Barresi, e qui si insediarono presso la chiesa dell'Annunziata fuori città, rimanendovi fino agli inizi del '600. Successivamente il principe Francesco Branciforte, per agevolare il controllo sulla popolazione da parte della Santa Inquisizione, volle trasferire la sede dei domenicani in città, e fece edificare loro la nuova chiesa e il nuovo convento che furono inaugurati nel 1613. Danneggiati dal terremoto del 1693, furono entrambi presto rifatti. La chiesa che oggi si vede, una delle più grandi di Militello, è caratterizzata da un'ampia facciata classicheggiante, con timpano a guglie, e da un interno ad aula, decorato da stucchi, con profondo presbiterio. Custodiva al suo interno sei cappelle di pietra a intaglio, tra le quali spiccava quella della Madonna del Rosario con una tela di Mario Minniti del 1620 (oggi dispersa). Sebbene il convento e la chiesa subirono gli effetti della soppressione del 1866, quest'ultima rimase in funzione ancora fino a metà '900, quando ormai pericolante fu definitivamente spogliata di tutti gli arredi e abbandonata (alcune opere superstiti sono in Santa Maria della Stella e in San Benedetto). I locali del convento ospitarono invece un asilo infantile (Asilo Laganà Campisi), scuole e abitazioni private. Fortunatamente l'intero complesso nei primi anni 2000 è stato recuperato e valorizzato. La chiesa è adibita oggi ad Auditorium Comunale, l'ex convento ospita invece una sala conferenze, la Biblioteca Comunale "Angelo Majorana", il Museo Civico, l'Archivio Storico e la Pinacoteca Civica "Sebastiano Guzzone".
Chiesa S. Francesco d'Assisi
  • 37.2744914.799416 Chiesa ed ex convento di San Francesco d'Assisi dei Frati Minori Conventuali (o dell'Immacolata), via Principe Branciforte. Secondo un'antica tradizione, suffragata da riscontri documentali, il convento fu fondato nel 1235 da frate Paolo da Venezia, discepolo di San Francesco d'Assisi, e rimase in funzione fino alla soppressione del 1866. Fu uno dei primi conventi francescani di Sicilia. Ricostruito più volte a seguito di eventi calamitosi e dell'usura del tempo, di esso oggi rimane la sola chiesa, in quanto l'intero edificio conventuale, ormai fatisciente e pericolante, è stato demolito nel 1964. Dell'antico convento, che si presentava essenziale nelle forme, si individuano solo il vano della cisterna, alcuni peducci di raccordo del portico colonnato del chiostro e un vano adibito oggi a sacrestia (area presbiteriale della chiesa pre-terremoto del 1693). La chiesa invece esibisce un semplice portale con finestra a intaglio nel prospetto e graziosi stucchi di gusto neoclassico all'interno. In passato era impreziosita da diverse tele d'autore (alcune di Filippo Paladini) raffiguranti in prevalenza santi francescani, oggi trasferite presso il Museo "San Nicolò" per ragioni di sicurezza e miglior fruizione. L'8 dicembre di ogni anno vi si celebra la festa dell'Immacolata Concezione di Maria, della quale si conserva una pregevole statua lignea policroma realizzata nel 1693 dallo scultore Camillo Confalone.
Convento S. Maria degli Angeli dei Cappuccini
  • 37.27501714.80001717 Chiesa e convento di Santa Maria degli Angeli dei Frati Cappuccini, via Principe Branciforte. Il convento dei frati Cappuccini di Militello fu voluto nel 1575 da Caterina Barresi, pochi anni dopo la morte del fratello Vincenzo primo marchese di Militello. Accanto al convento esisteva già una piccola chiesa che tuttavia fu ricostruita nel 1582. L'edificio resistette alle scosse del 1693, le poche parti rovinate furono rifatte e completate nel 1709. La chiesa ad unica navata presenta diverse cappelle a intaglio e uno straordinario altare maggiore in legno che fa da cornice alla superba pala con Santa Maria degli Angeli e sei santi dipinta nel 1612 da Filippo Paladini. La pala nasconde inoltre un ricco reliquiario a intaglio del 1777 con oltre cinquecento reliquie di santi. In un altare della chiesa è esposto il corpo di San Feliciano Martire, qui traslato da Roma. Il convento in passato fu sede di noviziato e ospitò diversi capitoli provinciali dell'Ordine. In questa chiesa, vicino l'altare della Madonna, è sepolto il Servo di Dio padre Biagio da Caltanissetta (1634-1684), predicatore cappuccino, celebre in vita per numerosi miracoli. A seguito della soppressione del 1866 l'edificio passò al demanio ma fu riscattato. Fino ai primi anni '80 del XX secolo era ancora abitato dai frati. Oggi per mancanza di religiosi la chiesa, proprietà della Provincia Cappuccina di Siracusa, è affidata ai religiosi del convento cappuccino di Augusta (SR), che una volta al mese vi celebrano la Messa. Il convento invece è affidato in comodato d'uso ad un ente assistenziale privato. Notevole importanza riveste anche la biblioteca del convento oltre ad altre opere d'arte come otto originali paliotti in cuoio dipinto e dorato custoditi oggi presso il Museo dei Cappuccini di Caltagirone.
San Francesco di Paola
  • 37.27764414.79505818 Chiesa ed ex convento di San Francesco di Paola all'Annunziata dei Frati Minimi, Piazzale Pasqualina Galeazzi, 71. Inizialmente intitolata a Maria SS. Annunziata, questa chiesa fu voluta dal barone di Militello Antonio Piero Barresi intorno al 1480. Pochi decenni dopo, tra il 1503 e il 1515, fu notevolmente ingrandita e le fu affiancato un cenobio dove si insediarono i frati Domenicani. Nel 1613 i Domenicani si trasferirono presso il nuovo convento fatto costruire per loro al centro della città, e al loro posto si insediarono i Frati Minimi di San Francesco di Paola. Questi ultimi vollero intitolare la chiesa al loro fondatore e riedificare il cenobio rimanendovi fino al 1866, anno in cui il complesso fu sequestrato dallo Stato italiano e passato di proprietà al Comune di Militello, che a sua volta lo cedette alla Congregazione della Carità per adibirlo a nosocomio. La chiesa di inizio '500, ad unica navata, presentava all'esterno un portico sostenuto da colonne sotto il quale erano raffigurate in affresco la Gloria del Paradiso e le Pene del Purgatorio; all'interno possedeva invece tre cappelle in pietra bianca riccamente scolpite. Danneggiata dal terremoto del 1693, fu riparata e decorata di semplici e graziosi intagli nella facciata e di pregevoli stucchi tardo-barocchi all'interno, ancor oggi visibili. Solo gli stucchi dell'altare maggiore, che fanno da cornice alla statua di San Francesco di Paola, sono precedenti al terremoto. Numerose opere d'arte, preziosi paramenti e sacre suppellettili si conservavano in questa chiesa, anche per via del patronato esercitatovi dai signori della città, in particolare: una bellissima tavola del 1552 del militellese Francesco Frazzetto raffigurante l'Annunciazione; una tela con Sant'Isidoro Agricola del 1630 dell'artista militellese Giovan Battista Baldanza jr.; un tronetto in legno dorato donato nel 1718 dal principe di Butera e marchese di Militello Nicolò Placido III Branciforte. Molte di queste opere d'arte sono oggi esposte presso il Museo "San Nicolò". La chiesa, rimasta in funzione fino ai primi anni 2000, versa oggi in stato di abbandono e necessita di urgente restauro.
Chiesa rupestre di S. Barbara
  • Chiesa di Santa Barbara (situata dirimpetto ai quartieri più antichi della città (San Vito, Santa Maria la Vetere)). Si tratta di un'ampia chiesa rupestre in posizione dominante rispetto ad un abitato rupestre alto-medievale distribuito su più livelli, che dal titolo della chiesa prende il nome. In origine probabilmente soltanto una tomba, la grotta fu ampliata e utilizzata diversamente nel corso dei secoli. All'interno della chiesa sono rari e ormai compromessi gli elementi riconducibili all'uso cultuale, come alcune nicchie e un altare scavato sulla parete Sud.
Chiesa e monastero benedettino del Pirato
  • Chiesa di Santa Maria della Scala. Questa piccola chiesa era ricavata all'interno di una grotta naturale sul fianco di una rupe a Sud del paese; fino alla fine dell'800 vi si celebrava la festa della Presentazione di Maria al Tempio, il 21 novembre di ogni anno. Di essa rimangono l'altare e la volta del soffitto in conci.
  • Chiesa e monastero benedettino del Pirato. Fu il primo monastero di Militello. Secondo quanto narra Rocco Pirro (1577 - 1651), fu costruito nel 1154 per volere di Manfredi Del Vasto conte di Butera, figlio di Simone del Vasto conte dei Lombardi di Sicilia (nipote di Adelaide del Vasto moglie del gran conte di Sicilia Ruggero I). Il cenobio sorse non lontano dal vecchio abitato e fu affidato ai monaci benedettini. Anche la fondazione del monastero di Militello rientrava nella politica di latinizzazione della Sicilia favorito dall'immigrazione di genti lombarde e dall'introduzione di ordini religiosi legati alla Chiesa di Roma e alla lingua latina. Il luogo dove sorse il cenobio prese il nome di "Cava dei Monaci". Non si conosce il periodo in cui chiesa e monastero furono abbandonati.

Palazzi[modifica]

Palazzo Baldanza
Palazzo Baldanza-Denaro
  • 37.2722914.79301119 Palazzo Baldanza (ex Caruso della Sanzà e di Rossitto), Via Giambattista Baldanza, 1/A. Fu costruito nel XVIII secolo e occupa un intero isolato. Presenta sei balconi con ricche mensole a mascheroni e festoni nelle lesene. È arricchito da un giardino lussureggiante oggi cinto da un muro. Appartenne alla nobile famiglia Caruso, il cui ramo principale si estinse alla fine del XVIII sec., con il barone don Antonino Caruso morto senza figli; mentre il ramo secondario nei primi anni del XIX sec., con donna Marianna Caruso-Scuderi, sposata con Antonino Malgioglio e Cardaci di Ramacca.
  • 37.27456314.79339720 Palazzo Baldanza-Denaro (ex Campisi), Via Senatore Maiorana, 5. Fu costruito a inizio XVII secolo. È attualmente sede dell'Associazione Turistica "Pro Loco". Anch'esso presenta balconi decorati da ricchi intagli barocchi nelle mensole e nelle lesene. Appartenne alla signora Denaro, vedova Basso La Bianca.
Palazzo Iatrini
Palazzo Iatrini-Troia
  • 37.27113214.79394821 Palazzo Iatrini, Via Iatrini, 6. È una splendida dimora gentilizia del 1717. All'esterno offre un magnifico balcone sorretto da ricche mensole a intaglio con maschere. All'interno presenta numerosi ambienti, comprendenti anche una corte con cisterna e un giardino. Appartenne all'antica famiglia militellese degli Iatrini che vide in molti suoi esponenti illustri giuristi e religiosi, come Mons. Alfio Iatrini, priore della cattedrale di Catania e Mons. Can. Iatrini Dott. Francesco, Cameriere Segreto Soprannumerario di Sua Santità e Vicario Foraneo di Militello. L'ultima esponente della famiglia, nel 1995, donò l'intero stabile al Santuario di S. Maria della Stella.
Palazzo Liggieri
  • 37.27218914.79321622 Palazzo Iatrini-Troia (ex Costantino, ex Reforgiato di Linziti), Via Porta della Terra, 2. La sua costruzione fu completata nel 1771, e presenta sei balconi con cornici e mensole tardo-barocche. Voluto dal barone Reforgiato di Linziti, passò in seguito ai Costantino per poi pervenire agli Iatrini. Venne adibito fino agli anni 60 del XX sec. a sede della Agenzia delle Imposte e successivamente a casa religiosa. Oggi è di proprietà della parrocchia S. Maria della Stella.
  • 37.2735214.79395423 Palazzo Liggieri (ex Reforgiato), via Umberto I angolo piazza Vittorio Emanuele II. Si tratta di un grande edificio che chiude per un intero lato piazza Vittorio Emanuele II. Oltre che per le dimensioni, questo edificio del XVIII secolo si caratterizza per i notevoli intagli barocchi dei balconi e del grande portale bugnato sormontato dallo stemma gentilizio.
Palazzo maiorana
Palazzo Niceforo
  • 37.27196114.79378724 Palazzo Majorana della Nicchiara (o "dei Leoni"), Via Porta della Terra, 58 (dirimpetto la piazza di Santa Maria della Stella). Rara testimonianza dell'edilizia civile di epoca cinquecentesca, l'enorme edificio fu voluto dai Barresi come sede della corte giuratoria e della corte capitanale (i due principali organi di amministrazione della città). Sebbene rimaneggiato in epoche successive, e trasferito più volte di proprietà (tra cui i Majorana-Cocuzzella baroni della Nicchiara), presenta gli originali cantonali a bugnato, arricchiti da severi leoni in pietra di età medievale recuperati da edifici più antichi.
  • 37.27269514.79315725 Palazzo Niceforo, Via Giambattista Baldanza, 25. Costruito nel XVIII secolo, presenta un ricchissimo portale a telamoni. È uno degli esempi più belli dell'edilizia aristocratica del post-terremoto.
Palazzo Oliva
Palazzo Rejna - Aere del Conte
  • 37.2720714.79350726 Palazzo Oliva (ex Tinnirello, ex Interlandi di Bellaprima), Via Porta della Terra, 62. Risale ai secoli XVII-XVIIII. Presenta un'elegante finestra ad intaglio, di stile manierista, sul cui timpano è collocato uno stemma araldico in marmo. Appartenuto dapprima alla famiglia calatina degli Interlandi principi di Bellaprima (vi abitò il parroco di San Nicola don Lorenzo Interlandi), nella prima metà del '700 passò all'illustre famiglia militellese dei Tinnirello che vi abitò fino al 1921, ospitandovi al piano terra l'omonima farmacia, e infine alla famiglia Oliva.
  • 37.27259614.79494127 Palazzo Guttadauro di Reburdone, via Reburdone. Questo edificio di severo stile manierista sopravvisse in parte al terremoto del 1693. Appartenne dapprima ai Ciccaglia e quindi ai baroni Guttadauro di Reburdone (originari di Vizzini) a seguito del matrimonio tra donna Pietra Antonia Ciccaglia e don Gaetano Guttadauro (1678). I Guttadauro si trasferirono successivamente a Catania dove assursero alla dignità di principi.
  • 37.27302114.79570928 Palazzo Rejna dell'Aere del Conte, via Pietro Carrera. Questo grande palazzo dalle forme severe, con spunti neoclassici, risale alla fine del XVIII secolo.
  • 37.27330114.79451929 Palazzo Sciannaca, Via Pietro Carrera, 17. Fu costruito nel XIX secolo in forme classiche, nello stesso luogo dove sorgeva l'antico palazzo d'estate dei Barresi. Nel 1936 vi nasce Pippo Baudo.
  • 37.27175714.79526430 Palazzo Tineo, via San Sebastiano. Elegante palazzetto ricco di intagli barocchi, risale al XVII secolo.
  • 37.27197614.79364431 Palazzo Majorana della Nicchiara (Palazzo dei Leoni), Via Porta della Terra, 60. Dagli ampi angoli in bugnato e sculture di leoni, da cui il nome.

Musei[modifica]

Museo S. Nicolò.JPG
  • 37.27382314.79360832 Museo d'arte sacra "San Nicolò", Piazzale Arciprete B.G. Bellino. Inaugurato nel 1985, è ospitato all'interno delle antiche cripte di sepoltura della chiesa madre. Il suggestivo allestimento sottolinea il valore e la bellezza degli oggetti esposti: una ricca collezione di paramenti liturgici dei secoli XVII-XVIII; numerose statue di santi provenienti dalle chiese filiali della matrice; i tesori di alcune chiese e conventi cittadini, tra cui gli argenti della chiesa di Santa Maria della Catena e gioielli votivi dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso al Calvario; gli ex voto ed il corredo liturgico della chiesa di Sant'Agata. Chiude la visita la pinacoteca con la pala della Annunciazione di Francesco Frazzetto (1555); l'Attentato a San Carlo Borromeo del toscano Filippo Paladini (1612), caratterizzato da un certo luminismo caravaggesco e la seicentesca tela dell'Estasi di San Francesco (Filippo Paladini), il Miracolo di Sant'Antonio del Candrilli, la dolce Immacolata di Francesco Vaccaro; molte altre tele e manufatti d'arte sacra. Museo di arte sacra San Nicolò (Q66056447) su Wikidata
Tesoro di S. Maria della Stella
  • Tesoro di Santa Maria della Stella, V.C, piazza Santa Maria, 19, +39 095 655329. Inaugurato nel 1995, espone numerose e preziose opere d'arte: sacre suppellettili in argento (XV-XVIII sec.) provenienti dalla chiesa parrocchiale e dalle sue chiese filiali; il corredo in argento e oro della statua della Madonna della Stella; ex voto in oro; paramenti in seta e oro e apparati di damasco (sec. XVII-XVIII); immagini sacre tra cui un San Paolo del XVI sec.; un notevole bassorilievo di Domenico Gagini raffigurante il viceré di Sicilia Pietro Speciale (1468); il monumentale polittico quattrocentesco raffigurante San Pietro in cattedra e storie della sua vita, variamente attribuito ad Antonello da Messina o al Maestro della Croce di Piazza Armerina; un dipinto di Vito D'Anna raffigurante l'Immacolata, oltre ad altre tele di pregio come una Madonna della Stella di Giacinto Platania (sec. XVII).

Parco Archeologico di S. Maria la Vetere[modifica]

S. Maria la Vetere
Necropoli di S. Maria la Vetere
  • 37.27103314.79753633 Chiesa di Santa Maria la Vetere, Via Concerie, 18. Fu fondata in età normanna (fine sex. XI) sul sito di un cimitero cristiano di età più antica. Fu per secoli la parrocchia dei feudatari della città e dei militellesi legati per lingua o condizione socio-economica al gruppo etnico dominante, costituito inizialmente da Normanni e Lombardi venuti nell'isola a seguito della conquista, o immigrati nei decenni successivi e naturalizzati come sudditi del Regno di Sicilia accanto ai precedenti gruppi etnici di siculo-greci, arabi ed ebrei. Distrutta e ricostruita più volte nel corso dei secoli, venne dismessa nell'esercizio delle funzioni parrocchiali per i danni riportati a seguito del terremoto del 1693. Chiesa di Santa Maria la Vetere (Militello in Val di Catania) su Wikipedia chiesa di Santa Maria la Vetere (Q19545334) su Wikidata
  • Necropoli di Santa Maria la Vetere. Necropoli annessa alla chiesa.
Torre normanna
  • Torre Normanna (sul fianco Nord della chiesa di Santa Maria la Vetere). La torre suggerisce l'originario legame fra i due edifici, rivelando la natura castrale del luogo di culto in età normanna. Ormai soltanto un rudere, la torre riflette la tipologia del dongione anglo-normanno (XI-XII sec.), e la sua duplice funzione residenziale e difensiva. Si tratta di una costruzione quadrangolare di circa 10 metri per 9 metri di lato, distribuita su più ordini di piani fino ad un'altezza ipotizzata di circa 20 metri, parecchio somigliante nella planimetria e tipologia realizzativa ai coevi edifici fortificati di Motta S. Anastasia, Milazzo ("Torre Saracena"), Scicli ("Castellaccio") e Brucato. Il piano terreno è addossato al fianco roccioso della collina, e al suo interno custodisce una interessante camera ipogea più antica, probabilmente una tomba di età greca, come si evincerebbe da un'iscrizione in greco arcaico presente in una parete; il primo piano, invece, sostenuto da una volta a botte in conci di pietra, presenta un'ampia finestra a Nord, con larga mensola. Del secondo piano sopravvive un brano del muro Est, e alcuni gradini della scala a chiocciola di raccordo, ricavati all'interno del muro perimetrale. Trascurata a seguito della costruzione più a monte del castello Barresi-Branciforte (XIV-XVII sec.), la torre fu successivamente adibita ad ossario della parrocchia di Santa Maria della Stella, circostanza che ha oscurato del tutto, nella storiografia locale, il ricordo della sua primitiva funzione militare, in relazione alle origini normanne di Militello.
Chiesa dello Spirito Santo
  • 37.27104614.79723534 Chiesa dello Spirito Santo (Chiesa Rupestre dello Spirito Santo) (Parco Archeologico di S. Maria la Vetere.). Si tratta di una cappella rupestre scavata in un fianco della cava di S. Maria la Vetere, ormai definitivamente compromessa nel suo originario assetto ipogeo da ampi crolli. L'assenza di notizie storiche ha incoraggiato gli studiosi a elaborare le ipotesi più diverse circa le sue originarie funzioni cultuali (catacomba paleocristiana; chiesa bizantina; cappella teutonica), ma verosimilmente fu realizzata in età normanna (XII sec.) come oratorio di pertinenza dell'attiguo complesso rupestre di S. Maria la Vetere. Le pareti interne sono caratterizzate da una serie ininterrotta di nicchie scavate nella roccia, che originariamente servivano da spalliere per seggi (una sorta di stallo rupestre). Alcune di queste nicchie presentano incisioni con croci e simboli riconducibili ai Templari. Nella parete Sud, si trova un altare ricavato interamente nella roccia, sotto cui si aprono delle tombe a fossa, che dimostrano anche un uso funerario della chiesa. L'abate Vito Maria Amico, nella metà del '700, vedeva ancora delle pitture di cui oggi non rimane alcuna traccia. Negli ultimi secoli è stata ininterrottamente utilizzata come cripta cimiteriale e ossario. Chiesa dello Spirito Santo (Militello in Val di Catania) su Wikipedia chiesa dello Spirito Santo (Q19545316) su Wikidata

Altro[modifica]

Castello Barresi-Branciforte e Porta della Terra
Fontana della Zizza
  • 37.27127314.79542735 Castello Barresi Branciforte, Largo Atrio del Castello, 1. Costruito nel XIV secolo, e ingrandito più volte successivamente, era in parte addossato al circuito delle mura medievali e separato da un fossato sul lato Ovest. Gravemente danneggiato dal catastrofico terremoto del 1693, negli anni del governo del marchese Carlo Maria Carafa Branciforte, il castello fu solo in parte riparato. Nel corso del '700 è solo di rado utilizzato dai signori in occasione di qualche visita. A inizio '900 l'edificio, ormai abbandonato, è stato diviso e venduto a privati che ne hanno ricavato abitazioni, alterandone l'insieme con superfetazioni o smantellamenti. Dell'imponente costruzione oggi rimangono soltanto: la porta d'ingresso alla corte Sud (detta Porta della Terra, con riferimento al quartiere Terra Vecchia di cui il castello faceva parte), la fontana della Ninfa Zizza, due torri cilindriche con le sale adiacenti, i grandi vani del trappeto per la molitura delle olive, l'estremità Sud della "galleria" dove era collocata la biblioteca e qualche brano murario della cortina Nord. A Sud del castello, in asse con la Porta della Terra, sopravvive una delle porte secondarie delle mura medievali della città, la Porta del "Bastione". Castello Barresi Branciforte su Wikipedia castello Barresi Branciforte (Q20009099) su Wikidata
  • 37.271214.7953936 Porta della Terra, Via del Castello. Antica porta annessa agli edifici del castello.
  • 37.27106414.79579537 Fontana della Ninfa Zizza, Largo Atrio del Castello. Venne edificata nel 1607 nella corte Sud del castello per celebrare la realizzazione del primo acquedotto di Militello, voluto dal principe Francesco Branciforte. Di forme manieriste con vasca ottagonale, in essa si ammirava il pregevole bassorilievo in marmo raffigurante la Ninfa Zizza di Giandomenico Gagini. Il bassorilievo originario, al fine della sua maggiore tutela, è stato sostituito da una copia in gesso.
  • Qanat.

Fuori dal centro abitato[modifica]

  • Chiesa di Santa Maria delle Grazie fuori le mura, Contrada Madonna delle Grazie. Fu costruita nel 1504 per volere della nobile Costanza Barresi e Speciale, figlia di Blasco II Barresi barone di Militello. Edificata fuori l'abitato, era situata sulla vecchia strada che collegava Militello a Scordia e Lentini. Risparmiata dal terremoto del 1693, conserva ancora l'originale sacrestia con volta a tutto sesto in pietra levigata. Nel 1866 subì un radicale rifacimento e fu riaperta al culto il primo settembre dello stesso anno con una solenne cerimonia presieduta dall'arciprete parroco don Francesco Caltabiano. Fino a qualche anno fa era ancora leggibile l'immagine della Madonna delle Grazie dipinta all'interno di un'edicola sul fianco Est. Il 2 luglio di ogni anno è meta di un devoto e partecipato pellegrinaggio cittadino.
Chiesa della Santa Croce
  • 37.2529714.75660238 Chiesa della Santa Croce (in cima ad un alto colle (680 m) sulla vecchia strada che collegava Militello a Mineo). Fu edificata a metà del '400. Se ne raccontano le origini leggendarie, ma più verosimilmente fu fatta edificare dai Barresi, signori della città, con lo scopo di marcare i confini del loro territorio, oltre che per assicurare i sacramenti ai contadini residenti in quelle contrade. Parzialmente crollata nell'Ottocento, e rifatta agli inizi del Novecento, la piccola chiesa conserva ancora oggi alcune strutture originarie: l'arcata presbiteriale a sesto ribassato su cui s'imposta una volta a crociera costolonata sorretta da mensole di gusto tardogotico; sull'altare un affresco, più volte rimaneggiato e ormai molto danneggiato, raffigurante il Trionfo della Santa Croce. Il primo maggio di ogni anno vi si celebra la Santa Messa con concorso di popolo. La festa, menzionata già dalla fine del Cinquecento, un tempo si celebrava il tre maggio.
  • Chiesa del Santissimo Crocifisso al Franco. Situata a ridosso del greto del torrente Iatrini, lungo la provinciale per Catania, se ne ha notizia a partire dal XVIII secolo. Al suo interno, in corrispondenza dell'altare (rimosso), presenta un'immagine dipinta molto rovinata raffigurante il Crocifisso tra gli apostoli Pietro e Paolo. Oggi versa in stato di abbandono.
Chiesa del Conventazzu
  • 37.24392814.78982939 Chiesa del Conventazzu e fortificazioni greche, Contrada Bognanni. Situata fuori dell'abitato, era dedicata a San Michele. Era annessa al romitorio che ospitò i frati Agostiniani fino al loro trasferimento in città (sec. XVII). Le rovine che attualmente si vedono sono del Cinquecento. Il complesso monastico era impostato sui resti di una fortificazione greca, ancora visibile.
  • Chiesa di Santa Maria Annunziata di Fuori (contrada Annunziata a 3 km circa dall'abitato di Militello verso Scordia). Fino alla fine del XV secolo vi ci si recava in pellegrinaggio il 25 marzo e il mercoledì dopo Pasqua di ogni anno, offrendo l'occasione per svago e giochi campestri che però spesso degeneravano in risse. Il divieto dei signori della città a proseguire questa tradizione determinò l'oblio della chiesa. Oggi di questo luogo di culto, che ricade in un podere privato recintato, sono visibili discreti resti in muratura risalenti verosimilmente al '500.
Necropoli di Castelluzzo
  • 37.28989414.801640 Necropoli di Castelluzzo (Necropoli di Castelluccio) (raggiungibile per mezzo di una comoda carraia che si diparte dalla SP 28i, a poche centinaia di metri dal bivio con la SP30). Necropoli databile dall’Età del Bronzo (III-II millennio a.C.) all’Età del Ferro (X-VIII sec. a.C.). Le tombe hanno caratteristiche diverse: alcune hanno cella a pianta ellittica e soffitto a volta, altre invece, cella a pianta ellittica o quadrangolare e soffitto piano. Tutte con deposizioni multiple.
  • Necropoli di Oxina.
  • 37.2689614.80099241 Necropoli di Santa Barbara.
  • Cùbburo, C.da Catalfaro. Si tratta di un piccolo edificio in pietra a secco in forma di tholos tipico della Sicilia e diffuso in poche località. Erano dei rifugi protettivi e sono un importante elemento architettonico della tradizione, le cui origini si perdono nei secoli.
  • 37.3108414.7883842 Necropoli di Piano Maenza.


Eventi e feste[modifica]

  • San Benedetto Abate. 11 luglio.
  • Santissimo Salvatore. 18 agosto.
  • Madonna della Stella. 8 settembre.
  • Sagra della mostarda e del ficodindia. ottobre.


Cosa fare[modifica]

Escursioni[modifica]

Gole del Carcarone
  • 37.29024914.7930271 Cava del Carcarone. Si tratta di uno spettacolare, profondo e articolato canyon situato ad Est dell'abitato, ben visibile dai tornanti della provinciale 28/I per Scordia (CT). Diverse cavità presenti lungo le alti pareti rocciose del canyon, in età preistorica, hanno offerto l'occasione per la formazione di insediamenti umani. Grande interesse geologico riveste nel sito la presenza di estesi banchi di coralli fossili.
Cascate dell'Ossena
  • 37.248114.8012 Cascate dell'Oxena (Cascate dell'Ossena) (a Sud del territorio di Militello al confine con Francofonte, raggiungibili tramite la SP 28ii Militello-Vizzini Scalo bivio per Francofonte). Si tratta di piccole cascate naturali incastonate in un bellissimo contesto ambientale, caratterizzato da un corso d'acqua e dalla presenza di olivastri, carrubi, querce, ficodindia, tamerici e oleandri. Le acque sono alimentate in regime permanente dal fiume Ossena (o Oxena). L'Ossena è un affluente del Trigona il quale a sua volta si versa in parte nel lago di Lentini e in parte nel San Leonardo (fiume che attraversa la Piana di Catania e sfocia nel mar Ionio). Le rocce basaltiche ne caratterizzano l'alveo sono affascinanti, specie nelle stagioni calde a causa del refrigerio che offrono. La visita di queste cascate permette di godere di un ambiente inusuale, formato da cave verdeggianti e pianori assolati: si percorre il fondo di una di queste cave, sotto una galleria vegetale che funge da volta, e si perlustra controcorrente il fiume che non è mai profondo. Le Cascate dell'Ossena costituiscono oggi uno degli ambienti naturali più integri e affascinanti degli Iblei catanesi. Cascate dell'Oxena su Wikipedia Cascate dell'Ossena (Q3661557) su Wikidata


Acquisti[modifica]


Come divertirsi[modifica]


Dove mangiare[modifica]

Cassatelle di Militello

Il prodotto più conosciuto di Militello è il ficodindia, che eccelle in questo comprensorio per varietà e caratteristiche organolettiche. Altri prodotti gastronomici tipici:

  • Cassatelline di Militello (della "zia monaca" o cassatiddini da za' monaca). Vera e propria prelibatezza dolciaria, le cassatelline di Militello sono cestini di pasta frolla sfogliata di forma quadrata (tra gli ingredienti farina, uova, zucchero, sugna), riempiti con un impasto di mandorle spellate, confettura di frutta, cioccolato, liquore, cannella e chiodi di garofano, il tutto decorato con glassa bianca asciugata al forno. Per la loro preparazione sono necessari tre giorni di lavorazione. Almeno tre laboratori dolciari ne assicurano giornalmente la produzione e la vendita.
  • Mostaccioli (mastrazzola). Dolci invernali a tocchetti caramellati, ricavati da un impasto tostato al forno di vino cotto, farina, zucchero e aromi.
  • Fasciatelli ('nfasciateddi). Dolci natalizi che consistono di un impasto morbido di farina, mandorle tostate, miele e chiodi di garofano, avvolto in fettuccine di pasta frolla. Il tutto caramellato in pentola con zucchero e buccia di limone.
  • Pipirata. È preparata con vino cotto di ficodindia, riso, pinoli e aromi (ne esiste una variante moderna, che prevede l'aggiunta di scaglie di cioccolato, mandorle e nocciole).
  • Muscardini. Noti altrove come ossa dei morti; giammelli, biscotti soffici di forma quadrata ricoperti di glassa; crispelle, qua preparate con purea di patate, farina, zucchero e cannella.

Prezzi modici[modifica]

  • 37.27430114.7935651 Reforgiato tavola calda, Via Umberto I, 88, +39 3294424746.

Prezzi medi[modifica]


Dove alloggiare[modifica]

Prezzi medi[modifica]


Sicurezza[modifica]


Come restare in contatto[modifica]


Nei dintorni[modifica]

Informazioni utili[modifica]

  • 37.27466314.7940056 Informazioni turistiche, Piazza Municipio. È possibile scaricare una brochure turistica in pdf qui.


Altri progetti

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