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L'Adda

Il fiume Adda è un grande fiume per la sua lunghezza e per la sua portata,ma anche per l’importanza che ha avuto nella costruzione di una buona parte del paesaggio lombardo e dei suoi abitanti. Nel primo tratto del suo corso è un fiume alpestre, dapprima torrentizio e impetuoso e poi tranquillo, ma sempre aggressivo. Nel primo tratto versa le sue acque nel lago di Como con i suoi detriti e materiali alluvionali per riprenderle pulite a Lecco. Uscito dal lago di Garlate e da quello più minuscolo di Olginate, il fiume prende a scorrere lento in un fondovalle alluvionale. Poco dopo il ponte di Paderno, nella profonda e verde gola scavata lungo i secoli, il corso del fiume cambia improvvisamente aspetto. Il procedere placido e silenzioso viene interrotto da balze, dirupi e speroni rocciosi. Da qui ha inizio il tratto dell’Adda che fa parte del territorio Cornatese, incassato tra due rive alte e boscose.

Leonardo e l'Adda

L'Adda ispirò l'arte di Leonardo per alcuni elementi caratteristici del suo paesaggio, le rocce e l'acqua. Sugli sfondi di alcune sue opere, la Gioconda e la Vergine delle rocce si riconosce facilmente l’Adda. Tra il 1483 e il 1512 Leonardo frequentò la villa Melzi d'Eril di Vaprio d'Adda. Fu incaricato da Ludovico il Moro di studiare il corso dell'Adda tra Paderno e Trezzo alla ricerca di una possibile navigabilità. Da questo impegno nacquero molte pagine del suo codice Atlantico, dove troviamo non solo intuizioni e progetti corredati da calcoli finanziari e di fattibilità, ma anche disegni analitici sull'ambiente che andava esplorando. Leonardo era attento all’attività che si svolgeva sulle rive. Per facilitare l’attraversamento dell’Adda propose la costruzione di un traghetto che portava da una riva all’altra senza usare i remi. Questa soluzione è stata adottata in molti tratti dell’Adda. Fino a 20 anni fa, all’altezza del Mulinetto, era ancora in funzione un traghetto che collegava Cornate d’Adda con Suisio; era sicuro perché ancorato ad un filo d’acciaio si muoveva con l’aiuto di un solo remo facendo forza sul fondale. Rimasto in attività sino al 1955, il traghetto non aveva dimensioni notevoli, poteva portare non più di 5 persone ed era utilizzato soprattutto d’estate. Leonardo ha dedicato molti disegni al collegamento tra il Lario e Milano. Vi è un progetto di un canale derivato all’altezza di Brivio, in sponda a destra; il tracciato segue la sponda destra del fiume, mantenendo però una pendenza minore, per piegare poi bruscamente ad ovest ed inoltrarsi nella pianura. A ridosso della scarpata, in prossimità alla Rocchetta di Santa Maria, vi è un altro canale più stretto anch’esso sicuramente progettato per la navigazione. Questo secondo canale doveva abbandonare la valle dell’Adda per giungere forse a Milano. Si direbbe che Leonardo con questo progetto voglia realizzare due soluzioni: il by pas delle rapide per garantire la navigazione dell’Adda da Trezzo fino al lago ed nuovo canale che oltre a giungere a Milano consentiva di irrigare un ampio territorio a nord della Martesana. Ci è rimasto uno schizzo prospettico che rappresenta le pendenze dell’alveo dell’Adda, del tracciato del canale e dell’andamento della pianura a partire da Brivio fin quasi a Trezzo. Leonardo si pone il problema della pendenza; la diga, alta più di 30 metri, innalza il pelo dell’acqua in corrispondenza dei Tre Corni sino al livello del “Laco di Brivio”. Il progetto è di dimensioni imponenti e sproporzionate alle capacità dell’epoca, anche se Leonardo si preoccupa di studiare il modo di scavare le fondamenta al riparo dell’acqua e tagliare nella roccia le spalle della diga, in modo che questa possa scaricarvi parte della pressione esercitata dall’acqua. La realizzazione di queste opere grandiose non è stata neanche tentata, e nei secoli seguenti è risultato comunque abbastanza difficile porre in opera anche il progetto più semplice, vale a dire il Naviglio di Paderno

come è stato realizzato nel XVIII secolo.