Torre del Greco | ||
Stemma | ||
Stato | Italia | |
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Regione | Campania | |
Altitudine | 43 m s.l.m. | |
Superficie | 30,63 km² km² | |
Abitanti | 87.384 (stima 2013) | |
Nome abitanti | Torresi | |
Prefisso tel | +39 081 | |
CAP | 80059 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Patrono | Beata Vergine Maria Immacolata e San Gennaro (8 dicembre e 19 settembre) | |
Posizione
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Sito istituzionale |
Torre del Greco è una città della Campania.
Da sapere
[modifica]Cenni geografici
[modifica]Torre del Greco è situata nelle immediate vicinanze del parco nazionale del Vesuvio, tra il Vesuvio ed il golfo di Napoli.
L'antico toponimo di Torre del Greco era Turris Octava, in riferimento ad una torre eretta da Federico II di Svevia per l'avvistamento dei nemici, in particolar modo dei Saraceni: esso poteva fare riferimento al fatto che essa era l'ottava torre a partire da Napoli o alla distanza di otto miglia dalla città. Secondo un'altra ipotesi il toponimo ricorda una villa di proprietà di Ottaviano Augusto. La prima attestazione dell'attuale toponimo risale invece al 1324 in un diploma di Carlo, duca di Calabria.
Attualmente la popolazione è distribuita su due centri: Torre del Greco e la frazione Santa Maria la Bruna, che comprende anche la contrada Leopardi, così chiamata in onore del poeta che lì visse nell'ultimo periodo della sua vita, e la contrada Palazzone.
Cenni storici
[modifica]In epoca romana Torre del Greco era probabilmente un sobborgo residenziale di Ercolano: nella zona erano sorte numerose ville che furono poi sepolte dall'eruzione del Vesuvio del 79 a.C.
In seguito qui sorsero i villaggi di Sola e Calistum (Calastro), che uniti daranno vita a Turris Octava. Torre del Greco fu prima sotto il dominio angioino e poi aragonese. Il re Alfonso V ne cedette il possesso alla famiglia dei Carafa, da cui i torresi si emanciparono nel 1699. La città divenne municipio sotto la dominazione di Giuseppe Bonaparte.
Anche nel corso dell'età moderna la storia di questo territorio è stata segnata dall'attività del Vesuvio: nel 1631 un'eruzione portò alla formazione delle scogliere della Scala e nel 1707 una abbondante caduta di piroclasti provocò ingenti danni e numerosi feriti. L'eruzione del 1794 seppellì il centro storico sotto oltre m 10 di lava. L'orologio del campanile di Santa Croce segna ancora oggi le ore 3 del mattino, momento in cui venne travolto dalla lava.
Come orientarsi
[modifica]Come arrivare
[modifica]In treno
[modifica]Torre del Greco dispone di due stazioni ferroviarie: l'area del centro e del porto è servita dalla stazione RFI, posta lungo la linea Napoli-Salerno svolta da Trenitalia; le zone più interne usufruiscono della stazione EAV, lungo la linea ferrovia Napoli-Pompei-Poggiomarino. Il comune conta ben 7 stazioni ferroviarie della Circumvesuviana; da Napoli Garibaldi a Torre Annunziata Oplonti si incontrano Torre del Greco; Via Sant'Antonio; Via del Monte; Via dei Monaci; Villa delle Ginestre; Leopardi; Via Viuli-Palazzo di Giustizia.
Come spostarsi
[modifica]Cosa vedere
[modifica]- Casa di San Vincenzo Romano, Via Piscopia, 19 (Al primo piano di un antico edificio posto nel cuore del centro storico di Torre del Greco). Edificio storico di Torre del Greco legato alla famiglia Romano ed in modo particolare a Vincenzo Romano, parroco per 33 anni della parrocchia torrese di Santa Croce, dal 1799 al 1831, che ivi nacque, visse e morì in concetto di santità. La casa, conservata nel suo mobilio originale, è posta al primo piano di un edificio settecentesco tra i pochi sopravvissuti alla distruzione della città durante l'eruzione del 1794. Fin dalla morte del parroco torrese la casa, in modo particolare la stanza dove morì, divenne oggetto di devozione, pellegrinaggio e preghiera da parte dei fedeli.
Nella casa, al primo piano dello stabile, da Nicola Romano e Grazia Rivieccio, nacque il 3 giugno 1751 Vincenzo Romano che sempre abitò lo storico edificio fino alla sua morte sopraggiunta nel 1831. Adiacente al palazzo si trova il Succorpo Piscopia, suggestivo vicoletto che attraversa il ventre della città, usato da Vincenzo Romano per giungere più velocemente alla parrocchiale di Santa Croce sede del suo ministero per 33 anni. Nella sua casa Vincenzo Romano svolse parte del suo ministero dedicandosi, oltre che alla preghiera, allo studio e all'insegnamento. Gli ultimi mesi della sua vita, impossibilitato a raggiungere la parrocchia di Santa Croce, la casa di via Piscopia rappresentò il centro della sua pastorale; dalla sua casa dava direttive al nipote Felice per la cura delle anime, riceveve visite, penitenti, devoti e parrocchiani. Dopo diversi passaggi di proprietà, dal 2014, per lascito testamentario, l'intero edificio è pervenuto alla Basilica di Santa Croce divenendo, ancor più, centro di spiritualità nel cuore cittadino sulle orme di Vincenzo Romano canonizzato il 14 ottobre 2018.
Il palazzo si sviluppa su due piani con atrio e piccolo giardino interno. La facciata, dalle linee settecentesche, è caratterizzata da semplici modanature che decorano finestre e balconi. All'altezza del primo piano è visibile la lapide, posta dal comune, che ricorda l'illustre inquilino della casa. L'atrio è decorato con alcuni bassorilievi in terracotta, realizzati di recente, rappresentanti scene della vita di Vincenzo Romano. Nel piccolo giardino, che conserva ancora l'originale cisterna per l'acqua, è visibile il busto in bronzo di Vincenzo Romano realizzato dello scultore torrese Giggiano Borriello nel 1982.
Al primo piano si trova la stanza abitata da Vincenzo e Felice Romano perfettamente conservata nel suo arredo originale databile tra Settecento e Ottocento. Sono visibili diversi oggetti di vita quotidiana: letto, comò, inginocchiatoio e un piccolo scrittoio, varie suppellettili, alcuni paramenti sacri ed abiti di Don Vincenzo, dipinti ed immagini sacre. La casa conserva, inoltre, l'intera biblioteca privata di Vincenzo Romano.
I pescatori torresi, soprattutto tra XVIII e XIX secolo, al ritorno dalle lunghe campagne di pesca erano soliti ringraziare la vergine e i patroni locali facendo dono, presso le chiese cittadine, di piccoli quadretti ex voto sui quali venivano dipinti i pericoli superati, durante la navigazione, grazie al presunto intervento dei santi invocati. Qui si conserva una piccola collezione di ex voto offerti al parroco santo. La raccolta è composta da ventitré tavolette dove il parroco di Torre del Greco è invocato, assieme ad altri santi, nelle più svariate situazioni quasi tutte legate alle difficoltà affrontate e superate da marinai e pescatori di corallo di Torre del Greco. - 1 Villa delle Ginestre (villa Ferrigni), Via Villa delle Ginestre, 19 (Situata sulla collina dei Camaldoli, nella frazione Leopardi), ☎ +39 081 048 12 45, +39 081 732 21 34, info@villevesuviane.net. Mar–Dom 10:00–13:00. È una delle Ville vesuviane del XVIII secolo. La villa è legata anche alla vicenda biografica e artistica di Giacomo Leopardi, che vi trascorse l'ultima stagione di sua vita, e vi compose alcuni suoi componimenti, tra cui la celebre La ginestra, da cui la villa ha preso il nome.
Eventi e feste
[modifica]Cosa fare
[modifica]Acquisti
[modifica]Come divertirsi
[modifica]Dove mangiare
[modifica]Dove alloggiare
[modifica]Sicurezza
[modifica]Come restare in contatto
[modifica]Nei dintorni
[modifica]Altri progetti
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