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Isernia
Isernia: arco di San Pietro.
Stemma e Bandiera
Isernia - Stemma
Isernia - Stemma
Isernia - Bandiera
Isernia - Bandiera
Stato
Regione
Territorio
Altitudine
Superficie
Abitanti
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Prefisso tel
CAP
Fuso orario
Patrono
Posizione
Mappa dell'Italia
Mappa dell'Italia
Isernia
Sito istituzionale

Isernia è una città del Molise.

Da sapere[modifica]

Cenni geografici[modifica]

La città sorge sull'Appennino molisano ed è circondata dai monti del Matese a sud e dalle Mainarde a nord. È città di riferimento dell'Isernino. Dista 23 km da Venafro, 29 da Bojano, 31 da Castel di Sangro, 43 da Agnone, 46 da Cassino, 51 da Campobasso, 75 da Sulmona, 80 da Caserta, 88 da Vasto, 89 da Benevento.

Cenni storici[modifica]

L'area dove oggi sorge Isernia è stata abitata dall'uomo sin dall'era paleolitica: i primi insediamenti infatti risalgono ad almeno 700.000 anni fa. Anche le origini dell'agglomerato urbano sono molto antiche, ma allo stato attuale non è possibile stabilirne una datazione certa. La città fu sotto il dominio Sannita fin dal V secolo a.C. Grazie alla sua posizione strategica, il suo controllo fu uno dei punti cruciali durante le guerre sannitiche. Nel 264 a.C. divenne colonia romana e nel 209 a.C. rimase fedele a Roma nella seconda guerra punica. Nel periodo che va dal 263 a.C. al 240 a.C., cioè dopo la deduzione a colonia, furono coniate le monete di Aesernia. Alcuni autori ritengono che parte della monetazione della guerra sociale possa essere stata coniata nello stesso centro. Durante la Guerra sociale nel 90 a.C. Isernia fu occupata dagli italici dopo un lungo assedio e divenne la loro capitale. Cadde alla fine della guerra per mano di Silla, che la rase al suolo.

Negli anni successivi vari imperatori, da Cesare a Nerone, promossero un piano di ripopolamento inviando colonie nei territori ove sorgeva la città. Ai tempi di Traiano Isernia venne elevata al rango di Municipio; in quel periodo, venne anche costruito il Capitolium. Dopo la caduta dell'Impero romano Isernia venne distrutta nel 456 dai Vandali, capitanati da Genserico, per ben tre volte dai Saraceni, negli anni 860, 882 e 883.

Nel VII secolo, i Longobardi ne promossero la rinascita con la costruzione di opere pubbliche. Successivamente durante il dominio normanno, nel quale faceva parte della contea di Molise, subì una fase di decrescita: la sua diocesi fu unificata con quelle di Venafro e Bojano. Inoltre nel 1199 fu saccheggiata da Marcovaldo di Annweiler. Nel XIII secolo la città rinacque ancora grazie a Federico II.

Dopo vari passaggi di proprietà tra un feudatario ed un altro, nel 1519 Isernia fu annessa da Carlo V al Regno di Napoli. Il 23 ottobre 1860 ospitò per una notte Vittorio Emanuele II di Savoia in viaggio per recarsi a Teano ad incontrare Giuseppe Garibaldi. Il Sovrano prese alloggio nel Palazzo Cimorelli, sito nella via che poi prese il suo nome.

Alla fine del XVIII secolo era la città più popolosa del Contado di Molise. Oppose resistenza ai francesi nel tentativo di conquista del Regno di Napoli, così come oppose resistenza anche nel 1860, in virtù della reazione borbonica contro i Piemontesi. I piemontesi ordinarono anche a Isernia fucilazioni sommarie in cui secondo alcuni morirono 1245 persone del regno di Napoli, mentre secondo uno scritto del tempo (1861) lo scontro "costò 1245 vittime tra guardie nazionali, liberali, reazionari e soldati delle due armate belligeranti".


Nel giorno 10 settembre 1943, durante la seconda guerra mondiale, Isernia subì un pesantissimo bombardamento da parte degli alleati, che rase al suolo quasi un terzo dell'abitato e provocò la morte di un numero altissimo di persone. A causa dei danni causati da questi e da altri bombardamenti verso la metà del XX secolo si pose in atto un piano di rinascita della città, che prevedeva anche lo sviluppo nella zona più a nord. Inoltre, nel 1957, dopo la divisione della regione Abruzzi e Molise, cominciò a prendere piede l'ipotesi dell'istituzione della provincia di Isernia. In realtà, questo non era il primo tentativo in tal senso: l'istituzione della provincia era stata promossa già nel 1810 da Gioacchino Murat, ma senza successo. Il Parlamento però rinviò qualsiasi decisione al riguardo. Il nuovo fallimento del processo di istituzione della provincia scatenò una protesta nella città, caratterizzata da cortei di operai e studenti; la protesta sfociò in una serie di rivolte cittadine culminate con blocchi stradali e violenti scontri con le forze dell'ordine, con feriti ed arresti. Il 1957 e 1958 furono gli anni ricordati a Isernia come 'della violenza sociale'. Il 16 febbraio del 1970 il Parlamento sancì l'istituzione della nuova provincia che divenne operativa il 3 marzo 1970.

Come orientarsi[modifica]

Mappa a tutto schermo Isernia

Quartieri[modifica]

Il suo territorio comunale comprende anche le frazioni di Acquazolfa, Bazzoffie, Breccelle, Capruccia, Castagna, Castelromano, Collecroci, Colle de' Cioffi, Colle Martino, Colle Pagano, Conocchia, Coppolicchio, Fragnete, Marini, Salietto, Valle Soda e Valgianese.

Come arrivare[modifica]

In aereo[modifica]

In auto[modifica]

Il territorio del comune di Isernia è attraversato principalmente dalla Strada statale 17 dell'Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica che la collega a nord con Sulmona, L'Aquila fino ad arrivare a Antrodoco, e verso est fino a raggiungere Campobasso e Foggia. Negli ultimi anni è stata inaugurata la variante della ss17, che arriva fino a Forlì del Sannio, e che rappresenta il primo pezzo della nuova strada che collegherà Isernia con Castel di Sangro. Il 28 dicembre 2011 è stato inaugurato il lotto finale di questa strada, cioè quello che collega Forlì del Sannio a Castel di Sangro. Molto importanti sono anche la Strada statale 650 di Fondovalle Trigno, che collega Isernia con San Salvo Marina, la Strada statale 85 Venafrana che collega la città con Vairano Patenora e infine la Strada statale 627 della Vandra che la collega con Sora. Isernia dista esattamente 80 km da entrambe le coste, sia quella adriatica di San Salvo Marina, sia quella tirrenica di Scauri.

In treno[modifica]

  • Ha stazione ferroviaria dove si incrociano più direttrici, con collegamenti diretti con Roma e Napoli,

In autobus[modifica]

  • Le principali aziende di trasporto pubblico che operano nel territorio molisano sono le seguenti
  • Autolinee Lariviera [1]
  • Autolinee SATI [2]
  • Autolinee Molise Trasporti [3]
  • Autoservizi F.lli Cerella: Per collegamenti da Roma e da Napoli


Come spostarsi[modifica]


Cosa vedere[modifica]

Chiese[modifica]

La Cattedrale di San Pietro Apostolo
  • 41.59020914.2268531 Cattedrale di Isernia è dedicata San Pietro Apostolo. L'edificio attuale sorge su un antico tempio pagano. Isernia venne fondata come colonia latina nel 264 a.C. come avamposto nel Sannio. La colonia aveva caratteri simili alle altre colonie italiche dell'epoca riscontrabili dalla Toscana (come Cosa) alla Campania (come Paestum).
    Anche il tempio era strettamente affine ai templi dell'epoca ed anche se non era il più grande della città, se ne hanno i maggiori resti grazie alla preservazione dell'intero podio al di sotto dell'attuale cattedrale. Ulteriori scavi recenti hanno appurato le forme del tempio.
    Il podio in travertino che sporge da un lato è caratterizzato da un massiccio basamento, sopra il quale sono poste due sagome rigonfie a "cuscino", sovrapposte simmetricamente (dritta e rovescia) e sormontate dal plinto. La dedica era a Giove, Giunone e Minerva.
    Per la costruzione dell'edificio alcuni materiali dell'antico tempio sono stati riciclati: ciò ha chiaramente reso più difficoltoso la ricostruzione delle fattezze dell'antico stabile, ed è lecito supporre che questo sia stato a lungo abbandonato ed utilizzato unicamente come cava cui attingere materiale per l'edilizia.
    La pianta dell'edificio prevedeva tre celle, una per l'adorazione di ciascuna delle divinità componenti la triade: l'ingresso era sull'attuale vico Giobbe, e probabilmente la toponomastica conserva questo nome come modificazione del pagano Giove.
    In epoca altomedievale sul sito del tempio venne costruita una cattedrale di stile greco-bizantino che conservava la disposizione del precedente edificio: a sud era situato l'ingresso, a nord l'abside, in corrispondenza delle antiche celle dedicate agli dei pagani. Nel 1300 venne costruito un campanile, in comune con la chiesa di San Paolo, locata alle spalle della cattedrale.
    Una serie di disastri naturali, tra cui numerosi terremoti, danneggiarono strutturalmente l'edificio, che vide susseguirsi una serie di restauri e ricostruzioni, la prima delle quali nell'846: nel 1349 fu ricostruita totalmente in seguito al crollo per uno smottamento sismico, ma l'aspetto mutò radicalmente. L'ingresso fu infatti spostato a nord in prossimità della piazza del mercato, per catalizzare l'attività cittadina in un unico punto. L'interno della chiesa era costituito da tre navate arricchite da decorazioni.
    Nel 1456 un ulteriore terremoto danneggiò l'edificio che venne sempre restaurato senza sostanziali modifiche rispetto al precedente. Nel XVII secolo furono costruite le due cappelle ai lati dell'abside e nel 1769 fu realizzata la cupola per volere del vescovo De Peruta.
    Nel 1805 un disastroso terremoto lesionò gravemente le antiche strutture dell'edificio che venne poi ricostruito nella stessa sede, ma di dimensioni maggiori. I lavori si svolsero tra il 1826 e il 1834 per venire poi completati dal 1837 al 1851 con la costruzione del pronao.
    Il tempio venne danneggiato dai bombardamenti aerei del settembre 1943 e restaurato per volere del vescovo Achille Palmerini fra il 1963 e il 1968. In seguito sono stati realizzati degli scavi archeologici all'interno della cattedrale che hanno messo in evidenza le antiche strutture del tempio, visibili attraverso il pavimento in vetro realizzato al posto di quello del 1903, voluto dall'allora vescovo di Isernia e Venafro Nicola Maria Merola.
    La facciata principale della cattedrale dà su piazza Andrea d'Isernia ed è affiancata da quella più bassa e semplice dell'episcopio. Il suo aspetto attuale è dovuto ai restauri neoclassici della seconda metà del XIX secolo. L'ingresso alla chiesa, che è possibile tramite tre grandi portali bronzei di gusto moderno, è preceduto dall'ampio pronao Ottocentesco; la struttura, con il grande timpano triangolare in travertino, è sorretta da due coppie di pilastri agli angoli e da quattro alte colonne ioniche sulla fronte. Nel 1954 furono aperte le due fiancate laterali del pronao e furono eliminate le cancellate in ferro battuto. Lungo la fiancata sinistra della cattedrale, rimasta con i mattoni a vista, si può notare la stratificazione storica e la presenza di un portale in stile barocco con cornice in marmo, attualmente murato e posto più in alto rispetto al piano stradale. Sempre su Corso Marcelli è possibile vedere il podio costituito da doppia gola rovescia dalle forme rigonfie.
    L'attuale aspetto interno della cattedrale risale anch'esso ai restauri ordinati in seguito al terremoto del 26 luglio 1805 a partire dall'anno 1851. Lo spazio interno quindi appare suddiviso in tre navate con quattro campate ciascuna da pilastri decorati da lesene corinzie in marmi policromi. La navata centrale, sulla cui controfacciata si trova la cantoria lignea contenente le canne dell'organo Ruffati, la cui consolle è nel transetto, prima del sisma del 1984 aveva la volta a botte affrescata con figure di Santi. La cupola invece mantiene ancora la sua originaria decorazione ad affresco che ne copre interamente la calotta interna, realizzata nel 1927-1928 da Amedeo Trivisonno. Incentrata sul Dogma dell'Assunzione, si ispira agli affreschi barocchi e non ha subito gravi danni durante il bombardamento del 1943 ed il terremoto del 1984. Il pavimento per la maggior parte in vetro risale al 2002 e mette in evidenza gli scavi ritrovati sotto l'edificio.
    L'abside a pianta quadrangolare accoglie due importanti opere barocche: addossato alla parete fondale, infatti vi è l'altar maggiore pre-conciliare risalente alla fine del XVIII secolo, sormontato dalla pala Consegna delle Chiavi a San Pietro di Raffaele Gioia. L'altar maggiore post-conciliare, la cattedra episcopale, l'ambone e il fonte battesimale marmorei, collocati sotto l'arco di separazione fra la crociera e l'abside, sono risalenti all'adeguamento liturgico degli anni ottanta del Novecento.
    La cappella del Santissimo Sacramento, alla sinistra dell'abside, accoglie un pregevole altare barocco in marmi policromi con ciborio sormontato da due cherubini e dalla colomba dello Spirito Santo. :Nell'ancona vi è l'antica tavola bizantina raffigurante la Virgo Lucis (la Madonna della Luce) di Marco Basilio; risalente al XV secolo, fu portata ad Isernia nel 1567. Per gli isernini essa rappresenta il simbolo di una "Guidatrice" attraverso la luce. Essi si rivolgono all'icona dicendo «Santa Maria, spiccia la via» (Santa Maria, libera la strada).
    Nella cappella alla destra del presbiterio invece vi è la statua della Madonna de ru père (Madonna del Piede), realizzata con ogni probabilità nel XIII secolo e dapprima collocata nel Santuario di Santa Maria d'Altopiede, nei pressi della città, poi nell'Eremo dei Santi Cosma e Damiano ed infine collocata nella cattedrale nel XX secolo. Fanno parte del Tesoro della Cattedrale varie opere, fra cui la Gabbia di rame dorato di S. Nicandro, del XIV secolo, la Croce d'argento donata da Celestino V alla sua città, alcuni calici ed una preziosa croce da altare di scuola Angioina.
    Addossata alla fiancata sinistra della chiesa, sopra Corso Marcelli, vi è l'antica torre campanaria, comunemente chiamata Arco di San Pietro, per via del grande arco ogivale attraverso il quale passa il corso.
Statua romana sotto l'Arco di San Pietro
  • Arco di San Pietro. La torre campanaria della Chiesa Cattedrale, comunemente chiamata l'arco di S. Pietro, è posta a cavallo dell'asse principale della città e anticamente serviva sia la Chiesa di S. Pietro che quella di S. Paolo, situata all'altro lato della strada, ove ora è la sede dell'Università. La costruzione del campanile risale quasi sicuramente agli anni che seguirono il terremoto del 1349, quando si decise di cambiare l'orientamento della Cattedrale; molti sono i rifacimenti che esso ha subito nel corso degli anni, ma la parte inferiore è sicuramente originale trecentesca su una base del IX secolo.
    L'attuale campanile, che sorge sul luogo di uno più antico di almeno quattro secoli, deve il suo aspetto ai restauri del 1456, voluti dal vescovo Giacomo Montaquila: è una torre a pianta quadrata in stile gotico con archi a sesto acuto , suddivisa in quattro ordini da cornicioni: in quello inferiore si apre l'arco, a sesto acuto, attraverso il quale passa Corso Marcelli; nei due superiori invece si aprono le finestre della cella campanaria e vi è l'orologio civico. Sulla sommità del campanile, l'unica parte della torre danneggiata durante il terremoto del 1805, vi sono le due campanelle che suonano le ore. Ai quattro angoli interni dei due archi vi sono quattro statue togate romane provenienti dall'area del foro.
Eremo dei Santi Cosma e Damiano
  • Eremo dei Santi Cosma e Damiano. Sorge su una collina poco distante dall'abitato. La chiesa fu costruita sui ruderi di un tempio pagano molto antico, ma si hanno notizie della costruzione soltanto dal 1130. Questo tempio era dedicato al culto di Priapo, dio protettore della virilità. Con l'avvento del Cristianesimo tale culto è continuato e non a caso furono scelti i due santi medici come titolari della nuova Chiesa.
    Durante il diciottesimo secolo il diplomatico inglese William Hamilton descrisse la permanenza del culto di Priapo nel contado del Molise. Egli sosteneva che Priapo era stato sostituito con San Cosma, e che la sua celebrazione avveniva come si faceva per il dio pagano. In realtà l'autenticità della lettera è messa in dubbio per una serie di motivi tra cui l'anticlericità dello scrittore.
    Fino a qualche secolo fa facevano bella mostra o addirittura venivano portati in processione molti simboli fallici; la lanterna di forma molto allungata, posta al di sopra del torrione, non è altro che un simbolo fallico. L'attuale struttura architettonica, con l'ampia scalinata d'accesso ed il porticato, risale al Cinquecento. Il tempio ha il soffitto a cassettoni, molti affreschi che illustrano la vita ed i miracoli dei due santi medici ed una raccolta di ex voto. Ci sono infine delle leggende sul culto dei due santi tramandati oralmente nella cultura isernina.
  • Chiesa di San Francesco. La chiesa con annesso il Monastero dei Padri Conventuali fu fatta costruire nel 1222 da San Francesco d'Assisi, di passaggio ad Isernia. In seguito fu dedicata a Santo Stefano; l'ingresso venne spostato dalla parte opposta all'attuale, su via Roma. Dopo la morte del Santo d'Assisi furono cambiati l'orientamento ed il nome della chiesa, conservando tuttavia molti elementi medievali. Sulla sinistra vi è una vera e propria chiesa nella chiesa, il cosiddetto cappellone di Sant'Antonio, edificato nel 1450. Numerose le opere d'arte presenti, tra cui due Crocifissi del XVI secolo, una statua lignea della Madonna della Provvidenza del XIV secolo ed una campana fusa nel 1259.
  • 41.59072914.2277392 Chiesa di Santa Chiara. Insieme al monastero omonimo è stata fondata nel 1275. Allo stato attuale però non esistono più tracce dell'edificio originario. Nel 1809 il monastero fu soppresso, mentre verso la fine del secolo un terremoto danneggiò seriamente la chiesa, che per questo fu chiusa al culto; la riapertura avvenne il 10 ottobre 1910. Durante la Prima guerra mondiale l'ex edificio monasteriale servì da alloggio ai prigionieri politici austriaci ed ungheresi. La chiesa custodisce la statua dell'Addolorata che durante la processione del Venerdì Santo viene trasportata dai portantini subito dietro a quella del Cristo morto.
  • Chiesa di Santa Maria delle Monache. L'ex monastero di Santa Maria delle Monache, situato nel cuore del centro storico di Isernia, è uno dei più antichi monumenti della città. Di origine altomedioevale, fu costruito intorno all'anno Mille, mentre l'annessa chiesa dell'Assunta con il poderoso campanile risale al VII secolo, ai tempi cioè del principe longobardo Arechi. Ha ospitato le monache dell'ordine benedettino fino al 1868, anno in cui venne soppresso ed incamerato dal demanio dello Stato.
    Il complesso monumentale di Santa Maria delle Monache fu adibito, dall'unità d'Italia in poi, a svariati usi (caserma, carcere etc), ed è attualmente sede distaccata della Sovraintendenza archeologica e per i beni culturali del Molise; ospita inoltre la mostra dei reperti paleologici di Isernia La Pineta, il museo archeologico e la biblioteca civica. Conserva testimonianze archeologiche della città. È stato anche arricchito da collezioni lapidarie provenienti dal territorio limitrofo e materiale didattico sui Sanniti, preparato in occasione di una mostra sull'argomento. Sono presenti reperti dalle necropoli di Termoli, Larino, Montorio dei Frentani, Alfedena, Carovilli, Campochiaro, Pozzilli ecc.
Chiesa San Pietro Celestino - veduta posteriore
  • Chiesa di San Pietro Celestino. Fu fondata insieme al monastero omonimo nel 1623. Il monastero è stato distrutto nel 1943 dai soldati tedeschi, che lo minarono prima della ritirata. La chiesa invece è stata risparmiata dagli eventi bellici; attualmente è anche sede della Congrega di San Pietro Celestino.
  • 41.59184114.2287193 Chiesa dell'Immacolata Concezione. Fu rasa al suolo dal terremoto del 1805 e ricostruita nel 1852. La facciata, inoltre, subì ulteriori interventi nel 1952. L'interno è caratterizzato da una navata unica, con un soffitto ligneo degno di nota, in stile tipicamente trecentesco. Attualmente, è sede della Confraternita "La Fraterna", istituita dal Vescovo Ettore nel 1986, in memoria della omonima e più celebre confraternita del XIII secolo.

Architetture civili[modifica]

Fontana Fraterna
  • 41.59200714.2288344 Fontana della Fraterna. Annoverata fra le fontane monumentali d'Italia per la sua mirabile struttura architettonica, la Fontana Fraterna è una delle opere più significative e più importanti nonché simbolo della città.
    Composta da blocchi di pietra locale provenienti da un numero imprecisato di edifici nella città e da costruzioni di epoca romana, è formata principalmente da una serie di archi a tutto sesto. Presenta diverse epigrafi incise su di essa, tra cui una dedicata agli Dei Mani. Al centro della fontana c'è una lastra di marmo più grande delle altre, decorata con due delfini ed un fiore, proveniente da un edificio sepolcrale. Si può affermare quindi che la fontana non risale ad un periodo storico preciso, ma che è testimone dei numerosi periodi storici che hanno attraversato la città.
    La fonte si trova in piazza Celestino V a seguito dei bombardamenti del 1943; in precedenza si trovava in piazza della Fraterna, da cui prese il nome.
  • Acquedotto romano. L'Acquedotto romano di Isernia è un acquedotto di origine romana scavato nelle rocce travertiniche nel sottosuolo della città ed è tutt'oggi funzionante.
  • Ponte Cardarelli (già Ponte della Precie). Ponte edificato negli ultimi decenni dell'Ottocento: costruzione ardita che servì ad eliminare un tratto di strada statale che presentava eccessivo dislivello.
  • Acque Sulfuree (in contrada Acqua Sulfurea). È presente in uno stabilimento termale risalente ai tempi dei Romani e caduto in disuso da molto tempo una fontana di acqua sulfurea tutt'oggi attiva. Recentemente - a seguito di una ancora parziale ristrutturazione del sito ad opera dell'amministrazione comunale - c'è stato un tentativo di rivalorizzazione architettonica del luogo.
  • Viadotto Santo Spirito. Viadotto ad arco della Ferrovia Termoli-Vairano sul fiume Carpino. Distrutto nei bombardamenti alleati del 1943, venne ricostruito nella forma attuale. È sorretto da due serie di arcate separate da un arco di notevoli dimensioni che scavalca il Carpino.

Palazzi[modifica]

Palazzo D'Avalos-Laurelli
  • Palazzo D'Avalos-Laurelli (il Palazzotto). Fu edificato nel 1694 ad opera del principe Diego D'Avalos, discendente della famiglia dei d'Avalos, originari della Spagna e venuti in Italia con Alfonso I d'Aragona. All'inizio dell'Ottocento venne devastato da due terremoti e fu successivamente restaurato da Don Onofrio Laurelli. Esso è sito in piazza Trento e Trieste, che una volta era una delle piazze principali della città, ed è stato sede di uffici molto rappresentativi. Ingloba, inoltre, una delle torri medioevali presenti nella città che si presume facciano parte di un antico castello longobardo ormai scomparso.
Palazzo San Francesco
  • Palazzo San Francesco (Municipio). Adiacente alla Chiesa omonima, è sede del Municipio della città. L'intero complesso (palazzo con annessa la chiesa) fu fatto costruire nel 1222 da Francesco d'Assisi. L'attuale palazzo era allora il Monastero dei Padri Conventuali ed ospitò i frati fino al 1809. L'antico monastero fu soppresso in età murattiana per fare posto alla sede del comune e fu restaurato in modo altamente funzionale dopo i danni prodotti dal terremoto del 1980. Il palazzo è anche sede di attività culturali ed artistiche (con una sala dedicata al pittore locale Domenico Raucci). La struttura è caratterizzata da un ampio cortile interno in cui sono presenti molti archi e pilastri in pietra locale.
Palazzo De Lellis-Petrecca
  • Palazzo De Lellis-Petrecca, piazza Marconi. Si erge di fronte al Palazzo Civico e alla chiesa duecentesca di san Francesco; risale circa alla metà del Settecento. È un'opera di Carlo Vanvitelli e fu fatto costruire su ordine di Ferdinando II di Borbone. È presente infatti un simbolo borbonico sulla facciata principale.
    Esso è impiantato su una "Domus" romana, affacciato su Corso Marcelli (che coincide con l'antico decumano maggiore della colonia Latina di Aesernia).
    In questo edificio ha sempre abitato la nobile famiglia De Lellis fino al 1860 quando, in seguito alla rivolta di Isernia, tutta la famiglia che parteggiava per i Borboni fu costretta a fuggire a Roma.
    Attualmente il palazzo è stato interamente riacquistato dalla famiglia Petrecca, che ha provveduto ad un magistrale restauro.
Palazzo Pecori-Veneziale
  • Palazzo Jadopi, piazza Carducci. Risale al XVIII secolo e fu teatro di un evento molto particolare durante l'unità d'Italia. Nel 1860 infatti, Stefano Jadopi, che faceva parte del parlamento napoletano, si dimise da questa carica per far parte del comitato di accoglienza del nuovo re d'Italia Vittorio Emanuele. Coloro che si opponevano al nuovo sovrano decisero così di tendere un agguato a Stefano Jadopi, ma per sbaglio aggredirono il figlio che perse un occhio. Questo fatto suscitò scandalo in Italia, perciò il re inviò così alcuni garibaldini nella città per rimettere a posto le cose. I garibaldini furono sopraffatti dalle truppe dei borboni; questi li costrinsero ad una ritirata all'interno del Palazzo, che fu poi incendiato. Le teste dei 7 garibaldini uccisi furono così appese ai balconi del palazzo.
    La leggenda popolare vuole che nel palazzo sia ancora presente il fantasma di uno dei garibaldini che trovarono la morte al suo interno.
    Il palazzo è ancora sede di lavori di ristrutturazione.
Palazzo Marinelli-Perpetua
  • Palazzo Pecori-Veneziale, rampa Mazzini. È una delle più belle dimore della città. Fu costruito nel XVIII secolo dal marchese Pecori traendo spunto per la sua costruzione da un palazzo fiorentino dell'epoca. La famiglia Pecori infatti era una famiglia di Marchesi di origine fiorentina ed ora estinta, insediatasi ad Isernia nel XVII secolo.
    Il palazzo, distrutto dal terremoto del 1805, è stato restaurato e consolidato recentemente dopo i danni causati dal terremoto del 1984. L'edificio in pietra rappresenta l'architettura nobiliare di Isernia ed è ancora oggi in perfette condizioni.
  • Palazzo Marinelli-Perpetua, Piazza Celestino V/corso Marcelli. Le finestre dei suoi quattro piani, allineate agli archi delle botteghe del piano terra, sono incorniciate da sottili lesene.
  • Palazzo Milano, via Mazzini. È un edificio di quattro piani di fronte al palazzo dell'Università e vicino alla Cattedrale.
  • Palazzo Orlando. È situato nella zona nuova della città, adiacente alla villa comunale. È stato sede della segreteria studenti dell'Università degli Studi del Molise e dei corsi di laurea di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali (triennale) e Scienze della Politiche e dell'Amministrazione (magistrale).
Palazzo Cimorelli
  • Palazzo Cimorelli, via Mazzini. Di fronte a Palazzo Pecori, ha sul retro un grazioso giardino che arriva fino a via Roma, con un bel panorama. Il palazzo Cimorelli si trova dove forse si trovava l'accesso del castello longobardo; esso ingloba infatti, come il palazzo d'Avalos-Laurelli, una delle torri dello stesso.
    Il 23 ottobre 1860 il palazzo ospitò per una notte Vittorio Emanuele II in viaggio per recarsi a Teano.
Palazzo Vescovile
  • Palazzo Vescovile, piazza Andrea d'Isernia. Recentemente restaurato, si trova accanto alla Cattedrale. Fu distrutto nei bombardamenti del 1943 ed in seguito ricostruito. Degni di nota sono il balcone barocco con lo stemma vescovile sulla facciata, nonché i resti di epoca romana ed alto medievale ritrovati nel cortile interno.
  • Palazzo Pansini-Clemente, corso Marcelli. Fu edificato tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. Esso sorge sulle rovine della chiesa dell'Annunziata andata distrutta. La chiesa risaliva al Quattrocento, edificata sul posto in cui sorgeva l'antica abitazione di Andrea d'Isernia, a cui era annessa anche una cappella di famiglia. La cappella e le case circostanti furono donate dai discendenti di Andrea d'Isernia alla città con lo scopo di crearvi un ospizio per i poveri. Prima dell'edificazione del palazzo il complesso fu utilizzato come carcere.
    Della vecchia Chiesa sono conservati ancora due magnifici affreschi.
Palazzo dell'Università
Palazzo Mancini-Belfiore
  • Palazzo dell'Università. Recentemente restaurato, da qualche anno ospita la sede di Isernia dell'Università degli Studi del Molise, la triennale in Lettere e Beni Culturali, la triennale in Scienze della Politica e dell'Amministrazione e la magistrale Scienze Politiche e delle Istituzioni Europee . A beneficio dell'Università e per svariate attività culturali al suo interno è stato costruito un moderno auditorium, aula magna della facoltà e sede di concerti e di convegni internazionali. All'esterno presenta una pulita facciata a due piani, decorata da un cornicione bianco. Fu costruito sulle rovine dell'antica chiesa di San Paolo (che svolse le sue funzioni fino al Settecento), collegata alla Cattedrale dall'Arco di San Pietro. La chiesa di San Paolo fu edificata sui resti di edifici di età romana: allo stato attuale delle conoscenze non è possibile asserire di che strutture archeologiche si tratti, certamente edifici pubblici legati all'antica colonia latina di Aesernia, dedotta nel 263 a.C. :Notizie certe del palazzo si hanno a partire dal XIV secolo quando sui ruderi dell'antica chiesa fu costruita la casa dei baroni Castagna che fu poi trasformata dapprima in seminario diocesano, quindi in convitto vescovile.
    È sede della biblioteca dell'ateneo dell'Università degli Studi del Molise.
  • Palazzo Mancini-Belfiore. Il Palazzo Mancini-Belfiore è l'unica traccia, insieme alla Cattedrale (proprio di fronte ad esso), della situazione urbanistica prima del bombardamento del 1943. Costruito nella zona forense dell'antica colonia romana, l'edificio è sviluppato su tre livelli ed è decorato con capitelli in stile ionico; a terra sono presenti vari portali ad arco ribassato, che danno accesso ai locali commerciali.

Siti archeologici[modifica]

  • Isernia La Pineta. Isernia La Pineta è un sito archeologico del Paleolitico risalente a circa 700.000 anni. Fu rinvenuto casualmente dal ricercatore Alberto Solinas nel maggio 1979.
    Nel 2014 nell'area di scavo è stato ritrovato un dente da latte (precisamente primo incisivo superiore sinistro da latte) di un bambino risalente a 586 000 anni fa ed è grande circa 7 millimetri. La notizia è stata divulgata l'8 luglio 2014, al termine delle prime indagini, ma il rinvenimento risaliva a due mesi prima. È ad oggi il reperto di bambino più antico d'Italia e oltre ad essere un reperto di importanza eccezionale fornisce una testimonianza ancor più certa del passaggio dell'uomo in quell'area.
    Il sito è stato scoperto casualmente durante la costruzione di una bretella della Strada Statale 85 per dirottare il traffico all'esterno della città di Isernia alla fine degli anni 70.
    Il sito conserva un giacimento risalente al Paleolitico che ha restituito abbondante materiale sia archeologico che paleontologico ed è considerato di grande importanza per la ricostruzione dei primi popolamenti dell'uomo in Europa. Il giacimento comprende quattro fasi di occupazione, sigillate da depositi alluvionali o depositi di cenere vulcanica, relative ad accampamenti umani datati a circa 700.000 anni fa. I rinvenimenti occupano un'area di circa 30.000 m² e comprendono numerosi manufatti in selce, spessi e di piccole dimensioni.
    I resti faunistici sono molto abbondanti e appartengono a più specie. Il bisonte, l'elefante e il rinoceronte sono gli animali più frequenti, mentre meno frequenti sono l'orso, l'ippopotamo, il cinghiale, il daino e il megacero. Nel sito sono stati trovati i resti di Panthera leo fossilis più antichi d'Europa, datati a più di 700.000 anni fa.
    Il ritrovamento di un cranio nella campagna di Ceprano, conservato nell'istituto di anatomia patologica dell'università La Sapienza, permette la ricostruzione della fisionomia dell'uomo presente nel sito, con fronte sfuggente e piatta e statura bassa e robusta. La collocazione di questo uomo, ribattezzato come Homo Aeserniensis, è in un'epoca tra l'Homo erectus e l'Homo sapiens.
    L'organizzazione degli spazi abitativi rivela una società con una precisa divisione dei compiti su basi sessuali: le donne e i bambini si occupavano della raccolta di erbe, radici e frutti selvatici, mentre gli uomini si occupavano della caccia. Gli ominidi erano radunati in piccoli gruppi a carattere familiare, composti da poche decine di individui. Si presume che possedessero un codice di comunicazione linguistica non limitato ai soli gesti.
    Inizialmente le abitazioni erano semplicemente ripari naturali, a cui si aggiunsero capanne costruite con ossa di bisonte e di rinoceronte, zanne di elefante e fogliame. Le zanne di elefante erano impiegate in funzione di pilastri ed il fogliame per la costruzione del tetto.
    In base al ritrovamento di chiazze di argilla rossastra e di ossa che, a seguito di analisi, sono risultate essere state esposte a fonti di calore, si ipotizza che fosse conosciuto l'uso del fuoco.
    Le industrie litiche provenivano da due settori dell'area abitata, distanti circa 100 m: il primo ha restituito manufatti in selce e calcare, e il secondo in sola selce. Si trovano ai due lati della ferrovia che collega Isernia a Roma.
    I manufatti si riferiscono a diverse epoche del paleolitico e questo rende probabile che la materia prima utilizzata per fabbricare gli strumenti si trovasse nei pressi dell'accampamento.
    Presso il Museo nazionale paleolitico di Isernia è presente una mostra permanente dell'antica archeosuperficie contenente molti reperti provenienti dal sito. Inoltre sono presenti ricostruzioni del paesaggio preistorico della zona e delle postazioni interattive contenenti tutte le informazioni sul sito stesso.
  • Necropoli della Quadrella. Lungo le strade che conducono fuori dall'antico centro abitato si sono susseguiti diversi ritrovamenti di oggetti funerari, relativi ad alcune necropoli di età romana. Il ritrovamento più importante è stato quello avvenuto nel 1980 in località Quadrella, di una necropoli risalente ai primi secoli dopo Cristo. La zona interessata si trova a sud del centro abitato, dove il Sordo e il Carpino si uniscono a formare il fiume Cavaliere. Le tombe rinvenute erano di tipo "a fosso", ricche di corredo funerario poco eterogeneo, ad indicare una presunta uniformità sociale tra i defunti. Alcuni dei corredi funerari sono attualmente esposti nel museo nazionale di Santa Maria Delle Monache.

Musei[modifica]

  • Museo nazionale di Santa Maria delle Monache (complesso monumentale di Santa Maria delle Monache). L'Antiquarium, che in questi locali vide la luce nel 1934, è stato riaperto dopo i lavori di restauro effettuati dalla Sovrintendenza archeologica per il Molise.
    Sono esposti pezzi lapidei provenienti dall'agro di Isernia, risalenti all'epoca romana e precisamente dell'età repubblicana ed imperiale; tra i pezzi esposti (capitelli corinzi, rocchi di colonne, frammenti architettonici, are votive), ve ne sono alcuni di estremo interesse, come per esempio il rilievo con scena di battaglia, che ripete quella del celebre mosaico di Pompei della battaglia di Isso fra Alessandro e Dario.
    Vi sono poi alcuni blocchi di grandi dimensioni con figure di gladiatori, facenti parte di un grandioso monumento esistente in epoca romana in località Taverna della Croce: i pezzi sono stati disposti in modo da dare un'idea di come potesse essere il monumento originario; un telamone raffigurante un barbaro con berretto frigio del I secolo a.C.; un'ara votiva della dea Vittoria-Nemesi dedicata da un certo Attalo al suo padrone Nonio Gallo, generale d'origine isernina che trionfò sui Galli Treviri 29 a.C. ed ancora un rilievo raffigurante il supplizio di Issione, re dei Capiti, legato alla ruota per aver offeso Giove.
    Molte sono le iscrizioni e le urne funerarie provenienti dalla necropoli delle Quadrelle, distante qualche chilometro dal centro di Isernia. Infine, degne di nota, sono due grandiose basi onorarie (su cui erano le statue dei titolari andate perdute), una delle quali dedicata a Sesto Apuleio, nipote di Augusto, che fu console nell'anno 14 e l'altra dedicata a Caio Spetu Muleio, quattuorviro e reggitore municipale.
  • Museo paleolitico. La sua esposizione riguarda tutti gli oggetti provenienti dallo scavo archeologico di Isernia La Pineta e comprende sia una sede museale di Santa Maria delle Monache, sia l'area di "La Pineta", dove proseguono gli scavi del paleosuolo. Dal novembre 2015 il Museo del paleolitico è in gestione al Polo museale del Molise.
    La struttura presso il sito di La Pineta è concepita come un laboratorio nel quale i visitatori possono assistere ai lavori e dove i reperti provenienti dallo scavo possono essere restaurati, studiati ed esposti al pubblico direttamente sul posto. Momentaneamente i reperti provenienti dall'accampamento sono esposti nella sede di Santa Maria delle Monache.
    Contiene la mostra permanente dei reperti paleolitici provenienti dagli scavi di Isernia La Pineta, dal nome del sito che fu abitato circa 736.000 anni fa da ominidi, mediaticamente definiti col nome di Homo Aeserniensis, ma probabilmente, se la datazione venisse confermata, esemplari di Homo erectus, e dove è in costruzione un grande museo con annessa scuola di restauro.
    Il giacimento preistorico di Isernia "La Pineta" fu scoperto occasionalmente nel 1978 durante i lavori per la costruzione della superstrada Napoli-Vasto; per l'enorme quantità di reperti rinvenuti o ancora da scoprire rappresenta un'eccezionale documentazione delle fasi più antiche del popolamento del continente europeo e costituisce un punto nodale per lo studio della preistoria italiana ed europea.
    Una comunità di uomini primitivi si stanzia a più riprese lungo le rive di un fiume; questi uomini vivono di caccia e di raccolta di frutti selvatici e con le ossa dei grandi animali bonificano il terreno su cui si insediano. Dagli scavi finora effettuati risultano diversi livelli di frequentazione; il sito cioè fu scelto, a distanza di molto tempo, varie volte, ed il giacimento, che copre migliaia di metri quadrati, è molto ricco di strumenti in pietra lavorata mentre i dati palinologici consentono di ricostruire la vegetazione del tempo che doveva essere tipica della savana.
    Si può affermare che l'antenato d'Europa abbia costruito il suo primo accampamento ad Isernia.
  • Museo Maci. È un museo di arte contemporanea sito nelle sale del Palazzo della provincia; è il primo in Molise nel suo genere.


Eventi e feste[modifica]

  • Processione del Venerdì Santo. La processione del Venerdì Santo percorre tutta la città e riscuote una partecipazione da parte della popolazione davvero numerosa. Molto tradizionale è la presenza degli incappucciati, fedeli che per un voto di penitenza partecipano alla processione incappucciandosi totalmente con un telo bianco (in modo da non permettere a nessuno di essere riconosciuti), e si incoronano la testa con una corona di spine. Molti di loro, per aggravare la penitenza, portano croci e camminano scalzi per tutto il percorso della processione; loro è anche il compito di portare statue della Mater Dolorosa e del Cristo Morto. Le Confraternite della città partecipano alla processione, ognuna con un ruolo ben preciso all'interno del corteo.

Tradizioni[modifica]

  • Tombolo. A Isernia è molto diffusa da secoli la lavorazione del merletto a tombolo (Isernia è definita anche la città dei merletti). La cosa che più contraddistingue il tombolo isernino è, oltre alla finissima fattura, un tipo di filo prodotto in zona di colore avorio che rende tutto il lavoro più luminoso ed elegante. La sua introduzione nella città è di antichissima origine, si presume infatti che la diffusione risalga al XIV secolo, ad opera di suore spagnole che alloggiavano nel monastero di Santa Maria delle Monache. Col passare del tempo il tombolo viene lavorato sempre meno in maniera artigianale e sempre più in maniera industriale. È anche materia presso l'Istituto Artistico della città.
  • Confraternite. A Isernia sono presenti numerose Confraternite. La più antica è la confraternita "la Fraterna", istituita nel 1289 di Pietro Angelerio (futuro papa Celestino V); poi esistono la confraternita del "Santissimo Rosario", la confraternita "Santa Maria del Suffragio" e la confraternita di "Sant'Antonio. In passato le dispute tra le varie confraternite erano delle vere e proprie lotte di classe, poiché ogni confraternita rappresentava una diversa classe sociale.


Cosa fare[modifica]


Acquisti[modifica]

  • Centro Commerciale In Piazza, Via Corpo Italiano Di Liberazione, 1, +39 0865 451068.
  • Centro Commerciale Le Rampe, Via S. Ippolito, 15, +39 0865 451026.


Come divertirsi[modifica]

  • Cinema Teatro Il Proscenio, Via Alcide de Gasperi, 23, +39 339 269 4897.
  • Auditorium Unità d'Italia, Corso Risorgimento , 221, +39 0865 507 81.


Dove mangiare[modifica]

Prezzi modici[modifica]

Prezzi medi[modifica]


Dove alloggiare[modifica]

Prezzi medi[modifica]


Sicurezza[modifica]

Farmacie di Turno[modifica]

Per farmacie di turno consulta il sito ufficiale qui

Farmacie[modifica]

Farmacie

Parafarmacie[modifica]

  • Castaldi, Via Sant'Ippolito, +39 0865 270092.
  • Verrengia, Corso Garibaldi 321, +39 0865 299487.
  • Orlando, Corso Risorgimento, 170/172.
  • 41.60705814.2370635 Parafarmacia San Lazzaro, Via Giulio Tedeschi (Centro commerciale Angiolilli), +39 0865 411196.


Come restare in contatto[modifica]

Poste[modifica]

  • 41.60045614.2371456 Poste italiane (Ufficio Isernia centro), Via XXIV Maggio, 243, +39 0865 471549.
  • 41.59242914.2291467 Poste italiane (Ufficio Isernia centro storico), Corso Marcelli 16, +39 0865 29435.
  • 41.60635314.2391778 Poste italiane (Ufficio Isernia 1), via Vivaldi 21, +39 0865 29320.
  • 41.59531814.2322369 Poste italiane (Ufficio Isernia 2), corso Giuseppe Garibaldi 19, +39 0865 415332.


Nei dintorni[modifica]

  • Venafro — Affiora nella parlata e nelle tradizioni la sua lunga appartenenza alla Campania. Città dei Sanniti, poi colonia romana, alle vestigia dell'impero affianca un importante patrimonio urbano medievale, in cui spiccano le numerosissime chiese, purtroppo in gran numero ammalorate.
  • Castel di Sangro — Fu città romana, poi feudo dei Borrello; i ruderi del castello medievale e le vicine mura megalitiche testimoniano la passata grandezza della porta d'Abruzzo.
  • Agnone — Antica città sannita, conosciuta a livello mondiale per la tradizionale e plurisecolare costruzione artigianale delle campane, ha un interessante centro storico e una dotazione di infrastrutture turistiche in espansione.
  • Cassino — Per secoli centro amministrativo dell'antica Terra di San Benedetto, la città si sviluppa ai piedi del colle su cui sorge la celebre abbazia di Montecassino, per la quale è principalmente conosciuta. Vanta però anche importanti testimonianze del suo passato romano: anfiteatro, teatro, mausoleo, ninfeo, mura urbane del parco archeologico Casinum.

Itinerari[modifica]

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