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Viaggio negli Iblei[modifica]

Viaggio negli Iblei

GLI IBLEI E LA RETE MUSEALE

Il massiccio dei Monti Iblei è un vasto altopiano di natura calcarea che occupa il quadrante sud – orientale della Sicilia, a cavallo tra le province di Siracusa e Ragusa, su una superficie di oltre 4.500 Km, con quote che vanno dai 400 ai 900 m. L’isolamento della regione, nel tempo, ha favorito la conservazione di una rara omogeneità culturale e linguistica che la differenzia dalle altre aree con la caratterizzazione, fino alla prima metà del secolo scorso, di un sistema sociale ed economico proteso alle attività tipiche del mondo delle masserie, considerate l’espressione dell’autarchia agraria iblea. Oggi questi luoghi rinascono, grazie all’interesse suscitato dai siti UNESCO, quali Pantalica e Palazzolo Acreide.

Il toponimo “Iblei” deriva dal nome del leggendario re di Pantalica, Hyblon che, nella tarda età del bronzo (XI – IX sec. a.C.), concesse ai coloni greci, provenienti da Megara, città dell’Eubea, il territorio dove fondarono l’antica polis di Megara Iblea. Tra i Comuni che insistono su questo territorio segnaliamo: Canicattini Bagni, Cassaro, Floridia, Palazzolo Acreide, Solarino e Sortino e siti naturalistici d’importanza internazionale, come la Riserva Naturale Orientata Valle dell’Anapo e quella di Cavagrande del Cassibile.

L’Altopiano ibleo conserva importanti testimonianze archeologiche del periodo preistorico, protostorico e greco, fra cui i resti delle antiche subcolonie fondate dai corinzi di Siracusa, quali Akrai e Casmene, nel VII secolo a.C. Relativamente al fenomeno rupestre bizantino (VI – VII sec. d.C.), un’importante testimonianza è rappresentata dall’Oratorio di San Micidiario a Pantalica con affreschi della tradizione iconografica orientale. (616A9400, 616A9522)

La presenza degli arabi in Sicilia sud – orientale, a partire dal IX secolo, è molto forte negli Iblei, tanto da aver lasciato traccia nella toponomastica. Il nome Cassaro, ad esempio, deriverebbe da Kars (castello), per indicare il presidio e la fortezza eretta in periodo arabo. Il nome Palazzolo, invece, risalirebbe alla forma arabizzata Balansul (palazzo). Importantissima testimonianza dell’acquisizione di tipologie architettoniche arabe sono i Ddieri (dall’arabo casa), abitazioni scavate nelle rupi, su diversi livelli, che conservano ancora oggi tutti gli elementi dell’alto e basso medioevo, legate a tradizioni di Paesi africani come il Maghreb.

Tra il 9 e l’11 gennaio del 1693, la Sicilia orientale fu colpita da un catastrofico terremoto che distrusse case, palazzi, chiese, causando la morte di oltre 60.000 persone. La ricostruzione, ad opera sia di maestranze locali che provenienti da tutte le parti della Sicilia, ebbe subito corso grazie all’interessamento di religiosi e feudatari. Chiese e palazzi preesistenti, con le loro forme imponenti e il loro patrimonio di storie e tradizioni, condizionarono notevolmente i piani di ricostruzione vincolando gli uomini ai siti urbani originari. La ricostruzione di queste città coincise con il fiorire dell’arte barocca, anche se nell’Italia meridionale fu caratterizzata da un gusto esotico ereditato dagli arabi e coltivato dagli spagnoli. Sorsero così, imponenti edifici con il balcone ad angolo o con una balconata continua, come i palazzi delle famiglie Iudica, Cafici-Lombardo, Ferla e Pizzo a Palazzolo Acreide; Rigazzi-Mariano, Valguarnera e Matera a Sortino, Requiesens a Solarino, Cassarino, Messina e Carpinteri a Canicattini.