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Cottanello
Porta del Regno
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Fuso orario
Patrono
Posizione
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Cottanello
Sito istituzionale

Cottanello è un centro del Lazio.

Da sapere[modifica]

Cenni geografici[modifica]

Situato nel Lazio orientale in Sabina, nel suo territorio comunale scorre il torrente L'Aia. Dalle cave nei pressi del paese viene estratto il marmo rosso di Cottanello. Dista 14 km da Contigliano, 23 da Rieti, 21 da Greccio.

Cenni storici[modifica]

Il territorio di Cottanello è stato abitato sin dall'epoca romana, ciò è testimoniato dal ritrovamento di una grande villa rustica nella tipologia ad atrio e peristilio in località Collesecco.

La villa è composta da un atrio con impluvium centrale; i caratteristici quattro cubicoli disposti ai lati; un'area termale con frigidario, tepidario e calidario; triclinio e altre stanze, tra cui anche il prima citato Peristilio. Questa grande struttura faceva parte dell'agro foronovanus e apparteneva agli Aurelii Cottae, un ramo separato della gens Aurelia, da cui prese poi il nome il paese.

Come orientarsi[modifica]

Mappa a tutto schermo Cottanello

Il suo territorio comunale comprende anche i paesi di Castiglione, Colle della Fonte, Le Piane, Collelungo, Livertini, Castagneto, Ferrari, Fontemonaci, San Biagio e Acquaviva.

Come arrivare[modifica]

In aereo[modifica]

  • Aeroporto di Roma Ciampino
  • Aeroporto di Roma Fiumicino

In auto[modifica]

  • Autostrada del Sole A1, uscire a Ponzano Romano - Soratte, attraversare Stimigliano Scalo, Castagneto e proseguire seguendo indicazioni per Cottanello.
  • Da Rieti prendere la SP 45, attraversare Case San Benedetto, Contigliano e proseguire seguendo indicazioni per Cottanello.

In treno[modifica]

In autobus[modifica]

  • Autolinee Cotral [1]


Come spostarsi[modifica]


Cosa vedere[modifica]

Villa romana di Cottanello - peristilio con frammenti di colonne in muratura
Villa romana di Cottanello - soglia di una camera
Villa romana di Cottanello - soglia di una camera
  • 42.40033612.6777221 Villa romana di Cottanello. È una delle numerose villae rusticae risalenti all'età romana, dislocate nel territorio della Sabina. Si trova in località Collesecco, una zona agricola a circa 1 km. dal centro storico di Cottanello. Venne edificata negli ultimi decenni del I secolo d.C. su di una preesistente struttura di età repubblicana.
    Oggi è un sito archeologico affidato ad alcuni volontari della Pro Loco che agiscono in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio.
    Gli scavi effettuati hanno portato alla luce un'area rettangolare di circa m. 37 x 45 composta da una trentina di vani, fra i quali erano riconoscibili un atrio ed un peristilio. Alle pendici del Monte del Parro venne poi individuato un grosso acquedotto interrato che dalla sorgente, in località Cola Fonte, portava l'acqua alla villa.
    Non si conosce ancora la reale estensione della villa in quanto l'area è stata solo parzialmente indagata; attualmente (gennaio 2016), sono emersi circa 1660 metri quadrati; dalle ultime indagini effettuate si ritiene sia più o meno la metà della totale estensione; resta da espletare lo scavo della parte abitativa e di parte del criptoportico.
    Grazie agli scavi più recenti è stato possibile ricostruire una sequenza di fasi edilizie, almeno tre:
    una prima fase, poco documentata, va dalla fine del II al I secolo a.C.; gli aspetti decorativi di alcuni ambienti come il pavimento in cocciopesto e l'intonaco dipinto, fanno pensare ad un edificio con funzioni non soltanto rustiche.
    una seconda fase compresa tra la fine del I secolo a.C. e la prima metà del II d.C. A questo periodo probabilmente risalgono consistenti ampliamenti e cambiamenti strutturali, come la costruzione del peristilio e di altri ambienti di rappresentanza e termali.
    una terza fase priva di interventi edilizi significativi, ma con frequentazione fino in età tardoantica.
    Appartenne alla famiglia romana degli Aurelii Cottae, come provato da un reperto epigrafico inedito proveniente dagli scavi del 1972, il frammento di un dolio con inciso il bollo "M. Cottae".
    Probabilmente la villa è stato il primo nucleo insediativo dal quale il paese di Cottanello ha tratto origine, mantenendo anche nel toponimo il riferimento all'illustre famiglia, la gens Aurelia, ampiamente ricordata nella storiografia antica. Si suppone sia appartenuta a Massimo Messalino Cotta, console nel 20 d.C., amico di Tiberio e autore di scritti di agronomia.
    La planimetria, piuttosto articolata, evidenzia una duplice destinazione d'uso: un'azienda agricola a conduzione schiavistica attrezzata per la produzione di prodotti alimentari, e una residenza di campagna di tipo padronale, abbellita da decorazioni scultoree, terrecotte architettoniche e pavimenti musivi, ottimamente conservati, realizzati a mosaico geometrico con calcare locale e con il marmo rosso di Cottanello. Una delle soglie presenta inserti figurati con motivi vegetali, un'altra raffigura una coppia di gallinacci. Le pareti sono rivestite di intonaco dipinto; sono evidenti alcuni resti della decorazione fittile. Il lavoro di scavo ha inoltre restituito 184 frammenti di terrecotte architettoniche tipo antefisse, tegole di gronda decorate, lastre di sima, di coronamento e di rivestimento, gocciolatoi, ecc.
    La villa rientra nello schema classico della Domus ad atrio. Sono stati identificati vari ambienti, fra cui l'atrio, una grande sala con il pavimento a mosaico a crocette bianche su fondo nero; è un'architettura di tipo tuscanico; l'acqua piovana si raccoglieva nell'impluvium quadrangolare con fondo piatto in opus spicatum, e da qui veniva distribuita agli ambienti termali attigui mediante tubature e fognali.
    Villa romana di Cottanello su Wikipedia villa romana di Cottanello (Q22039190) su Wikidata
Eremo S. Cataldo
  • 42.41041912.6895032 Eremo di San Cataldo. È difficile stabilire l'epoca di insediamento del primo romitorio all'interno della cavità rocciosa, non esistono fonti certe; alcuni sostengono che sia antecedente al X secolo, altri lo fanno risalire all'XI secolo e lo descrivono come rifugio e luogo di eremitaggio dei frati benedettini residenti nell'abbazia di Farfa, da cui si allontanavano a volte per darsi alla contemplazione e alla predicazione nel territorio di Cottanello. A loro vengono attribuiti gli antichi affreschi che ne abbelliscono le pareti, dipinti fra il XII e XIII secolo.
    Per secoli il santuario venne gestito dalla compagnia dei Santi Andrea e Cataldo, che grazie a cospicue rendite assicurava la manutenzione e le regolari celebrazioni eucaristiche; le attività quasi cessarono del tutto e il deterioramento e il degrado divennero quanto mai evidenti all'inizio dell'Ottocento, per aggravarsi ulteriormente nei decenni successivi.
    Si presenta incastonato in un alveo naturale del monte a circa 10 m. d'altezza a strapiombo sulla strada provinciale 45, che a sua volta affaccia su un ripido pendio il cui terreno sprofonda fino al torrente Aia. Il fronte su strada è semplice, privo di apparati decorativi, solo alcune piccole feritoie. Una ripida scala in pietra, realizzata nel 1888, facilita l'accesso alla piccola porta d'ingresso, sormontata da una lunetta e preceduta da tre gradini; da qui la vista si perde verso l'antico castello di Cottanello e va oltre, verso il monte Soratte e le pianure romane e viterbesi.
    L'intero complesso appare sostenuto da una sostruzione caratterizzata da tre grandi arcate a tutto sesto, ed è sovrastata da una smisurata roccia che le fa da copertura. Intorno bosco, ulivi e piante selvatiche. È probabile che la costruzione nel 1888 dell'attuale strada provinciale abbia comportato tagli sulla roccia e quindi l'annullamento di antiche mulattiere utilizzate anche da San Francesco per giungere fin qui da Greccio, parte del così detto Cammino di Francesco.
    Altarino in marmo rosso di Cottanello

    La piccola chiesa, che un tempo faceva parte di un edificio composto da più stanze, è lunga 6 m. e larga 3,35; ha forma irregolare, condizionata dalla roccia naturale. Si compone di due vani separati da un arco a tutto sesto: il primo è un piccolo vestibolo a cielo aperto, poiché nel corso dei secoli il muro che lo ricopriva e che faceva da solaio alle stanze superiori, è crollato. Le pareti erano ornate da affreschi, ma anch'essi sono andati in gran parte distrutti. Sul pavimento sono disposte alcune panche di legno a disposizione dei fedeli. Sul lato destro un'antica scala scavata nella roccia porta al piano superiore.
    Il secondo vano è una cappellina absidata, scavata nella roccia, protetta da una vetrata che recentemente ha sostituito una precedente cancellata in ferro battuto. Il pavimento è rialzato rispetto a quello del primo ambiente. La volta a crociera che lo ricopre è divisa in quattro vele all'interno delle quali sono raffigurati episodi della Genesi. Lo spazio è illuminato da due finestrelle. Sul lato destro una piccola apertura quadrangolare reca in cima un'iscrizione scolpita: "Qui riposava il capo di San Cataldo". Ai lati le raffigurazioni del santo. Sulla sinistra un grande affresco del XII secolo in stile bizantino occupa tutta la parete, riproduce il Redentore benedicente. :Al centro si trova un piccolo altare con sopra un blocco irregolare in marmo rosso di Cottanello. In entrambi gli ambienti sono rimasti residui sporadici di intonaco dipinto che definiscono un contesto di ex voto, probabilmente di poco successivo alla realizzazione delle opere murarie.
    Al piano superiore sono rimasti solo un piccolo campanile a vela con campana in bronzo e un vano scoperto che affaccia sull'oratorio, protetto da una ringhiera; un muro curvilineo interrotto da due finestre, ne delimita il lato a sud-est.
    Gli affreschi
    Nel XVII secolo gli antichi affreschi vennero coperti da altre pitture in stile barocco. La scoperta di quelli più vecchi, ritenuti i più antichi della Sabina, fu del tutto casuale: una mina fatta esplodere dai tedeschi durante la ritirata del 1944 sulla sottostante strada provinciale, mandò in frantumi i tre strati sovrapposti, realizzati in secoli diversi, di intonaco dipinto. Riaffiorarono quasi per intero le precedenti pitture. La Soprintendenza ai monumenti e scavi di Roma nel 1950 si occupò del ripristino degli interni e delle decorazioni pittoriche.
    Particolare dell'affresco del Redentore benedicente

    Il Redentore benedicente
    L'affresco antico più importante, risalente al XII secolo, è in stile bizantino e occupa l'intera parete di sinistra della chiesetta; riproduce il Redentore seduto su un alto trono che con la mano destra regge una croce e con l'altra, aperta alla maniera greca, benedice gli apostoli, disposti intorno a lui, sei per lato. La benedizione è rivolta anche a sei sante, disegnate più in basso, allineate in devoto raccoglimento, precedute dall'offerente della pittura. La cifra grafica del viso del Redentore ricorda alcune opere spoletine: il Cristo crocifisso di Alberto Sotio, conservato al Duomo di Spoleto, alcune immagini dipinte nelle chiesa di San Paolo inter vineas, altre nella Basilica di San Gregorio Maggiore, altre ancora nella cripta di Sant'Ansano.
    Sul ginocchio destro del Redentore è dipinto il Tau, segno biblico di salvezza, eseguito a tempera. Alcuni studiosi ipotizzano che sia stata disegnata da San Francesco nel 1217, quando si soffermò per un certo periodo ad evangelizzare il territorio sabino. Scelse come appoggio un rifugio sulla vetta dei monti Grandi, dove in sua memoria nel 1712 Clemente XI fece costruire un piccolo edificio.
    In basso a sinistra un affresco di epoca successiva, rimasto in situ nonostante la detonazione, rappresenta la Madonna col Bambino. È invece andata persa, frantumata, un'immagine dipinta di Cottanello vista dall'eremo, documentata da foto precedenti il 1944.
    La volta a crociera della cappellina è decorata in stile barocco da motivi vegetali e da alcune scene della storia della Genesi, Adamo ed Eva nel paradiso terrestre. Sulla volta di destra è dipinta la Vergine col Bambino affresco datato 1444. Sui due pilastri all'ingresso si trovano due dipinti raffiguranti Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino.
    Importanti restauri, che hanno per fortuna arrestato il progressivo degrado delle opere pittoriche superstiti, sono stati effettuati nel 1950, nel 2005, 2008 e 2010.
    Eremo di San Cataldo su Wikipedia eremo di San Cataldo (Q22662077) su Wikidata


Eventi e feste[modifica]


Cosa fare[modifica]


Acquisti[modifica]


Come divertirsi[modifica]


Dove mangiare[modifica]

Prezzi medi[modifica]


Dove alloggiare[modifica]

Prezzi modici[modifica]

Prezzi medi[modifica]


Sicurezza[modifica]

  • 42.40726912.6872831 Farmacia Sant'Andrea, via Forcella 18, +39 0746 66207.


Come restare in contatto[modifica]

Poste[modifica]

  • 42.4055612.6852582 Poste italiane, Via della Passeggiata 6, +39 0746 66225. mar-ven-sab. Tel.

Internet[modifica]

  • Internet Point gratuito nella sala Internet della Biblioteca comunale.


Nei dintorni[modifica]

  • Contigliano - Il complesso religioso dell'Abbazia di San Pastore non è fra i più noti della Valle Santa, ma costituisce comunque un luogo di grande fascino e spiritualità.
  • Greccio — San Francesco vi ha lasciato l'Abbazia francescana come traccia tangibile; come lascito spirituale il ricordo della prima rappresentazione del Presepe vivente, che annualmente si ripete.
  • Rieti — Ritenuta dagli autori dell'età classica il centro geografico d'Italia (Umbilicus Italiae) fu fondata all'inizio dell'età del ferro e divenne un'importante città dei Sabini; ancora oggi il suo territorio viene identificato come "Sabina".
  • Cascata delle Marmore — Spettacolare cascata sul confine fra Umbria e Lazio, creata dalla deviazione del fiume Velino in epoca romana, è meta di un enorme flusso di turisti che ammirano questa meraviglia della natura di innegabile fascino.

Itinerari[modifica]

Santuari francescani nella Piana reatina — Un percorso di natura, fede ed arte nella Sabina attraversata da San Francesco, per visitare i quattro Santuari della Valle Santa: Greccio, Poggio Bustone, La Foresta, Fonte Colombo.


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