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Guardiagrele
Guardiagrele - piazza San Francesco
Stato
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Posizione
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Guardiagrele
Sito istituzionale

Guardiagrele è una città dell'Abruzzo.

Da sapere[modifica]

Famosa per le produzioni artigianali, in particolare nella lavorazione dei metalli, oltre ad aver dato i natali all'orafo, incisore e pittore Nicola da Guardiagrele, ospita tutti gli anni dal 1º al 20 agosto la Mostra dell'Artigianato Artistico Abruzzese. Fu il primo luogo, insieme ad Agnone, dove iniziò la produzione della presentosa, un gioiello femminile abruzzese generalmente in oro, indossato nelle occasioni di festa. Guardiagrele fa parte dei Borghi più belli d'Italia.

Cenni geografici[modifica]

Situato nell'Appennino abruzzese nei pressi della Maielletta, dista 28 km da Chieti, 39 da Pescara, 28 da Ortona, 25 da Manoppello, 23 da Lanciano, 10 da Fara Filiorum Petri, 9 da Orsogna.

Cenni storici[modifica]

Il territorio di Guardiagrele era abitato sin dall'epoca protostorica, come dimostrano alcuni rinvenimenti archeologici. Fu poi abitato dagli Italici e dai Romani. Lo stanziamento di una fortificazione militare longobarda, a scopo di controllo, risulterebbe all'origine della leggenda che narra dell'abbandono del villaggio di Grele e dell'arroccamento "a guardia" del vecchio abitato. In verità non ci sono testimonianze concrete nemmeno per il periodo longobardo, ad eccezione del diminutivo, presente nel centro storico, "faricciola", un termine che deriva dall'esistenza di insediamenti longobardi chiamati "fare". I primi documenti che appaiono risalgono alla seconda metà dell'XI secolo e consistono in una bolla di papa Alessandro II, in cui viene citata una villa quae vocatur Grele, cum ecclesiis et omnibus pertinentiis suis tra i possedimenti del monastero di San Salvatore a Maiella.

Nel 1391 Ladislao di Durazzo concesse alla città il permesso di battere moneta, come ringraziamento del sostegno dimostrato al re. Nel 1420 infatti la città si dotò di autonomi statuti comunali - importanti documenti cui l'attuale amministrazione comunale non ammette accesso agli studiosi - dando inizio ad un lungo periodo di lotte contro i numerosi tentativi di riconquista da parte dei vecchi padroni. Nel 1495, la città fu infeudata a Pardo Orsini che riattivò la zecca, coniando un cavallo a suo nome. I secoli successivi furono per la città abruzzese un periodo di declino demografico, economico e culturale, anche a causa delle numerose calamità naturali che la interessarono. Fra queste vi fu l'epidemia di peste del 1566 e del 1656, periodiche carestie e il disastroso terremoto del 1706.

Nel 1799 Guardiagrele fu assediata e saccheggiata dalle truppe francesi del generale Coutard, che causarono la morte di 328 cittadini guardiesi. Il malcontento provocato dalle nuove forme di organizzazione agricola introdotte dopo l'unificazione d'Italia favorirono il fenomeno del brigantaggio, che vedeva nel guardiese Domenico Di Sciascio uno degli esponenti più noti, essendo egli capo della Banda della Maiella. Altro fenomeno causato da questo malessere fu l'emigrazione, specialmente verso l'America e l'Australia.

La seconda guerra mondiale lascia nella città un'eredità pesante, soprattutto nel patrimonio artistico ed architettonico. Con l'occupazione tedesca dell'ottobre 1943, la popolazione fu costretta a sfollare e rifugiarsi fuori città, mentre Guardiagrele subiva pesanti bombardamenti dal fronte alleato, fino alla liberazione nel giugno 1944. Dopo la ricostruzione e l'emigrazione degli anni cinquanta, ha avuto luogo una vivace ripresa economica, alimentata dalla valorizzazione delle attività artigianali e dall'iniziativa privata, che ha favorito la piccola imprenditoria.

Come orientarsi[modifica]

Mappa a tutto schermo Guardiagrele

Quartieri[modifica]

Il suo territorio comunale comprende anche i paesi di Anello, Bocca di Valle, Caporosso, Caprafico, Cerchiara, Colle Barone, Colle Luna, Colle Spedale, Comino, Melone, Piana San Bartolomeo, Piano delle Fonti, San Biase, San Domenico, Colle Bianco, San Leonardo, Santa Lucia, Sciorilli, Tiballo, Villa San Vincenzo e Voire.

Come arrivare[modifica]

In aereo[modifica]

  • Aeroporto di Pescara (Aeroporto internazionale d'Abruzzo), Via Tiburtina Km 229,100, +39 085 4324201.

In auto[modifica]

Su Guardiagrele convergono parecchie arterie; le principali sono:

  • Strada statale 81 Piceno - aprutina
  • ex strada statale 363 di Guardiagrele
  • ex strada statale 538 Marrucina

In treno[modifica]

In autobus[modifica]

  • Linee di pullman gestite da ARPA - Autolinee regionali Pubbliche Abruzzesi [1]


Come spostarsi[modifica]


Cosa vedere[modifica]

Guardiagrele Santa Maria Maggiore
Duomo di Santa Maria Maggiore - interno
Madonna del Latte, Guardiagrele
  • Collegiata di Santa Maria Maggiore (Duomo). Presenta una struttura complessa, frutto del susseguirsi delle fasi costruttive nei secoli. È caratterizzata da un'elegante facciata in pietra della Maiella in cui è incorporata una massiccia torre campanaria che domina il prospetto.
    La tradizione locale fa risalire l'edificazione della chiesa al 430, sui resti di un antico tempio pagano. Gli studi attuali attribuiscono l'origine a una chiesa cimiteriale del XIII secolo, collocata fuori dalle mura del castrum. Probabilmente alla prima fase costruttiva fanno riferimento le due date '1133' e '1150' un tempo incise sulla facciata. Nel 1256 il cimitero venne spostato nelle vicinanze della chiesetta di san Siro, l'attuale chiesa di san Francesco d'Assisi, poiché il fulcro della vita cittadina e delle sue principali attività si stava spostando a Santa Maria Maggiore. Nei due secoli successivi allo spostamento del camposanto, la chiesa venne abbellita e arricchita con opere d'arte.
    Nel XIV secolo furono effettuate le principali modifiche all'edificio quali la costruzione della torre campanaria e il porticato settentrionale. Nel secolo successivo vennero aggiunti o rinnovati altri importanti elementi architettonici e di arredo come il portale principale a sesto acuto, le monofore della facciata, gli affreschi sotto i porticati e la croce processionale di Nicola da Guardiagrele (che venne poi saccheggiata ma in parte recuperata ed esposta nel museo del duomo). Sulla sommità della torre sono osservabili tracce che rimandano a una cella campanaria ottagonale, abbattuta dagli eventi sismici susseguitisi nel tempo.
    Dell'edificio originale è sopravvissuto solo il prospetto sotto il portico meridionale, seppur con diverse aggiunte, come il secondo portale. Inserito nel 1578, quest'ultimo fu probabilmente ricavato da un blocco che in origine doveva essere un altare ed è caratterizzato da ricche decorazioni a treccia, grottesche e motivi floreali. Non coevo alla costruzione originale nel lato meridionale è anche il gigantesco affresco del 1473 raffigurante San Cristoforo, realizzato da Andrea De Litio (unica opera firmata e datata dall'artista), che mostra il santo nell'atto di attraversare un corso d'acqua gremito di pesci sorreggendo sulle spalle il bambino Gesù, che a sua volta innalza un globo sul quale sono scritte le lettere A A E (iniziali dei tre continenti conosciuti allora). Il portico fu prolungato nel 1882 oltre via dei Cavalieri, così da coprire gli stemmi delle famiglie guardiesi più importanti affissi sul muro.
    Agli inizi del Settecento, dovendo ampliare la chiesa ma facendo fronte anche alla necessità di non ostruire via dei Cavalieri, si decise di ricorrere alla sopraelevazione dell'intera aula prolungandola fino alla chiesa della Madonna del Riparo, situata sul lato opposto della strada. Fu ricavato un ampio e luminoso interno a navata unica, a cui si poteva accedere tramite un'ampia gradinata, mentre Santa Maria del Riparo divenne un locale di sgombero chiuso. La nuova chiesa di Santa Maria Maggiore è stata restaurata nel XX secolo, con la sostituzione della copertura in favore di un tetto a capriate.
    La facciata in pietra della Majella è dominata da un portale che ben rappresenta il gotico abruzzese, con le sue ricche lavorazioni a fasci di colonne e capitelli con motivi floreali e un archivolto a cordoni concentrici fortemente strombato. Le sue ante in legno sono datate 1686, mentre la lunetta ospitava un gruppo scultoreo del XV secolo sull'Incoronazione della Vergine, esposto ora nel museo del duomo. Sotto l'orologio un'edicola accoglie una statua di San Giovanni Battista, riconducibile alla seconda metà del Quattrocento.
    Il portico settentrionale, verso palazzo Vitacolonna, è coperto da un soffitto con volte a crociera sostenute da massicci pilastri e colonne lapidee e ospita all'interno di un'edicola l'affresco quattrocentesco della Madonna del Latte, il cui autore è ignoto, sotto una campata ricoperta da ricche decorazioni barocche in stucco.
    Nell'ambiente interno i muri sono scanditi da paraste alternate ad altari in stucco, dentro cui sono presenti statue o dipinti. Sul lato sinistro particolarmente rilevante sono la Deposizione, tela seicentesca del pittore ferrarese Giuseppe Lamberti, e il pulpito in legno di noce su cui sono incise scene della Vita di Gesù. Sul versante opposto è presente un paliotto medievale ricomposto con elementi in pietra eterogenei, dentro il quale è posta una composizione a formelle, sovrastato da una tela di fine Cinquecento che rappresenta l'Assunzione di Maria. Nella sagrestia sono conservati una Crocifissione di Francesco Maria De Benedictis, le Anime purganti di Nicola Ranieri e quattro episodi della Vita di Cristo, tutte opere di artisti guardiesi e risalenti al XIX e XX secolo.
Portale della Chiesa di San Francesco
  • Chiesa di San Francesco (Santuario di San Nicola Greco), piazza San Francesco. La chiesa di San Francesco, nota come Santuario di San Nicola Greco, faceva parte di un complesso conventuale che attualmente ospita il municipio cittadino. La sua storia ebbe inizio nel 1276, quando la contessa Tommasa di Palearia concesse ai francescani di spostarsi in prossimità dell'abitato, occupando i locali dell'antica chiesetta di San Siro, che i frati intitolarono al Santo di Assisi.
    Grazie agli aiuti della famiglia Orsini, che sostituirono i Palearia nel controllo di Guardiagrele, l'importanza del convento si incrementò rapidamente, soprattutto nell'ambiente urbano. Infatti nel 1340 circa Napoleone I Orsini donò al convento le reliquie di San Nicola Greco, mentre il nipote, Napoleone II, arricchì ed abbellì l'edificio, dando ordine di esservi sepolto nella cappella di San Leone. Quest'ultima era ancora esistente intorno alla metà del Seicento, sul lato destro del tempio, decorata da affreschi e con un altare "tutto in porfido", ma fu demolita nel XVIII secolo durante lavori di ristrutturazione.
    Le parti sopravvissute dell'antico edificio trecentesco sono costituite prevalentemente dalla facciata e dalla parte bassa del lato destro, fino alla cornice marcapiano. Sono riconducibili a successivi interventi la sostituzione dell'oculo con un finestrone rettangolare nella facciata e la chiusura delle monofore e del portale sul lato destro, con lo scopo di ampliare, arricchire e articolare le lavorazioni barocche all'interno. L'articolato portale d'ingresso principale, attribuito alla scuola trecentesca di Nicola Mancino, è caratterizzato da briose decorazioni nell'archivolto, negli stipiti a fasci di colonne che si alternano tra lisce, a spina di pesce e a tortiglione e nei capitelli a fogliame ricurvo. Il portale, proveniente dalla chiesa di Santa Maria Maggiore, venne trasferito in San Francesco nel 1884; è opera di maestranze locali.
    L'interno del tempio presenta uno stile tipicamente barocco, con sfarzosi elementi che valorizzano gli spazi. Accostati ai muri adiacenti all'ingresso vi sono due confessionali lignei scolpiti, risalenti al XVIII secolo. Nella controfacciata vi è una lunga iscrizione in latino che ricorda gli avvenimenti storici che hanno interessato la chiesa, posta sotto lo stemma francescano.
    Lungo i muri laterali si alternano lesene e paraste, fra le quali vi sono altari minori in stucco, con dipinti e statue lignee, quali la tela del 1604 raffigurante una Madonna con Bambino e Santi, commissionata dalla famiglia nobile De Sorte e un Annunciazione, in cui appare lo stemma della famiglia Farina, di origine tardocinquecentesca, entrambe poste sulla parete sinistra. Sul lato opposto si trovano invece le tele della Vergine e di Santa Lucia e una scultura di legno dorato e dipinto che raffigura Sant'Antonio da Padova con angeli.
    L'aula è divisa dal coro mediante una struttura di muratura a stucco, davanti alla quale è situato l'altare maggiore in marmo rosso di Verona ornato da una teoria di bianchi archetti ogivali trilobati che poggiano su colonnine tortili. Quest'ultimo potrebbe trattarsi dell'altare tutto di porfido appartenente all'antica cappella di San Leone, anche se questa ipotesi non è sostenuta da elementi risolutivi.
    In una teca di vetro al di là del divisorio sono custodite le reliquie di San Nicola Greco, che ogni 25 anni lasciano la chiesa in occasione di una solenne processione per le vie della città. Altri elementi di pregio del tempio sono i dodici stalli del coro, realizzati in legno scolpito, con schienali a decorazione geometrica, distanziati da tralci vegetali e terminanti con teste e sovrastati da busti di Sibille e dalla statua di Re David.
Campanile di San Nicola
  • Chiesa di San Nicola di Bari, via Roma. La chiesa venne edificata nel IV secolo sui resti di un antico tempio pagano dedicato a Giove. È probabilmente la chiesa di fondazione più antica della città, essendo posta all'interno delle mura del primitivo insediamento castrense. Fu oggetto di diversi rifacimenti fino ad assumere le attuali forme barocche. In seguito al terremoto del 1706 venne ricostruita. Fu ancora restaurata e decorata nel 1972 come ricorda un'iscrizione nel soffitto della chiesa.
    L'esterno è realizzato in muratura di pietrame irregolare, con la facciata intonacata. Sul lato destro è evidente la chiusura delle monofore originarie e la soprelevazione settecentesca.
    Il massiccio campanile a pianta quadrata è l'unico elemento ad aver mantenuto l'aspetto originario, ad eccezione della celletta sommitale. È costruito in pietrame irregolare ma con cantonali di pietra squadrata. Presenta due piccole monofore, di cui una a sesto acuto.
    La chiesa presenta due portali, uno più grande e decorato nella facciata e uno laterale. Il portale principale presenta una tipica fattura cinquecentesca, con semicolonne corinzie su alti basamenti e stipiti, decorati con trecce e motivi vegetali. Ai lati sono posti due leoni stilofori, forse l'unico elemento sopravvissuto dell'antico portale.
    Quello laterale presenta dimensioni più modeste ma decorazioni più ricche e curate, con tralci di vite, grappoli ed altri elementi vegetali.
    L'interno a navata unica si presenta nelle forme che gli furono conferite nel XVIII secolo con altari laterali, stucchi, medaglioni, capitelli e fregi che decorano le pareti, il catino absidale e la volta. Nelle pareti si trovano delle paraste con capitelli corinzi e rifiniture dorate che sostengono un'alta trabeazione. L'abside presenta ai lati due nicchie sovrastate da due piccoli balconcini. Nella nicchia sinistra vi è una statua di San Nicola di Bari. L'altare maggiore è composto da due coppie di colonne con capitelli corinzi su cui posa un timpano semicircolare con angeli e putti. Il tabernacolo è sorretto da un angelo. L'ingresso è sovrastato da una cantoria su cui si trova l'organo. Vi sono conservati diversi dipinti realizzati da artisti guardiesi tra l'Ottocento e il Novecento come la Madonna con San Donato e San Nicola di Bari sull'altare maggiore, opera di Nicola Ranieri; negli altari laterali San Francesco Saverio e la Crocifissione, sempre del Ranieri, San Nicola da Tolentino di Francesco Maria De Benedictis e la Sacra Famiglia di Ferdinando Palmerio. Vi sono anche due dipinti degli artisti guardiesi contemporanei Luciano Primavera e Giuseppe Ranieri.
Portale di San Silvestro,
  • Chiesa di San Silvestro. Secondo la tradizione la prima chiesa romanica fu eretta su un tempio pagano dedicato a Diana. Come la chiesa di San Nicola di Bari, anche San Silvestro si trovava all'interno della prima espansione urbanistica che dal castrum si estese fino a porta San Giacomo nel lato occidentale del promontorio, a porta Di Luzio in quello orientale.
    All'interno archi a tutto sesto impostati su pilastri delineano le tre navate, che presentano sulla destra un locale a cui si accede direttamente dalla chiesa. I diversi prospetti dell'edificio mostrano differenti materiali di costruzione: pietre regolari e squadrate nella facciata, laterizi nella fiancata laterale e pietrame misto a mattoni nel lato posteriore, a causa delle diverse fasi costruttive. La facciata lascia intravedere solo nella parte sinistra la cortina muraria, essendo per gran parte intonacata. Il portale tardo rinascimentale è ornato da una coppia di cornucopie e uno stemma, non originari della chiesa, posizionati sull'architrave poggiante a sua volta su mensole impostate su colonne. Vi è anche un portale laterale, composto da stipiti e un semplice architrave sovrastato da una cornice sporgente che sorregge uno stemma ormai abraso. Agli angoli superiori del vano d'ingresso vi sono due mensoline con decorazioni floreali. Secondo alcune fonti l'iscrizione posta sulla tabella alla sinistra del portale riportava la data di un intervento ricostruttivo operato nel 1428. Ciò spiegherebbe inoltre la differente cortina muraria dei vari settori dell'edificio. la ricostruzione in mattoni della parete laterale e di quelle posteriori delle navate minori sembrano risalire al XVI secolo. In seguito al restauro di metà Novecento, che ha eliminato gli elementi barocchi e consolidato l'ormai decadente struttura, la chiesa di San Silvestro, non più consacrata, ospita mostre, convegni e concerti.
Convento Cappuccini - il chiostro
  • Convento dei Cappuccini. Venne fondato presso la cappella suburbana di Santa Maria del Popolo nel 1599. Dietro il piccolo portico a tre arcate vi è il seicentesco portale d'accesso alla chiesa, sovrastato da un timpano triangolare. L'interno, a navata unica, presenta cappelle solo sul lato destro, con altari lignei e statue di santi. L'altare ligneo centrale, a struttura tripartita, possiede un caratteristico timpano spezzato e quattro tele inserite nella struttura, tra cui la centrale Immacolata tra angeli e santi, il cui autore è sconosciuto, risalente come tutto il complesso al XVII secolo. Esso è fronteggiato da un tabernacolo intarsiato in legno e avorio, a due ordini di colonnine tortili, terminante con una cupoletta a cipolla, opera di inizi Settecento dei "marangoni", famosi intagliatori cappuccini. L'arredo della chiesa è completato da un pulpito di semplice fattura e alcuni dipinti di Nicola Ranieri.
    Il piccolo chiostro è delimitato da arcate su pilastri e presenta al centro un pozzo poligonale in pietra della Maiella.
  • Chiesa di San Rocco. È parte integrante della collegiata di Santa Maria Maggiore. Nata in seguito agli interventi di sopraelevazione settecenteschi di Santa Maria Maggiore, si articola in tre navate separate da cinque arcate a tutto sesto poggianti su massicci pilastri a pianta quadrata. È arricchita da decorazioni barocche in stucco policromo. ::L'arredo è composto da un confessionale e un pulpito a cipolla dell'ebanista orsognese Modesto Salvini e alcuni dipinti di Nicola Ranieri, fra cui il medaglione della Madonna del Latte, in fondo alla navata centrale. Sulla controfacciata sono appoggiati due archi gotici in pietra, ornati da fusti lavorati a spirale con ramoscelli di quercia e luppolo, delimitati da capitelli sui quali sono impostati gli archi ogivali, impreziositi a loro volta da foglie rampanti e terminanti con l'immagine del Redentore e della Veronica di Cristo, la cui fattura li fa ritenere realizzazione di artisti del primo Quattrocento.
  • Chiesa di Santa Maria del Carmine, via Modesto della Porta. L'aspetto attuale dell'edificio è frutto dei radicali interventi di ristrutturazione operati agli inizi del Novecento, che hanno riguardato i resti dell'antico convento celestiniano. Non sembra sia stata interessata dalle nuove correnti novecentesche, fatta eccezione per gli elementi di gusto liberty nelle decorazioni della facciata e del prospetto in via Modesto Della Porta.
    All'interno è conservato un ciclo di dipinti di Fernando Palmerio, le Storie della Vergine Addolorata e di San Celestino, ai lati e sul soffitto della navata, oltre che sulla cupola e ai lati dell'edicola centrale del presbiterio.
  • Chiesa di Santa Chiara. Originariamente era annessa ad un convento delle clarisse, fondato secondo la tradizione nel 1220. I ruderi di tale edificio erano visibili fino agli anni trenta. Nel corso dei secoli ha subito numerosi interventi, fino a giungere all'attuale aspetto barocco.
    La facciata non si distingue per particolari elementi, fatta eccezione per il portale del 1927. :L'interno, a navata unica, presenta ricche decorazioni in stucco di gusto settecentesco. Oltre all'altare maggiore vi sono due altari laterali, un pulpito intagliato e un crocifisso, entrambi in legno, riconducibili al periodo della ristrutturazione tardobarocca. Al XVIII e XIX secolo risalgono anche le tele sulle pareti, quali la Natività di Nicola Ranieri e la Pietà di Donato Teodoro, autore anche del dipinto sulla volta raffigurante la Caduta degli Angeli ribelli.
  • Chiesa di San Donato. Dedicata al patrono della città. Sorge fuori dal centro abitato.
Guardiagrele-PortaSanGiovanni
  • Porta San Giovanni. Nota originariamente come Porta della Fiera, fu ricostruita nel 1841 nelle forme attuali. La struttura, articolata intorno ad un arco a tutto sesto, presenta un paramento regolare in pietra solo sulla facciata esterna. Sulla sommità è collocato un fastigio con uno stemma e un'iscrizione che ricorda la data di inaugurazione della strada
  • Porta San Pietro. La struttura, fiancheggiata da una torre e un portale, consiste nei resti del convento di San Pietro Celestino. La porta ogivale, lapidea e con sesto ribassato in mattoni, conduce ad un cortile dove è locata un'altra porta che conduce ad un ambiente esterno in cui sono visibili tratti di mura superstiti e dove si denotano i conci di altri due archi, oggi scomparsi.
  • Porta del Vento (Porta di Grele), Largo Garibaldi. Sotto la chiesa della Madonna del Rosario, assunse l'attuale aspetto dopo i rifacimenti posteriori all'anno 1000, perdendo l'antico aspetto di età longobarda. È costituita da un arco a tutto sesto in conci di pietra squadrati che delimitano una volta a botte in laterizio, che imposta su una muratura in pietrame. Nel corso dei secoli vari edifici si sono addossati alla porta, nascondendola quasi interamente.
Il Torrione Orsini
  • Torrione Orsini. Emblema della città, si trova in una fitta pineta adiacente a Largo Garibaldi, detto il Piano. Il nome della struttura si deve alla famiglia che dominò Guardiagrele, insieme alla Contea di Manoppello, dal 1340. Secondo le tradizioni e la toponomastica locali il torrione, chiamato anche Longobardo, era sede del presidio fortificato sorto nel VII secolo, ma non vi sono elementi nella struttura che riconducono a quel periodo. Il suo aspetto tozzo ed imponente è frutto di numerosi interventi di modifica che nei secoli successivi alla costruzione interessarono quasi tutte le fortificazioni longobarde. L'odierno aspetto, massiccio e a pianta quadrata, si deve proprio alla famiglia Orsini, padroni della città dal XIV secolo. Caratteristica di questo edificio è la sommità diroccata.
  • Torre Adriana. Posta all'angolo settentrionale delle mura della città, vicino alle botteghe artigiane, presenta una forma cilindrica e una muratura in pietrame regolare di piccolo taglio.
  • Torre Stella. Gemella della Torre Adriana, è insieme ad essa l'unica torre perimetrale di forma circolare giunta fino ai giorni nostri. Il prospetto è alterato dalla costruzione di due balconi. Nella muratura è posto lo stemma gentilizio della famiglia Stella.
  • Torre San Pietro, Via Modesto Della Port. Adiacente all'omonima porta, risulta essere la parte bassa del campanile del monastero celestiniano di San Pietro confessore. A base quadrata, la torre presenta una monofora e un'iscrizione sul lato esterno. Alla sua base si trova un portale tardogotico, piuttosto deteriorato. Sulla facciata si trova un'epigrafe che riporta la data 1438, quando il complesso monastico venne rinnovato da un certo Frater Angelus Miscei de Guardia Grelis.
  • Torre del Gastaldo, via San Francesco. Secondo la tradizione era la dimora del gastaldo longobardo. L'edificio, a pianta quadrata, non sembra risalire ad un periodo così lontano da confermare la tradizione e non ha mai fatto parte della cinta muraria. Sembra essere più che altro una casa-torre fortificata di epoca medievale. Il paramento murario è composto da conci di pietra squadrata agli angoli, pietrame misto a laterizio nel resto della struttura. Il terzo e il quarto livello del palazzo sono delimitati da una cornice marcapiano a denti di lupo.
  • Torre dell'acquedotto. La torre dell'acquedotto è una struttura moderna ricostruita dopo che quella più antica fu fatta saltare in aria dai Tedeschi nel corso della seconda Guerra Mondiale
Casa Marini
  • Casa Marini. antica sede della zecca in cui dal 1391 venivano coniati i bolognini. Istituita da Napoleone II Orsini, la zecca era un privilegio concesso dal re Ladislao di Durazzo con apposito diploma nel giugno 1391.
    L'edificio ha subito nel corso del tempo numerosi rimaneggiamenti e trasformazioni, ma conserva dell'edificio originale un portale ogivale tardogotico che adorna la facciata, sormontato da un timpano triangolare. Oltre l'ingresso si apre una piccola corte interna.
Palazzo Vitacolonna
  • Palazzo Vitacolonna, piazza Santa Maria Maggiore. Principale edificio civile cittadino. Risale al XVIII secolo ed è stato realizzato seguendo i dettami ancora dell'architettura rinascimentale. La facciata principale si articola su tre livelli: dai negozi e le botteghe del primo, al secondo dominato da finestre semplici per culminare al piano nobile sul terzo livello. La sommità del prospetto è caratterizzata da un cornicione aggettante sotto cui corre una fila di formelle circolari. Nel piano nobile tutte le aperture, sormontate da timpani curvilinei e triangolari in alternanza, affacciano su una lunga balconata sorretta da mensole.
    Oltre l'ingresso si apre un ambiente dal pavimento in opus spicatum e ciottoli di fiume, nel quale è posizionata una rampa di scale con volte rampanti costruita seguendo i canoni del barocco napoletano settecentesco. In una delle sale interne è possibile ammirare una volta recante l'affresco Leda e il cigno, riconducibile all'artista locale Francesco Maria De Benedictis.
  • Palazzo Elisii, via Tripio. Di gusto barocco. Il prospetto principale del palazzo è in pietrame misto e laterizi, caratterizzato da grandi finestre con cornici barocche su mensole lungo tutto il piano nobile e da un portale bugnato. Oltre l'ingresso, tramite un corridoio con volta a botte, si giunge ad un cortile nel quale si apre un secondo portale. Quest'ultimo reca sul concio di chiave uno stemma.
  • Palazzo De Lucia, via Roma. Riconducibile al XVIII secolo, periodo di ascesa di numerose famiglie borghesi della città, la sua facciata è caratterizzata da un elegante portale sormontato da due busti maschili. Al primo piano finestre con timpano ad arco si alternano ad aperture con timpano triangolare, di cui alcune affacciano su un balcone con ringhiera in ferro battuto poggiante su mensole di gusto settecentesco. Una scalinata monumentale in pietra e laterizio, con volte rampanti su colonne e pilastri, conduce al piano nobile, in cui è presente un ampio salone dalla volta ellittica.
  • Palazzo Liberatoscioli. Tra i pochi esempi di liberty a Guardiagrele. Costruito intorno agli anni Venti del Novecento, è costituito da un blocco a parallelepipedo su base poligonale che si articola in tre livelli e cinque campate nella facciata principale. Il portale principale è rivestito in pietra a bugnato ed è in asse sia con una finestra a cimasa curvilinea al primo piano, che con una finestra circolare suddivisa in tre parti al piano secondo. Le alte finestre presentano modanature con cimasa, alcune aperture in cui non vi sono decorazioni, e balconcini con balaustre in ferro battuto recanti motivi floreali.
    Nella campata centrale a livello del cornicione è presente un bassorilievo che raffigura un'aquila con ali spiegate su un ramo, in procinto di prendere il volo. Sul portone d'ingresso vi è uno stemma ovale con piccole volute, recante all'interno una spada sulla quale si intreccia la lettera P.
  • Palazzo Montanari-Spoltore, via Tripio. Vi soggiornò a lungo il pittore lancianese Federico Spoltore, che decorò l'edificio con tempere e tele.
  • Palazzo Iannucci, via della Penna. Pregevole esempio di architettura civile seicentesca; il suo prospetto in pietrame misto è arricchito da un portale a tutto sesto e da semplici finestre rettangolari.
  • Fontana Marrucina. Composta da tre fornici in laterizio suddivisi da paraste in pietra. È riconducibile al XVIII secolo.
  • Fontana di Grele. Ridotta allo stato di rudere, risalirebbe al XVII secolo.

Musei[modifica]

  • Museo del costume e della tradizione, nel chiostro di San Francesco. Raccoglie oggetti e documenti che ricordano la vita quotidiana degli abitanti della zona tra '800 e '900. Il Museo è ospitato nei locali a piano terra del chiostro di San Francesco ed è nato grazie al volontariato.
    Al suo interno sono ricostruiti ambienti della vita domestica ed artigiana. Per esempio è stata ricostruita una cucina, con gli utensili autentici dell'800, dove è stato allestito anche uno spazio femminile per l'attività di filatura e tessitura, in cui è possibile osservare antichi strumenti dell'epoca.
    Vi sono inoltre spazi dedicati all'attività artigiana, fiorente a Guardiagrele, con l'esposizione degli strumenti degli antichi artigiani, ed una sezione dedicata agli abiti femminili e ai gioielli.
  • Museo del Duomo. È allestito nei tre locali della cripta medievale e raccoglie i pezzi più importanti provenienti dal duomo e scampati al terremoto del 1703; venne istituito nel 1988 dopo il restauro della cripta. Le opere qui esposte vanno dal XIV secolo fino al 1700 e provengono non solo dal Duomo, ma anche da altre chiese cittadine.
  • Museo archeologico, piazza San Francesco. Custodisce armi, vasellame ed ornamenti, risalenti al periodo compreso tra fine del X e il III secolo a.C., rinvenuti nella necropoli protostorica di Comino. :Inaugurato nell'agosto del 1999 si trova al piano terra dell'edificio comunale. È costituito da cinque sale in cui sono esposti una sessantina di corredi funebri ritrovati in tombe a tumulo risalenti alla prima Età del ferro.
    Sono inoltre presenti nel museo due vetrine che mostrano l'attività di ricerca condotta nella necropoli da don Filippo Ferrari, parroco di Guardiagrele all'inizio del secolo scorso a cui va il merito di aver compreso l'importanza del sito archeologico, anche se il materiale da lui raccolto è andato disperso durante la seconda guerra mondiale.
  • Museo dell'artigianato artistico abruzzese. Ferro battuto, rame, ceramica, legno, pietra scolpita, vetro, lavori al tombolo e ricami sono tutte attività manifatturiere le cui opere sono raccolte nel museo che si prefigge di valorizzare le attività artigianali della città. Lo stesso scopo è perseguito dalla Mostra dell’artigianato artistico abruzzese che si tiene ogni anno a Guardiagrele.


Eventi e feste[modifica]

I santi patroni della città sono San Donato d'Arezzo e Sant' Emidio e vengono festeggiati insieme al compatrono San Nicola Greco il 6, il 7 e l'8 agosto, con mercati, tombole e processioni in cui vengono fatti sfilare i Santi.

  • Mostra dell'Artigianato Artistico Abruzzese. 1-20 agosto.
  • Guardiagrele Opera Festival (GO Festival), Piazza San Francesco-Largo Nicola da Guardiagrele, . Seconda metà di luglio. Festival di Opera Lirica, Musica e Cultura, dal 2015 porta a Guardiagrele artisti da tutto il mondo. Opera Studio e Masterclass, eventi, concerti e opere liriche nelle piazze e nelle chiese del borgo.


Cosa fare[modifica]


Acquisti[modifica]

Utensili in rame

La lavorazione del ferro battuto, originariamente nata per rispondere a esigenze concrete, è attualmente ampiamente praticata in forma artistica. Non meno antica della lavorazione del ferro battuto è quella del rame, i cui pezzi trovano esposizione presso Porta San Giovanni. Nel tempo sono stati sviluppati dai ramai dei gerghi di mestiere esclusivamente guardiesi, unico caso nella regione Abruzzo, che dimostra il radicamento nel borgo di tale attività. Oggi questa forma di artigianato è in forte declino, sostituita dalla lavorazione industriale. Il tipico motivo decorativo consiste nella linea greca romana, una linea spezzata ininterrotta, costituita da segmenti perpendicolari e paralleli ad alternanza. Essa è ottenuta battendo col martello il manufatto posto su un supporto, il palanchino.

Come divertirsi[modifica]


Dove mangiare[modifica]

Prezzi medi[modifica]

  • Villa Maiella, Via Sette Dolori 30, +39 0818 901266, fax: +39 0818 901266.
  • Ristorante La Grotta dei Raselli, via Raselli 146, +39 3478 694693, fax: +39 0871 808292.
  • Ristorante Parco Della Majella, Via Colle Luna 2, +39 0871 83354, fax: +39 087183354.
  • Ristorante Santa Chiara, Via Roma 10, +39 3403 727457, fax: +39 0871 801702.
  • Agriturismo La Tana del Lupo, Via Bocca di Valle 140, +39 0871 808010, fax: +39 0871 800071.
  • Agriturismo Casino di Caprafico (Frazione Caprafico Piane), +39 0871897492, fax: +39 0871 897492.


Dove alloggiare[modifica]

Prezzi medi[modifica]


Sicurezza[modifica]

Farmacie

  • Comunale Anxanum 3, Via Sciusciardo 127 (in località Villa S. Vincenzo), +39 0871 893019.
  • Cristini, Via Tripio, 162, +39 0871 82328.
  • La Barba, via Roma 123, +39 0871 82226.
  • Simeoni, Via Roma, 17.


Come restare in contatto[modifica]

Poste[modifica]

  • Poste italiane, via San Francesco 69, +39 0871 80893, fax: +39 0871 335313.


Nei dintorni[modifica]

  • Casoli — Il centro urbano, raccolto attorno al castello ducale e alla chiesa parrocchiale, è arroccato su un colle alla destra del fiume Aventino, ai piedi della Majella.
  • Lanciano — Città di antica tradizione, fu capoluogo dei Frentani e poi municipio romano. Ha un nucleo antico di grande interesse, che si anima in occasione delle numerose rievocazioni storiche; famosi sono la Settimana medievale con il ‘’Mastrogiurato’’ e le rappresentazioni sacre della Settimana Santa. È meta di pellegrinaggi a seguito del suo miracolo eucaristico
  • Manoppello
  • Ortona — Su un promontorio della costa si stende l'abitato monumentale antico; sul litorale si sviluppano le attivita pescherecce e balneari. È città legata ad importanti vicende della seconda guerra mondiale.


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