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Romprezzagno
Chiesa di San Francesco
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Romprezzagno

Romprezzagno è una frazione di Tornata nella regione Lombardia.

Da sapere[modifica]

È frazione del territorio comunale di Tornata da cui dista tre chilometri,

Cenni geografici[modifica]

Si trova nella fertile pianura padana della bassa Lombardia, nel comprensorio Oglio Po casalasco viadanese. Dista 23 km. da Casalmaggiore, 28 da Viadana, 28 da Cremona, 32 da Mantova. È in fregio all'ex strada statale 10 Cremona - Mantova

Cenni storici[modifica]

Runcus Petri Johannis viene chiamato in un documento dell'XI secolo; poi Roncho Prezanni, per concludersi infine in Romprezzagno. Situato in un terreno boscoso, in parte incolto, Romprezzagno viveva in una dimensione riparata.

Ebbe un castello che si contrappose come baluardo contro il confinante Bozzolo, fu feudo della famiglia Bellotti che lo impreziosì anche dell'Oratorio di famiglia ricco di antichi affreschi, diventato poi chiesa parrocchiale.

Infine la perdita di importanza dovuta al venire meno della sua posizione di confine con i territori dei Gonzaga ed il progressivo isolamento lo portarono, nell'Ottocento, ad essere aggregato in qualità di frazione al vicino comune di Tornata, che con Romprezzagno divide a metà i circa 500 abitanti del territorio.

Come orientarsi[modifica]

Mappa a tutto schermo Romprezzagno


Come arrivare[modifica]

In aereo[modifica]

In auto[modifica]

In treno[modifica]

  • Stazione ferroviaria a Bozzolo sulla linea Cremona - Mantova
  • Stazione ferroviaria a Piadena sulla linea Parma - Brescia



Come spostarsi[modifica]


Cosa vedere[modifica]

Affreschi quattrocenteschi dell'abside di San Francesco
Affresco - San Biagio
Affresco San Francesco si spoglia delle vesti-
Affresco abside
  • Chiesa parrocchiale di San Francesco. Non ci sono notizie certe riguardo alla data di fondazione di questa chiesa, che troviamo menzionata per la prima volta in un documento del 1353. Il nucleo antico dell'edificio è costituito dall'abside poligonale in stile indubitabilmente lombardo. Il resto della chiesa è un rifacimento ben successivo, che fortunatamente non ha intaccato la preziosa abside nella quale un paziente lavoro di recupero ha portato alla luce un ciclo di affreschi di grande valore, databile al tardo Quattrocento.
    L'abside ha un impianto a crociera, ed è suddivisa in spicchi nei quali sono affrescati altrettanti episodi della vita di San Francesco, titolare della chiesa: dal rifiuto della ricchezza, quando Francesco si spoglia delle vesti, alla predicazione, al miracolo del roseto, alle stimmate, alla morte. Il ciclo pittorico racchiude anche la celebrazione della famiglia Bellotti, feudataria del paese. Infatti nel secondo spicchio Giovanni Bellotti con il figlio Pietro offre a San Francesco un modellino della chiesa, consacrandola in questo modo al Santo, e sottolineando la proprietà che esercitava sulla stessa, come chiaramente indicato anche dalla scritta che corre lungo tutto l'arco di volta dell'abside.
    Al centro della volta dell'abside campeggia il trigramma IHS circondato da una corona di raggi dorati, simbolo legato alla spiritualità francescana. Nella fascia inferiore, tutt'attorno all'abside, altre immagini più tarde sulle quali si leggono date cinquecentesche raffigurano ex voto e immagini di Santi, ad esempio un San Biagio con il devoto committente raffigurato inginocchiato nell'angolo sinistro dell'affresco.
    L'antica cappella privata dei feudatari Bellotti, divenuta poi chiesa parrocchiale, nel 1836 fu ampliata per tutta la parte dell'aula, con rifacimento della facciata e aggiustamenti del campanile. Il sagrato è recintato da una bassa muraglia sormontata da inferriata; una cancellata centrale fra due colonnette immette nel piazzale. Nel 1971 infine si cominciò a sospettare dell'esistenza dei preziosi affreschi dell'abside, che furono liberati dall'intonaco che per secoli li avevano celati. La chiesa ospita due quadri di buona fattura della bottega cremonese del Bonisoli: il Martirio di San Lorenzo e Ezzelino da Romano davanti a Sant'Antonio di Padova.
    Ai fini della conoscenza della storia di Romprezzagno è importante il quadro votivo posto sulla parete a sinistra: La processione di Sant'Anna, datato 1742. La statua di Sant'Anna, portata in processione, precipita nel fosso con alcuni fedeli per il cedimento di un ponticello, ma per sua intercessione nessuno si fa male. L'importanza storica del dipinto è che sulla sinistra è chiaramente raffigurato il Castello dei Bellotti, che possiamo così conoscere nel suo completo aspetto.
Dipinto ex voto 1742 - Castello -
Bifora superstite
Accesso attuale al castello
Romprezzagno (Tornata) - Resti di affreschi nell'ingresso al castello
  • Castello. Dell'antico maniero, situato al centro del paese, rimane oggi il corpo di fabbrica centrale che è stato inglobato nella cascina in cui è stato trasformato tutto il complesso, dopo la sua dismissione da apparato difensivo. La tradizione dice che il feudo di Romprezzagno venne concesso alla famiglia Bellotti da Matilde di Canossa nel 1078, ma non tutti gli storici sono di questo parere. Un dato certo è comunque che nel 1465 Francesco Sforza concesse la sua riedificazione. La residenza dei Bellotti fu inglobata in un impianto dotato di mura circondate da un fossato, che racchiudeva un ampio spazio destinato a dare rifugio agli abitanti del paese e ai loro animali in caso di pericolo bellico.
    Il castello diventa così punto strategico per il Ducato di Milano, come sentinella al confine con il Ducato di Mantova e, poco più a nord del paese, l'espansione della repubblica di Venezia sulla terraferma. Questo giovò non poco alle fortune dei Bellotti, la cui casata si estinse tuttavia nel 1529 con Sebastiano Bellotti che alla sua morte lasciò all'Ospedale Maggiore di Cremona tutte le terre di Romprezzagno e il castello, che infine fu trasformato in cascina e venduto a privati. Demolite le mura, demolita la torre d'accesso con il ponte levatoio (chiaramente visibile nel quadro della Processione di Sant'Anna), dell'antica architettura rimangono su un lato del corpo rimasto alcune eleganti bifore, qualche caditoio, qualche traccia di affreschi nella loggetta dell'attuale accesso al cortile interno.
    Il castello è abitato da proprietari privati.


Eventi e feste[modifica]


Cosa fare[modifica]


Acquisti[modifica]


Come divertirsi[modifica]


Dove mangiare[modifica]


Dove alloggiare[modifica]


Sicurezza[modifica]


Come restare in contatto[modifica]

Tenersi informati[modifica]


Nei dintorni[modifica]

  • Tornata
  • Torre de' Picenardi — La villa Sommi Picenardi si è sviluppata da un preesistente nucleo castellano; a partire dal Cinquecento fu trasformata nei secoli successivi fino all'aspetto attuale. Un corpo della villa, di gusto neoclassico, prospetta sulla piazza del paese. Una seconda fabbrica si sviluppa all'interno e si raccorda all'antico corpo del primitivo castello. Un vasto giardino circonda il complesso della villa, attorniato da un ampio fossato con acqua.
  • Bozzolo — Città gonzaghesca, fu capitale di un ducato di un ramo collaterale dei Gonzaga. Vespasiano vi operò urbanisticamente prima di metter mano al suo capolavoro: Sabbioneta; con Giulio Cesare e Scipione definisce il proprio elegante aspetto urbano che risponde agli ideali cinquecenteschi. Delle antiche mura rimane invece solamente un breve tratto gravemente danneggiato da crolli ed incuria.
  • Sabbioneta — Città di fondazione, Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO, mantiene la cerchia muraria entro la quale è rimasta intatta la magia dell'urbanistica ideale realizzata da Vespasiano Gonzaga; il Teatro all'Antica, il Palazzo Ducale, la Galleria, la chiesa dell'Incoronata sono alcuni dei suoi monumenti che spiccano in un contesto che si è mirabilmente conservato.
  • Mantova — Capitale dei Gonzaga, emana ancora il suo sottile fascino di grande città d'arte per la quale la nomina a Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO è stata non tanto un riconoscimento, quanto una doverosa presa d'atto. Ineguagliabili le sue atmosfere antiche, i profili dei palazzi e delle cupole che si stagliano nella foschia padana avvolti dallo specchio dei suoi laghi, la sua sterminata reggia gonzaghesca che ingloba numerosi edifici nel centro città.


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