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Sessa Aurunca
Veduta aerea di Sessa Aurunca
Stato
Regione
Altitudine
Superficie
Abitanti
Nome abitanti
Prefisso tel
CAP
Fuso orario
Patrono
Posizione
Mappa dell'Italia
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Sessa Aurunca
Sito istituzionale

Sessa Aurunca è un comune in provincia di Caserta.

Da sapere[modifica]

I vari monumenti e le attrezzature alberghiere e per il tempo libero presenti nel litorale di Baia Domizia nel Golfo di Gaeta, ne fanno un centro turistico e anche uno dei punti di riferimento culturale dei numerosi centri minori della zona. La città è nota per aver dato i natali al poeta latino Lucilio, inventore della satira.

Il nome Sessa deriva da Colonia Julia Felix Classica Suessa (o in breve "Suessa"), città appartenente alla Pentapoli Aurunca, nucleo storico del centro. Si presume che il nome possa derivare dalla felice posizione (sessio, cioè sedile, dolce collina dal clima mite del territorio denominato dai Romani Campania felix).

Cenni geografici[modifica]

Sessa Aurunca è il primo comune della provincia di Caserta per estensione territoriale, il secondo in Campania dopo Ariano Irpino e dista dal capoluogo 44 km. Sessa Aurunca è collocata al confine Nord-Ovest della Campania e della Provincia di Caserta; la sua fascia costiera è situata nel Litorale Domizio a breve distanza dal Golfo di Gaeta. È separata dal Lazio, Provincia di Latina, dal fiume Garigliano. Il centro cittadino che dà il nome alla municipalità è collocato sul pendio di tufo vulcanico a Sud-Ovest del vulcano spento di Roccamonfina, su di un piccolo affluente del Garigliano. Il centro storico della città fa parte del Parco regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano.


Come orientarsi[modifica]

Mappa a tutto schermo Sessa Aurunca


Come arrivare[modifica]

In auto[modifica]

Sessa Aurunca è attraversata dalla Strada statale 7 Via Appia e dalla Strada statale 7 quater Via Domitiana.

Ha collegamenti con l'Autostrada del Sole (uscite a Cassino, San Vittore del Lazio e Capua).

In treno[modifica]

Dispone della Stazione ferroviaria di Sessa Aurunca-Roccamonfina sulla Ferrovia Roma-Formia-Napoli.


Come spostarsi[modifica]


Cosa vedere[modifica]

Architetture religiose[modifica]

  • 41.236513.93521 Cattedrale di Santi Pietro e Paolo. Risalente al 1183. Cattedrale di Sessa Aurunca su Wikipedia cattedrale di Sessa Aurunca (Q2942809) su Wikidata
  • Chiesa di Santo Stefano. Risalente al XIII-XIV secolo.
  • Chiesa di San Giovanni a Piazza. Risalente al XIV-XVIII secolo.
  • Chiesa e convento di San Germano. Risalente al XIII-XVIII secolo.
  • Chiesa di Sant'Agostino. Risalente al XV secolo.
  • Chiesa di San Giovanni a Villa. Risalente al XIII-XVIII secolo.
  • Chiesa di San Benedetto.
  • Chiesa di San Michele.
  • Chiesa di Santa Lucia.
  • Chiesa del Santissimo Rifugio.
  • Chiesa di San Carlo Borromeo.

Architetture civili[modifica]

  • 41.23826613.93342 Castello ducale. Risalente al X secolo. Castello ducale di Sessa Aurunca su Wikipedia Castello ducale (Q24942039) su Wikidata
  • Convitto Nazionale Agostino Nifo. Convitto nazionale Agostino Nifo su Wikipedia Agostino Nifo Sessa Aurunca (Q24942345) su Wikidata
  • Fontana dell'Ercole.

Archeologia[modifica]

  • Scavi di Suessa.
  • 41.2343713.930593 Teatro romano di Suessa. Teatro romano di Sessa Aurunca su Wikipedia Teatro romano di Sessa Aurunca (Q24571883) su Wikidata
  • Criptoportico.


Eventi e feste[modifica]

  • Miserere. Ogni venerdì di marzo. Durante la funzione per la esposizione dei Misteri, nella Chiesa di S. Giovanni a Villa, più tardi, nella notte, lungo le strade deserte del centro storico, infine il Venerdì santo durante lo snodarsi della Processione dei Misteri, viene rappresentato il "Canto del Miserere", una composizione musicale e polifonica di tradizione orale, eseguita a tre voci, sui versi del Salmo 50 di Davide. I cantori, stringendosi l'un l'altro ed affiancando le teste, danno vita ad un dolce suono come di organo, il cui lamento richiama nenie arabe o andaluse.
  • Settimana santa. L'insieme delle celebrazioni e delle iniziative che si svolgono a Sessa Aurunca in occasione della Settimana santa, con cui i cattolici si preparano a celebrare la Pasqua. Si apre ufficialmente con le processioni penitenziali delle confraternite cittadine, che dalle rispettive chiese si recano in cattedrale per l'esposizione e l'adorazione del Santissimo sacramento.
    I confratelli indossano un saio bianco tenuto in vita da un cinto, solitamente dello stesso colore della mantellina di raso; sopra la mantellina portano la mozzetta, di colore diverso per ogni confraternita, sulla quale è posto uno stemma; unica eccezione è il saio dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso, interamente nero come il cappuccio, con cinto dello stesso colore e privo di mozzetta. In segno di penitenza i fratelli portano il volto coperto da un cappuccio bucato all'altezza degli occhi e così vestiti, disposti dietro lo stendardo aperto al vento e tenuto dai due confratelli più giovani della congrega, procedono in fila per due.
    Nel mezzo del corteo avanza la croce con l'assistente spirituale; seguono i dignitari della confraternita, priore ed assistenti, i quali precedono i fedeli che partecipano al rito cantando. Andando verso la cattedrale, dopo l'intonazione del parroco assistente che accenna le prime note del versetto, i confratelli cantano il Benedictus o Cantico di Zaccaria (Vangelo di Luca 1,68-79), più volte ripetuto durante il percorso. Giunti in cattedrale accolti dal suono delle campane, i confratelli dopo la benedizione eucaristica ascoltano un breve pensiero del sacerdote che li ha accompagnati (o partecipano alla celebrazione della messa per le processioni del pomeriggio), quindi fanno ritorno alla loro sede cantando questa volta l'inno Te Deum.
  • Lunedì santo. Secondo un turno che è difficile comprendere (probabilmente legato all'anzianità delle confraternite), apre le processioni della settimana santa l'Arciconfraternita di san Biagio che ha le mozzette color granata, e che parte oggi dalla chiesa dell'Annunziata, dopo la caduta della chiesetta di San Biagio lungo la via dei Ferrari. Mentre le campane dell'Annunziata suonano, i congregati di san Biagio cominciano ad uscire aprendo ufficialmente i riti processionali della settimana santa.
    Nel pomeriggio dalla chiesa di San Matteo (o meglio dei "Carcerati"), sita nel corso Lucilio, di fronte al sedile di San Matteo, partono i confratelli con le mozzette verdi della Confraternita del santo Rifugio (protagonisti anche della processione della mattina del Sabato santo), che attraversando il corso raggiungono la cattedrale.
  • Martedì santo. La mattina del martedì santo incominciano a muoversi in processione gli incappucciati dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso e Monte dei Morti, partendo dalla chiesa francescana di San Giovanni a Villa. Questi congregati sono caratterizzati dal saio e dal cappuccio entrambi neri e dalla mancanza della mozzetta, inutile in quanto il cappuccio è molto lungo. Sullo stesso cappuccio spicca uno stemma che rievoca la crocifissione.
    Questa congregazione organizza anche la funzione dell'Ufficio delle tenebre nella sera del mercoledì santo, chiamato anche "Terremoto", e la processione dei Misteri della sera del Venerdì santo, portando in spalla i Misteri della Passione del Cristo alla luce di falò e cantando il Miserere.
    Nel pomeriggio, poi, partecipa ai riti penitenziali l'Arciconfraternita della SS. Concezione, che partiva una volta dalla chiesa dell'Immacolata, annessa al convento. Dichiarata pericolante questa sede, i confratelli con la mozzetta celeste dell'Immacolata sono stati ospitati in varie chiese, S. Stefano, S. Anna, S. Agostino e ancora S. Stefano; oggi, invece, la processione parte dalla chiesa di S. Giovanni a Piazza.
  • Mercoledì santo. Il mercoledì santo, giunti all'ultimo giorno delle processioni penitenziali, è di scena la Confraternita di San Carlo Borromeo. Questa congregazione organizza anche la processione della mattina del Sabato santo, portando in spalla il gruppo della Deposizione del Cristo. Essa si caratterizza per le mozzette color rosso vermiglio ed ha la propria sede nella Chiesetta di San Carlo.
    Chiude i riti penitenziali l'Arciconfraternita della Vergine del Rosario, che parte dall'oratorio dell'ex convento di San Domenico. Da qui i confratelli con le mozzette di raso nero raggiungono la cattedrale. Questa congregazione era una volta considerata la congrega dei nobili della città, "dei Signori", ed ancora oggi non ha perso tale considerazione.
    Il privilegio di concludere i riti penitenziali pare che appartenesse nei secoli passati al SS. Rifugio in quanto confraternita più giovane e quindi ultima arrivata nelle già prima esistenti processioni penitenziali, fino a quando l'Arciconfraternita della Vergine del Rosario non decise di acquistare il posto dalla confraternita "dei carcerati".
  • Ufficio delle tenebre (Mattutinum Tenebrarum). Il Mercoledì santo, ritiratasi l'Arciconfraternita della Vergine del Rosario, si prepara un altro rito che si svolge nella Chiesa dei frati minori a San Giovanni a Villa: l'Ufficio delle Tenebre detto popolarmente il "Terremoto". Questo brano liturgico apparteneva un tempo ai Mattutina Tenebrarum, a quel tessuto di riti e di preghiere della Settimana santa. La funzione si articola su vari testi sacri, tra cui le Lamentazioni di Geremia, i trattati di sant'Agostino e le lettere di Paolo, e su diversi sermoni letti e cantati in latino, con l'accompagnamento dell'harmonium, da vari lettori e cantori. Al rito partecipano i confratelli del SS. Crocifisso che vestiti dell'abito confraternale siedono in fila ai lati dell'altare. Nel presbiterio, di fronte all'altare, viene collocata la "Saetta", un grande candeliere a forma triangolare (da cui il nome per la forma a freccia), sul quale ardono quindici candele. Dopo ogni cantico o salmo si spegne successivamente una candela, lasciando accesa alla fine soltanto quella centrale posta alla sommità del candeliere (sul vertice). Alla fine della funzione si eseguono il Miserere (una volta cantato ed una volta recitato) ed il Benedictus (Canto di Zaccaria) cantato. Man mano che si procede nel corso della manifestazione la chiesa viene progressivamente oscurata; rimane la sola luce della candela succitata che viene presa dal cerimoniere e tenuta accanto all'altare per tutto il tempo in cui si canta l'antifona del Benedictus. Dopo il Benedictus, mentre i confratelli recitano il Miserere, il cerimoniere si allontana nascondendo dietro l'altare il solo cero ancora acceso. La Chiesa resta così completamente buia finché, recitato nuovamente il Miserere con l'Oremus relativo, segue un fragore che viene effettuato dai partecipanti e che simboleggia la reazione della natura alla morte del Figlio di Dio. Il "terremoto" termina quando la candela nascosta dietro l'altare riappare, per annunziare che l'Ufficio delle Tenebre è terminato. Qual è il significato di questo rito? Siamo nei giorni in cui la gloria di Cristo è eclissata sotto le ignominie della Passione. Giuda lo tradisce, gli Apostoli lo abbandonano, Pietro lo rinnega; questa defezione generale è simboleggiata dalle candele che a mano a mano si spengono. Tuttavia la luce misconosciuta di Cristo rimane, per brillare qualche tempo ancora presso l'altare, come Gesù sul Calvario. Per esprimere la sepoltura di Cristo, l'ultima candela della Saetta rimane un po' nascosta dietro l'altare, mentre un rumore confuso si ripercuote nella Chiesa, divenuta oscura. Sono le convulsioni della natura che ha raccolto l'ultimo respiro della Vittima, i terremoti, le rocce che si spaccano, i sepolcri che si aprono.
  • Venerdì santo. Mentre lo stendardo nero dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso comincia a far capolino dal portale della Chiesa e la banda intona le prime note della marcia funebre Lugete Veneres, gli incappucciati escono disponendosi in fila per due, tra le note della marcia funebre. Verso le diciannove ha inizio la cerimonia: le statue vengono sollevate e portate a spalla e già dai primi passi, dentro la Chiesa, ha inizio la caratteristica "cunnulella", movimento dondolante e sincrono delle spalle e di tutta la persona, che consiste nel portare la statua facendo tre passi avanti e due indietro. Il nero stendardo, con le insegne della confraternita, fa capolino alla porta della chiesa, avvolto in senso di lutto per la morte di Cristo. Seguono altri confratelli incappucciati, disposti in fila e con le fiaccole accese. Dalla Chiesa iniziano ad uscire i Misteri con la caratteristica cunnulella.
    • Il primo mistero si affaccia al portone; è la raffigurazione del primo Mistero doloroso, cioè Gesù nell'Orto del Getsemani con l'Angelo che gli offre il calice. Questo Mistero è caratterizzato dalla mastodonticità del complesso e perciò risulta anche molto più pesante degli altri.
    • Il secondo Mistero riproduce Gesù flagellato alla colonna.
    • Il terzo Mistero è l'Ecce Homo, cioè Gesù, incoronato di spine, seduto su uno sgabello con le mani legate e con una canna fra le stesse.
    • Il quarto Mistero, rievocante la seconda caduta di Gesù, sotto la pesante Croce, lungo la via del Calvario.
    Dopo i Misteri viene portata da un confratello una grossa Croce sulla quale sono posti tutti i simboli principali della passione. Segue il Cristo Morto adagiato su una bara di legno, portata da confratelli anziani. Chiudono il corteo le Tre Marie, cioè tre statue riproducenti la Vergine Addolorata ed altre due donne (certamente Maria Maddalena ed un'altra persona). Le Tre Marie indossano abiti neri e gioielli offerti dal popolo. In segno di penitenza i fratelli portano il volto coperto dal cappuccio bucato all'altezza degli occhi, e così vestiti, disposti dietro lo stendardo e tenuto da due giovani partecipanti, procedono in fila per due con le torce accese. Il corteo è seguito da una gran quantità di donne alluttate e scalze, che, recando pesanti ceri, pregano il Cristo affinché conceda loro la grazia richiesta. L'incedere lento, ritmico, ondeggiante dei misteri è preannunziato dal lugubre suono di una cornetta che, suonata da un confratello fin dal mattino, prepara gli animi al passaggio del Cristo Morto. Al passaggio della processione si accendono i carraciuni (enormi falò formati da fascine raccolte e allestite nei vari quartieri in cui passa la processione); nel frattempo dagli angoli più angusti dei portali durazzeschi o catalani del centro storico i tre cantori del Miserere uniscono le loro teste e si levano le lamentose note del canto. Dopo aver attraversato via delle Terme e l'angusta via Paolini, la processione giunge alla Cattedrale ed attraverso via Garibaldi arriva in piazza. Va poi nel rione San Leo, risale nella piazza Mercato per poi ridiscendere lungo Corso Lucilio diretta alla Chiesa. La strada del ritorno è certamente quella più suggestiva, la più toccante e romantica: i gruppi si dispongono l'uno dietro l'altro mentre riecheggiano il Canto del Miserere e la Marcia Funebre Vella (dal nome dell'autore). La processione tende poi a ritornare alla chiesa di San Giovanni a Villa. La tradizione prevede che la gente mangi un menù preparato per l'occasione, composto da baccalà fritto o in umido, pizze al pomodoro e con verdura, tonno, olive, cipolle, formaggi stagionati, mozzarella di bufala, "scagliuozzi" (piccoli triangoli di polenta fritta), finocchi e mandarini.
Statua dell'Addolorata durante la processione
Particolare del baldacchino
Deposizione di Cristo in croce
  • Sabato santo. La processione del gruppo della Deposizione e della Pietà, che occupa la mattina di questo giorno, è forse quella emotivamente più intensa, certamente suggestiva è la partecipazione di tantissime donne alluttate. Il gruppo della Deposizione noto a Sessa Aurunca col nome di Mistero di San Carlo, ripropone l'immagine scenica del Calvario: Giuseppe D'Arimatea e Nicodemo tolgono il corpo di Cristo dalla Croce e lo consegnano alla Madre, che insieme alla Maddalena e ad un altro personaggio completa la scena. L'altro gruppo, portato in processione dai confratelli della confraternita del SS. Rifugio è quello della Pietà, chiamato semplicemente l'Addolorata e rievoca l'abbraccio della Vergine che raccoglie il corpo di Gesù. La statua del Cristo, a differenza di tutte le altre, non è di cartapesta: è ricavata da un unico tronco d'olivo la cui lavorazione è attribuita dalla tradizione alla mano di un ergastolano pentito.
    Anticamente le due processioni procedevano divise in due distinti cortei processionali e la tradizione voleva che non dovessero mai incontrarsi, pena gravi calamità per la Città. Dal 1968 le due processioni procedono unificate in un unico corteo nel quale la confraternita di San Carlo col Mistero della Deposizione precede quella del SS. Rifugio col mistero della Pietà. Dopo che entrambi i cortei si unificano all'altezza di Via Roma, la grande processione inizia il proprio percorso che è simile a quello della processione del Venerdì santo, ma con alcune soste. Molte sono le differenze tra questa processione e quella del Venerdì santo.
    Innanzitutto i Misteri del Sabato sono portati a spalla da molti confratelli (circa 25 per ogni mistero a differenza di quelli del venerdì); i confratelli, pur vestendo l'abito confraternale non portano il cappuccio abbassato; non c'è il canto del Miserere, caratteristica dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso e quindi della sola processione del Venerdì santo; non ci sono i carraciuni (i falò rionali) e neanche le camelie (il Sabato sono presenti alla base delle statue ramoscelli di ruta); c'è una minore presenza di confratelli vestiti e partecipanti al corteo; infine, c'è una maggiore presenza di donne alluttate che seguono come ex voto la processione (soprattutto l'Addolorata). I due Misteri, dopo aver percorso le vie della Città con incedere lento, "cunnuliato" dalla Banda, che ha ripetuto il repertorio di marce funebri della sera precedente, fanno ritorno alle rispettive chiese. Frattanto, i confratelli dispensano ai partecipanti i candelotti degli ex voto donati dalle donne alluttate, nonché la ruta, l'erba dall'acre odore che "ogni male stuta", per poi salutarsi con il tradizionale augurio Pe cient'anni.

Confraternite[modifica]

Un ruolo fondamentale e caratterizzante durante la Settimana Santa a Sessa Aurunca è rivestito dalle antiche confraternite, retaggio di epoche passate. Tali congregazioni, già numerose nel Medioevo, fiorirono un po' dovunque in Europa particolarmente nel XVI e XVII secolo. A Sessa Aurunca l'origine di questi sodalizi è molto incerta e si possono soltanto proporre ipotesi. La più accreditata ritiene che siano frutto del fenomeno aggregativo-religioso sviluppatosi in Italia nel medioevo ma anche dell'esportazione di organismi simili esistenti in Spagna. A tal proposito è utile ricordare che Sessa Aurunca è stata per molto tempo sotto il dominio degli spagnoli ed in particolare degli abitanti di Cordova (Consalvo di Cordova è ivi vissuto per tanti anni). Probabilmente questi conquistatori pensarono di rievocarli a Sessa Aurunca. Bisogna comunque ammettere che la città era già molto attiva ed offriva il retroterra ideale per un'operazione del genere; ci sono testimonianze, infatti, della presenza a Sessa Aurunca già nei secoli XII e XIII di rappresentazioni religiose della passione e della creazione. Quindi si può affermare che l'origine di questi riti antichissimi e delle congreghe è il frutto di una stratificazione e sedimentazione di eventi e tradizioni dei quali sono rimaste tracce evidenti nella rappresentazione della Settimana Santa. A Sessa Aurunca operano, attualmente, sei confraternite, in passato ne esistevano almeno il doppio, di alcune delle quali esistono ancora chiare testimonianze.

Arciconfraternita di San Biagio[modifica]

Il 4 febbraio del 1990 è stata ricostituita l'Arciconfraternita di San Biagio. Fondata il 12 maggio del 1513, è la più antica dell'intera diocesi di Sessa Aurunca. Anticamente aveva sede presso l'omonima chiesa sita in Via dei Ferrari, oggi non più esistente. La sua sede attuale è presso la chiesa di San Eustachio, detta "l'Annunziata". Celebra la sua festa nel giorno del 3 febbraio, festa di San Biagio. Svolge la propria processione penitenziale il Lunedì Santo mattino. I confratelli indossano saio e cappuccio di colore bianco e la mozzetta (con il cordone) di color "vinaccia". Sullo stemma è raffigurato un mezzo busto di San Biagio, di proprietà della Confraternita, esposto nella Chiesa dell'Annunziata.

Confraternita del SS. Rifugio[modifica]

L'Addolorata durante la processione del Sabato Santo

La Confraternita del SS. Rifugio è la confraternita più giovane di Sessa Aurunca, essendo stata costituita nel 1758. È anche detta "dei carcerati", in quanto tra le sue finalità assistenziali e caritative del passato la principale era l'assistenza ai carcerati. Questa confraternita ha sede presso la chiesa della Vergine del Rifugio. La confraternita organizza la processione del Sabato santo con il gruppo della Pietà e la processione penitenziale il Lunedì santo pomeriggio. L'abito della congrega è caratterizzato da saio e cappuccio di colore bianco, e una mozzetta (con il cordone) di colore "verde". Sullo stemma è raffigurata l'immagine della Vergine del Rifugio, di proprietà della congrega, ed esposta nella chiesa omonima. Dalla Settimana Santa 2005, inoltre, i confratelli, in onore alla Vergine, hanno ripristinato l'antica usanza di legare una coroncina del Rosario attorno al cordone, come testimonia il quadro della Santa Vergine esposto in chiesa.

Arciconfraternita del SS. Crocifisso e Monte dei Morti[modifica]

L'Arciconfraternita del SS. Crocifisso è stata costituita nel 1575 ed è aggregata alla confraternita del SS. Crocifisso di San Marcello al Corso (Roma). Questa confraternita dispone anche di un Monte di Pietà detto Monte dei Morti, nel quale vengono raccolte e amministrate le offerte e le devoluzioni che serviranno per le opere caritative e per il sostegno della congrega. È la confraternita che organizza la maggior parte dei riti quaresimali, tra cui la processione dei Misteri del Venerdì santo, la processione penitenziale del Martedì Santo mattino, e l'Ufficio delle Tenebre il Mercoledì Santo sera. A differenza delle altre congreghe, i suoi confratelli indossano saio e cappuccio (con il cordone) di colore "nero" e senza mozzetta; mentre sullo stemma è raffigurata la Crocifissione.

Arciconfraternita della SS. Concezione[modifica]

Altra antica Arciconfraternita è quella della SS. Concezione, detta "dell'Immacolata". Fu costituita nel 1579 ed attualmente ha la propria sede nella Chiesa di S. Giovanni a Piazza. È aggregata alla confraternita di San Lorenzo a Roma ed organizza la processione penitenziale del Martedì Santo pomeriggio. Anticamente il suo compito era quello di provvedere alle esequie dei poveri ed assistere le vedove ed i figli dei confratelli defunti. I confratelli indossano saio e cappuccio di colore bianco, e una mozzetta (con il cordone) di colore "celeste". Sullo stemma è raffigurata la Vergine Immacolata, di proprietà della confraternita, ed ora esposta nella Chiesa di S. Giovanni a Piazza. Fino a qualche anno fa, la Statua veniva portata in processione dai confratelli l'8 dicembre, in occasione della festività dell'Immacolata Concezione.

Confraternita di San Carlo Borromeo[modifica]

La Confraternita il Sabato Santo

La Confraternita di San Carlo Borromeo fu costituita nel 1615 ed ha la propria sede presso l'antica chiesetta di San Carlo. Anticamente era la congrega degli artigiani e dei manovali ed anche la più numerosa per numero di fratelli. Organizza la Processione del Sabato santo, essendo custode del Mistero della Deposizione del Cristo, detto per questo motivo Mistero di San Carlo, e la processione penitenziale del Mercoledì Santo mattina. I confratelli indossano saio e cappuccio di colore bianco, e la mozzetta (con il cordone) di colore "rosso". Sullo stemma è raffigurato San Carlo Borromeo.

Reale Arciconfraternita del SS. Rosario[modifica]

Questa Arciconfraternita fu costituita nel 1573 ed ha sede presso la chiesetta dell'antico convento domenicano di Sessa. Anticamente era considerata la confraternita dei nobili, "dei signori", in quanto tra le sue fila venivano accettati solo i membri delle famiglie più importanti ed altolocate. Questa congrega forniva assistenza ai condannati a morte. Organizza la processione penitenziale del Mercoledì Santo pomeriggio, chiudendo la prima parte dei riti della Settimana Santa a Sessa Aurunca. I suoi confratelli indossano saio e cappuccio di colore bianco, e una mozzetta (con il cordone) di colore "nero". Sullo stemma è raffigurata l'immagine della Vergine del Rosario, ed inoltre, in onore alla Vergine, i confratelli hanno l'usanza di legare una coroncina del Rosario attorno al cordone.

Cosa fare[modifica]


Acquisti[modifica]


Come divertirsi[modifica]


Dove mangiare[modifica]


Dove alloggiare[modifica]


Sicurezza[modifica]


Come restare in contatto[modifica]


Nei dintorni[modifica]


Altri progetti

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