Piana di San Vittorino | |
Stato | Italia |
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Regione | Lazio |
Capoluogo | Rieti |
Superficie | 8 km² |
Piana di San Vittorino è una regione del Lazio.
Da sapere
[modifica]Piana di San Vittorino, di Cotilia o del Peschiera è una piccola pianura dell'Italia centrale nella Sabina reatina attraversata dal fiume Velino. È una zona umida assai ricca d'acqua e caratterizzata da marcati fenomeni carsici.
Cenni geografici
[modifica]La Piana si trova lungo il corso del Velino, stretta tra il gruppo del Terminillo a nord e il Monti del Cicolano a sud. Si allunga in direzione est-ovest per quattro chilometri ed è larga due chilometri. Costituisce uno slargo della valle del Velino, che alle due estremità della pianura si stringe: risalendo il suo corso, verso est, si restringe in corrispondenza di Borgo Velino e Antrodoco, dopo le quali entra nelle ancor più strette Gole del Velino, e ad ovest si restringe in corrispondenza di Cittaducale e di alcuni colli posti a sud-est di Rieti, prima di entrare nella Piana Reatina.
Caratteristiche geologiche
[modifica]Secondo il geografo Riccardo Riccardi, l'imponenza con cui l'erosione carsica si manifesta nella Piana di San Vittorino non ha uguali in tutta Italia. In questa zona sono comuni fenomeni di sprofondamenti del terreno (sinkhole), che coinvolgendo anche case ed edifici possono essere molto pericolosi per la loro repentinità. Al momento sono catalogati e monitorati 42 sinkhole. Le tracce lasciate dai sinkhole vengono chiamate dai locali canetre o canetroni, vasche, pozzi, nomi che hanno dato origine ai rispettivi toponimi. Da sprofondamenti di questo tipo hanno avuto origine i laghi di Paterno, di Mezzo e Burino.
L'abbondanza di sorgenti in superficie è una evidente manifestazione di una vasta circolazione idrica sotterranea, che esercita una forte azione corrosiva sullo strato travertinoso su cui poggia l'intera piana, assottigliandolo e formando al suo interno delle caverne sotterranee, che a volte cedono facendo sprofondare il terreno soprastante.
Cenni storici
[modifica]Prende il nome da San Vittorino di Amiterno, che proprio qui venne martirizzato nel 96 d.C dall'imperatore Nerva, appeso a testa in giù su una sorgente solfurea.
Storicamente la Piana era soggetta a frequenti inondazioni da parte del fiume Velino, che provocavano gravi danni all'agricoltura e depositavano nelle campagne acqua stagnante che favoriva la diffusione della malaria. Nel Settecento il problema venne individuato nella insufficiente arginatura del fiume e nella sua tortuosità, ma dei provvedimenti furono presi solo nel 1839 quando il Velino venne allontanato dalla sua sede storica ai piedi del Terminillo e deviato al centro della valle in un canale artificiale rettilineo appositamente costruito, lungo 4,4 km profondo 4,30 metri e largo 18,50 metri. Ma il potere incrostante delle acque del Velino fece salire rapidamente il fondo del suo nuovo letto, riproponendo il problema degli straripamenti, e nel periodo postunitario il disboscamento peggiorò ulteriormente la situazione per la maggiore quantità di ghiaia che i torrenti montani vi immettevano. Il problema fu risolto definitivamente tramite opere di drenaggio.[1]
Territori e mete turistiche
[modifica]Centri urbani
[modifica]- Cittaducale — Il suo centro storico conserva un bel borgo medievale; fu sede vescovile dai primi del Cinquecento al 1818.
- Castel Sant'Angelo — Le Terme di Cotilia, antico centro romano, furono frequentate dagli imperatori Tito e Vespasiano, che vi conclusero i loro giorni.
Come arrivare
[modifica]La Piana di San Vittorino è servita da importanti infrastrutture; per chi proviene da Rieti e da Roma è il naturale punto di passaggio per aggirare il Terminillo e raggiungere l'Abruzzo (scavalcando l'Appennino da Antrodoco tramite il valico di Sella di Corno) oppure per raggiungere l'alta valle del Velino (Posta, Amatrice, Accumoli) e poi passare l'Appennino con il Passo della Torrita per raggiungere Ascoli Piceno e il mare Adriatico. Per questo già in epoca romana la piana era attraversata dalla Via Salaria, strada consolare che collegava Roma all'Adriatico passando per Rieti ed Ascoli Piceno.
In aereo
[modifica]- Aeroporto di Roma Ciampino
- Aeroporto di Roma Fiumicino
In auto
[modifica]- Oggi la piana si avvantaggia della Strada statale 4 Via Salaria, che come la strada antica collega Roma all'Adriatico; da essa, ad Antrodoco, si diparte la Strada statale 17 per L'Aquila. In questo tratto la Salaria è ancora oggi una strada dalla carreggiata stretta, che segue un percorso non troppo diverso da quello della consolare romana, in quanto il tratto a scorrimento veloce termina a Santa Rufina e riprende solo a Posta.
- Inoltre ad ovest della piana, tra Rieti e Cittaducale, si apre la valle del Salto, che è solcata dalla strada regionale 578, la principale via d'accesso al Cicolano.
In treno
[modifica]- La ferrovia Terni-Rieti-L'Aquila serve la zona con le stazioni di Cittaducale, Cotilia, Sorgenti del Peschiera, Castel Sant'Angelo e Canetra.
In autobus
[modifica]Come spostarsi
[modifica]Cosa vedere
[modifica]La piana, che oggi si presenta densamente coltivata, fu un centro di attrazione sin dall'antichità, quando i "misteriosi" fenomeni carsici diedero alla zona un forte valore religioso. Inoltre sin dall'epoca romana le sorgenti di acque solfuree furono usate a scopo terapeutico.
- Resti dell'antica Cutilia, dove è possibile ammirare gli scavi archeologici delle Terme di Vespasiano e della villa di Tito.
- Moderno stabilimento delle Terme di Cotilia, aperto da giugno a ottobre, permette di sfruttare le i benefici terapeutici delle acque e offre trattamenti quali bagni, fanghi, inalazioni e aerosol, nonché fontane dalle quali bere le acque sulfuree o ferrose.
- Chiesa di San Vittorino — Fondata nel Trecento-Quattrocento sui resti di un tempio pagano dedicato alle ninfe dell'acqua, ampliata tra il 1608 e il 1613, fu un tempo tra le più importanti chiese di Cittaducale, ma dovette essere abbandonata nell'Ottocento quando il terreno su cui era stata costruita iniziò a sprofondare. Ancora oggi la chiesa continua progressivamente a sprofondare; una sorgente sotterranea sgorga nel mezzo della navata centrale e l'acqua defluisce per mezzo della porta dell'edificio nella campagna circostante. La sua suggestività fece sì che in questa chiesa fosse girata una surreale scena del film d'essai Nostalghia di Andrej Arsen'evič Tarkovskij (1983).
- 1 Lago di Paterno (a Vasche di Castel Sant'Angelo). Bacino di origine carsica, originato da uno sprofondamento del terreno (sinkhole, di cui rappresenta uno dei casi più esemplari, ha forma ovale e dimensioni contenute (150x190 metri, diametro di 204 metri, ma è molto profondo (quasi 54 metri). È alimentato da una sorgente d'acqua sotterranea; l'acqua defluisce tramite fenditure nella roccia calcarea.
Si trova nella frazione Vasche e prende il nome dalla frazione di Paterno, che si trova a 600 m s.l.m. a monte del lago.
A poche centinaia di metri da quello di Paterno si trovano altri due laghi più piccoli, sempre di origini carsiche: il lago di Mezzo e il lago Piccolo, anche noto come Pozzo di Burino.
Il lago è adatto alla balneazione, alla pesca e alle immersioni subacquee. Le sponde sono caratterizzate da un lato da boschi e canneti, dall'altro da una piccola spiaggia attrezzata. Nei suoi pressi si trovano i ruderi delle terme di epoca romana.
La data dello sprofondamento che diede origine al lago è ignota e molto antica. Il lago risultava esistere già in epoca pre-romana, quando i Sabini gli attribuivano un grande valore religioso, tanto che lo avevano consacrato alla dea Vacuna e vi compievano sacrifici. :Ancora prima, come tramandato da Macrobio, i Pelasgi strinsero la pace con gli Aborigeni nei pressi del lago, dedicando un sacello a Dis Pater ed un'ara a Saturno.
Il valore religioso attribuitogli era dovuto al verificarsi di fenomeni considerati misteriosi: si ipotizza che i Pelasgi possano aver assistito allo sprofondamento del lago e aver dato origine al mito. Gli autori latini inoltre riferiscono che nel mezzo del lago si ergeva un'isola galleggiante (ancora visibile ad inizio Ottocento e oggi scomparsa), coperta da una folta vegetazione, che forse per effetto di fenomeni carsici si spostava frequentemente, scomparendo e riapparendo:
Anche per via della sua importanza simbolica e religiosa, l'erudito reatino Marco Terenzio Varrone vi collocava l'Umbilicus Italiae (l'ombelico d'Italia), indicazione che viene riportata da altri autori a lui contemporanei; nei secoli successivi il centro d'Italia venne tradizionalmente collocato in Piazza San Rufo a Rieti.
Pochi giorni dopo il terremoto della Marsica del 1915, il 31 gennaio, si verificò un improvviso abbassamento del livello delle acque, di circa quattro metri, ed una serie di smottamenti, che durarono circa due mesi. Al loro termine la profondità del lago risultò aumentata di dieci metri.
Cosa fare
[modifica]A tavola
[modifica]Sicurezza
[modifica]Altri progetti
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