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Isole Dahlak
Barriera corallina nel mezzo del Mar Rosso
Localizzazione
Isole Dahlak - Localizzazione
Stato
Abitanti

Isole Dahlak (talvolta anche Dahlac, Dahalac o Daalac) sono un arcipelago dell'Eritrea costiera.

Da sapere[modifica]

L'arcipelago ha iniziato a fiorire con la sua fauna selvatica dopo essere stato abbandonato durante la guerra tra Etiopia ed Eritrea. I pesci hanno proliferato in gran numero perché non c'era nessuno che li cacciasse o disturbasse durante questa guerra.

Grazie all'ambiente incontaminato e all'abbondanza della fauna ittica, le isole Dahlak sono state già da tempo dichiarate riserva naturale. Il governo ha visto una buona opportunità turistica e si è assunto la responsabilità di proteggere il parco.

Esistono più di 350 specie diverse di pesci. Altri animali marini includono squali, delfini, tartarughe, dugonghi, paguri. Nel parco sono state registrate circa 109 specie di uccelli. Molte delle isole disabitate sono diventate aree di nidificazione per un gran numero di uccelli marini a causa della loro natura isolata e dei ricchi terreni di alimentazione nell'area circostante.

Cenni geografici[modifica]

L'arcipelago delle isole Dahlak, separato dalla terraferma dal Canale di Massaua, è formato da 126 isole madreporiche basse e sabbiose situate al largo della costa eritrea di fronte alla città portuale di Massaua, nel Mar Rosso meridionale. Solo 4 di queste isole sono abitate.

Le principali isole di questo arcipelago sono Dahlak Chebir o Grande Dahlach (900 km²), la più popolata, Nora (135 km²) e poi, in ordine alfabetico, Dhuladhiya, Dissei, Dohol, Eruà, Haràt, Hermil, Sarato (o Isratu), Nocra (che fu sede di un penitenziario), Nahleg e Sciumma.

L'altezza massima è di 64 m e i fondali intorno alle isole sono bassi.

Quando andare[modifica]

Il periodo migliore per visitare è generalmente da settembre-ottobre a maggio-giugno. Anche luglio e agosto sono molto caldi, soprattutto nella calda Massaua. I mesi relativamente più freschi sono dicembre e gennaio, dove è possibile incontrare le rare precipitazioni che cadono qui.

Cenni storici[modifica]

Lapide proveniente da Dahlak datata all'inizio del XIII secolo d.C. e conservata al British Museum

Le isole dell'arcipelago erano già conosciute ai tempi degli antichi Romani per la loro ricca produzione perlifera.

Gli abitanti di Dahlak furono tra i primi africani a convertirsi all'Islam nel VII secolo d.C. (come attestato da una vasta serie di pietre tombali in caratteri kufici, studiati in particolare dal prof. Giovanni Oman). Lo Stato islamico sorto in quel periodo nell'arcipelago fu poi annesso dallo Yemen; in seguito venne occupato, a periodi alterni, dall'Etiopia. Nel 1559 le isole furono conquistate dai Turchi e incorporate nella provincia ottomana di Habesh.

Alla fine del XIX secolo l'arcipelago, parte dell'Eritrea, divenne un protettorato coloniale italiano (1890). Sull'isola di Nocra fu istituito un campo di prigionia in cui venivano confinati i patrioti eritrei. Nel 1894 Crispi ipotizzò anche l'invio di coatti politici italiani, ma l'idea venne abbandonata dopo la relazione degli ispettori inviati sul posto, cui le isole apparvero inadatte a prigionieri europei.

Quando l'Etiopia, sotto la giunta del Derg (1975-1987), si alleò con l'Unione Sovietica durante la guerra fredda, nell'arcipelago venne posta una base navale sovietica.

Nel 1990 l'Etiopia perse il controllo dell'arcipelago e della costa settentrionale eritrea, che passò ai ribelli dell'EPLF (il movimento per l'indipendenza eritrea). In seguito al riconoscimento internazionale dell'indipendenza nel 1993, l'arcipelago delle Dahlak divenne parte integrante dello stato eritreo.

Attualmente le isole dell'arcipelago sono in gran parte disabitate: solo su quattro isole c'è una popolazione permanente e su alcune altre una popolazione temporaneamente residente. Su alcune di esse si trovano antiche necropoli, oggetto di studi specialistici da parte degli epigrafisti, a causa dell'uso che vi si riscontra della primissima onomastica araba in età islamica.

Lingue parlate[modifica]

La lingua dahlik, un tempo considerata dialetto del tigrino, è oggi riconosciuta come lingua a sé stante, anche se appartenente allo stesso gruppo delle lingue semitiche dell'Etiopia settentrionale.

Letture suggerite[modifica]

  • Lemma «DAHLAK Islands» (S.H. Longrigg), su: The Encyclopaedia of Islam
  • Gianni Roghi Francesco Baschieri, Dahlak, Garzanti editore Milano, 1954
  • Folco Quilici, Sesto Continente, Gherardo Casini editore, Roma, 1954
  • Vincenzo Meleca, Ritorno a Dahlak Kebir, Greco e Greco editore, 2001
  • Vincenzo Meleca, Storie di uomini, di navi e di guerra nel Mar delle Dahlak, Greco e Greco editore, 2012
  • Montesanto De Marchi Traverso, Isole Dahlak un arcipelago del Mar Rosso eritreo, Erga editore, 2013
  • Vincenzo Meleca, Arcipelago Dahlak, Greco e Greco editore, 2016
  • Pier Carlo Masini, Storia degli anarchici italiani nell'epoca degli attentati, Milano, Rizzoli, 1981
  • Gianni Roghi, Dahlak,Garzanti, 1954
  • Vincenzo Meleca, Ritorno a Dahlak Kebir, Greco&Greco Editori, 2001
  • Vincenzo Meleca, Storie di uomini, di navi e di guerra nel Mar delle Dahlak, Greco&Greco Editori, 2012
  • Vincenzo Meleca, Arcipelago Dahlak, Greco&Greco Editori, 2016


Territori e mete turistiche[modifica]

Altre destinazioni[modifica]

  • 15.65972240.1141671 Dahlak Kebir Dahlak Kebir su Wikipedia — L'isola più grande dell'arcipelago. Gli isolani parlano il dialetto Dahlik e conducono uno stile di vita tradizionale, tra cui la pesca delle perle e la raccolta dei cetrioli di mare. L'isola è abitata da almeno 2.000 anni ed è famosa per i suoi reperti archeologici. Sulla costa meridionale dell'isola, vicino al villaggio di Dahlak Kebir , ci sono circa 360 antichi serbatoi d'acqua sotterranei scolpiti nel calcare corallino. Alcuni carri armati sono ancora utilizzati dalla popolazione locale. Accanto ai serbatoi si trova una vasta necropoli con sepolture (circa 1.000) databili dal 912 al XV secolo. Su alcune lapidi si possono vedere antiche iscrizioni cufiche. Vicino al villaggio di Selauit, si trova un altro sito archeologico - Adel, che è ancora poco esplorato. Alcuni ricercatori ritengono che le rovine locali risalgano al periodo preislamico


Come arrivare[modifica]

È necessario pagare una tassa e ottenere un permesso di 30 USD (febbraio 2024) prima di poter entrare nel parco. Le agenzie locali possono occuparsi sia della barca che del permesso.

In aereo[modifica]

Si può arrivare ad Asmara, per poi percorrere la strada per Massaua in poche ore, e da qui imbarcarsi.

In nave[modifica]

È possibile noleggiare imbarcazioni a Massaua che offrono servizi turistici sulle isole.


Come spostarsi[modifica]

All'interno di ogni isolotto ci si sposta solamente a piedi. Nelle due isole più grandi (Kebir e Norah), essendo abitate, potrebbero esserci delle alternative.

In nave[modifica]

Tra le isole, l'unico mezzo di trasporto è ovviamente la barca.


Cosa vedere[modifica]

Chi si reca alle Dahlak, lo fa per godere di una natura incontaminata, il cui unico nemico, ad oggi, è il solo riscaldamento globale, che potrebbe danneggiare i fondali corallini.

Cosa fare[modifica]

  • Immersioni subacquee — Sono ora consentite nella zona e sono guidate da un gruppo di subacquei addestrati costituiti da ex combattenti per la libertà che costituiscono il nucleo del turismo subacqueo eritreo.
  • Pesca delle perle — La pesca delle perle dell'arcipelago era famosa fin dall'epoca romana e produce ancora un notevole numero di perle.


A tavola[modifica]

Tutto ciò che si mangerà lo si dovrà portare da Massaua o pescare. Acqua inclusa, in quanto non vi sono sorgenti.


Infrastrutture turistiche[modifica]

  • Luul Hotel (sull'isola di Dahlak Kebir ) è l'unico hotel sulle isole.
  • Il campeggio è consentito durante i tour organizzati sulle isole.


Sicurezza[modifica]


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