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● Titolo: miracolo di San Pietro martire |
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● Autore: Giovanni Paolo Ghianda |
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● Data di creazione: 1628-1629 |
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● Collocazione: Como (CO), Musei Civici di Como. Palazzo Volpi |
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● Genere: sacro e religioso |
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● Dimensioni reali: 284x366 |
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● Tipologia: pittura |
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● Materia e tecnica: olio su tela |
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Bibliografia: |
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Introduzione: |
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Il soggetto di questo dipinto è stato interpretato in passato come la visita di san Pietro martire agli |
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appestati o come il miracolo del giovane a cui fu riattaccato un piede amputato, ma in realtà |
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raffigura la guarigione miracolosa del paralitico Asserbio (o Acerbo), che fu portato al cospetto di san |
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Pietro martire dentro una carretta e dopo aver ricevuto la benedizione riprese a camminare. |
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Cenni storici: |
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Il dipinto fu eseguito su commissione della confraternita di S. Pietro martire per la |
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cappella omonima della distrutta chiesa domenicana di S. Giovanni in Pedemonte di |
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Como. Esso faceva pendant con la tela raffigurante il Miracolo dell'ostia consacrata |
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di Cristoforo Caresana. Il Rovi (1989), restituendo la tela al Ghianda ha proposto |
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anche l'attribuzione al pittore di una tela con la Madonna col Bambino e S. Rocco |
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che intercede per gli appestati, conservata nell'oratorio dell'Immacolata a Premana. |
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Descrizione: |
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Il quadro presenta il momento culminante della vicenda, quando il santo domenicano ridona il |
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movimento all'uomo immobilizzato nel suo rudimentale mezzo di trasporto, provocando la reazione |
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stupefatta degli astanti. La scena è ambientata davanti alla facciata di una chiesa che riprende quella |
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di San Giovanni Pedemonte, mentre tutto attorno compaiono numerosi riferimenti alla Roma antica, |
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dalla colonna istoriata sul lato sinistro, al grande edificio a pianta circolare sulla collina, fino alle |
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piramidi e agli archi che si vedono alle spalle del santo, senza contare i due frammenti scolpiti |
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collocati in primo piano a destra e a sinistra, dove poggia il piede dell'uomo che attende l'arrivo del |
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santo con un infermo in braccio. |
Versione delle 12:41, 15 mag 2024
Scheda tecnica:
● Titolo: San Michele arcangelo sconfigge gli angeli ribelli (opera ex convento di san Giovanni)
● Autore: Pier Francesco Mazzucchelli
● Data di creazione: 1608-1610
● Collocazione: Como (CO), Musei Civici di Como. Palazzo Volpi
● Genere: sacro e religioso
● Dimensioni reali: 700x330
● Tipologia: pittura
● Materia e tecnica: olio su tela
Bibliografia:
Introduzione:
Questa tela è una delle composizioni più drammatiche e spettacolari del pittore, dalla quale emergono le
radici tardomanieriste del suo linguaggio e il suo virtuosismo estroso nelle pose spericolate dei demoni in
caduta, in cui affiorano i ricordi del suo apprendistato presso il Cavalier d’Arpino nella Roma di fine ‘500 e la
conoscenza delle incisioni di un protagonista del Manierismo internazionale, l’olandese Hendrick Goltzius.
Davanti a un dipinto come questo si comprendono bene le considerazioni di un testimone diretto dei fatti,
l’esperto d’arte comasco, Girolamo Borsieri, che riconosceva in Morazzone il dominatore incontrastato
della pittura a Como all’inizio del ‘600.
Cenni storici:
Il dipinto fu eseguito su commissione della famiglia Gallio per la cappella di loro patronato
nella distrutta chiesa domenicana di S. Giovanni in Pedemonte di Como, dove faceva
pendant con la tela di Carlo Francesco Nuvolone raffigurante S. Michele Arcangelo. La
cappella del cardinale Tolomeo Gallio in S. Giovanni Pedemonte era stata progettata da
Giovanni Antonio Piotti detto il Vacallo. Per quanto riguarda il dipinto esaminato, la sua
fama si affermò immediatamente tra i contemporanei e la sua tradizionale attribuzione al
Morazzone è stata accolta dagli studiosi a partire dal Bartoli fino a oggi. La Rizzini ha
rilevato che il soggetto delle due lunette nella cappella Gallio era confacente "sia al luogo
in cui le due opere erano conservate, cioè il convento domenicano sede del Tribunale
dell'Inquisizione a Como, sia al più generale programma riformatore del Borromeo."
Descrizione:
L'arcangelo è raffigurato in atto di abbattere gli angeli ribelli e di sospingerli all'inferno. In
primo piano si vede il corpo riverso di Lucifero. L’arcangelo Michele tiene la spada
sguainata e lo scudo che brilla di luce propria, costituisce il fulcro dell’intera composizione
dando origine al groviglio dei corpi sconvolti dalla lotta. Espressioni di folle terrore
scorrono sui volti degli sconfitti, alcuni già mutati in demoni dalle sembianze bestiali,
mentre la furia vendicatrice degli angeli fedeli a Dio, con riccioli biondi da adolescenti, si
scatena senza pietà.